All’interno di Ketodol ci sono ben due principi attivi. Si tratta del ketoprofene e del sucralfato. Il ketoprofene si caratterizza per essere presente nella parte centrale della compressa. Essenzialmente svolge un’azione per contrastare il dolore e l’infiammazione. Il sucralfato, invece, si trova nella parte rivestente la compressa. La sua è un’azione protettiva rispetto alla mucosa dello stomaco. La prima componente che si diffonde nel corpo è chiaramente quest’ultimo. In questo modo, viene garantita la protezione della mucosa gastrica. Immediatamente dopo viene liberato il ketoprofene.
Ketodol viene utilizzato per la cura di un gran numero di dolori. Si tratta di disturbi che possono provenire da varie zone del corpo. Si tratta, ad esempio, di mal di denti, mal di testa, nevralgie. Senza dimenticare anche dolori ai muscoli, alle articolazioni, mestruali e alle ossa.
Ketodol non deve essere impiegato in alcuni casi ben specifici. chi soffre di allergia nei confronti dei principi attivi non deve impiegare tale farmaco. Stesso discorso per chi soffre di ipersensibilità rispetto a uno dei vari eccipienti presenti al suo interno. I pazienti che hanno sofferto in passato di reazioni di ipersensibilità come asma, rinite, orticaria o broncospasmo farebbe meglio ad evitare Ketodol. Così come chi ha avuto in passato degli episodi anafilattici piuttosto gravi. Si sconsiglia l’assunzione di questo farmaco anche nel corso del terzo trimestre di gravidanza. Stessa accortezza anche nel corso dell’allattamento e durante l’età pediatrica. Da evitare anche per tutti quei pazienti che soffrono di insufficienza cardiaca, ulcera peptica attiva. Medesimi accorgimenti per coloro che hanno avuto episodi in passato di sanguinamento o perforazione gastrointestinale legati a terapie con FANS. L’uso di Ketodol è sconsigliato anche a chi soffre spesso di gastrite, emorragie, disturbi digestivi funzionali cronici, insufficienza renale ed epatica gravi, un ridotto numero di piastrine e globuli bianchi.
È bene evitare terapie troppo prolungate nel tempo. Nel caso in cui, infatti, dopo qualche giorno non si ottengano risultati significativi, allora è meglio contattare subito il medico curante. Questo farmaco non dovrebbe essere impiegato in concomitanza con altri farmaci FANS. Compresi ovviamente anche gli inibitori selettivi della cicloossigenasi-2. I FANS devono essere utilizzati in modo particolarmente prudente in tutti quei pazienti che soffrono facilmente di disturbi gastrointestinali. In alcuni casi, inoltre, i medicinali come Ketodol possono comportare un modesto incremento di eventi trombotici arteriosi. Ciò avviene in modo particolare quando si assume un dosaggio più elevato rispetto a quello che viene prescritto o consigliato.
Prima di cominciare un trattamento a base di questo farmaco è fondamentale chiedere il parere del medico curante. Diversi studi scientifici hanno messo in evidenza come ci possa essere un incremento del pericolo di abortire. Non solo, ma anche di soffrire di malformazioni gastriche e cardiache nel corso dei primi mesi della gravidanza. Tutto per colpa dell’impiego di medicinali inibitori della sintesi delle prostaglandine. Quindi, si sconsiglia di utilizzare Ketodol nelle donne che vogliono cominciare una gravidanza. Questo farmaco non deve assolutamente essere usato nel corso del primo e secondo trimestre di gravidanza. Tranne nel caso in cui sia estremamente importante per la salute della madre. In questi ultimi casi eccezionali, però, il dosaggio deve essere il più basso possibile. E, al tempo stesso, la terapia deve durare meno tempo possibile. Ketodol non si deve impiegare per nessun motivo nel corso del terzo trimestre di gravidanza. Infatti, in questo periodo ogni farmaco che fa parte del gruppo di Ketodol, può favorire l’insorgere di vari problemi nel feto. Ad esempio, disfunzione renale, tossicità cardiopolmonare. Allo stesso modo questo farmaco non deve essere usato nel corso dell’allattamento.
L’impiego, bisogna sottolinearlo, riguarda le persone che hanno almeno 15 anni. Il dosaggio consigliato è pari ad una compressa da assumere singolarmente. Oppure in dose ripetuta due o tre volte al giorno, quando bisogna curare dolori di notevole intensità. La compressa deve essere deglutita insieme a un bicchiere d’acqua. Si suggerisce l’assunzione di tale farmaco sempre a stomaco pieno. Inoltre, deve essere impiegato il dosaggio più basso possibile, specialmente nelle persone che sono un po’ avanti con gli anni.
Protagonista “indiretto” del nostro approfondimento, il principio attivo su cui si basa Ketodol merita un focus più specifico, che ci sentiamo di condividere con voi in queste poche righe. Parliamo naturalmente del ketoprofene, alla base di medicinali antinfiammatori non steroidei (i c.d. FANS) e in grado di apportare benefici grazie alla attività analgesica, antinfiammatoria e antipiretica. Ma che cosa è esattamente il ketoprofene? Quali sono le sue principali caratteristiche?
Come abbiamo già documentato nei paragrafi precedenti, il ketoprofene è un medicinale disponibile in moltissime formulazioni farmaceutiche. Tra le principali, oltre al Ketodol di cui oggi abbiamo parlato, possiamo brevemente ricordare l’Artrosilene, il Fastum gel, il Flexen “Retard” o ancora l’Oki e l’Orudis.
In ogni caso, i suoi usi sono quelli che abbiamo ben rammentato nelle scorse righe. Di norma, infatti, il ketoprofene viene indicato per poter procedere al trattamento sintomatico di stati infiammatori e dolorosi provocati da traumi, dolore e infiammazione di natura reumatica, nevralgie, dolori mestruali, mal di testa, artrite reumatoide, spondilite anchilosante, artrosi dolorosa, reumatismo extra-articolare, osteoartrosi, tendiniti e tenosinoviti, capsuliti e borsiti, mal di schiena e sciatica, gotta acuta, dolore post-operatorio e dolore neoplastico.
Il ketoprofene dovrebbe essere utilizzato con cautela e dietro consiglio medico, visto e considerato che può provocare perforazione, ulcerazione e sanguinamento gastrointestinale. Ne deriva, pertanto, che nell’ipotesi in cui il paziente dovesse avvertire un qualsiasi sintomo di natura gastrointestinale (come il dolore in tale area), è necessario informarne subito il medico e sospendere il trattamento.
La stessa cautela dovrebbe ovviamente essere intrapresa nel caso in cui – durante il trattamento con ketoprofene – dovesse manifestarsi un qualsiasi tipo di reazione allergica. Ulteriormente, prima di cominciare il trattamento con ketoprofene, sarebbe opportuno informare il proprio medico curante se si è affetti da patologie cardiache, se si è affetti da colite ulcerosa o da morbo di Crohn, se si ha una storia personale o familiare di ipertensione e/o insufficienza cardiaca congestizia, se si è affetti da patologie al fegato o da cirrosi epatica, se si è affetti da nefrosi o se si è affetti da asma associata a rinite cronica, sinusite cronica e/o poliposi nasale.
Si ricorda altresì che il ketoprofene può interagire con altri farmaci e, dunque, bisognerebbe sempre informare il proprio medico sui medicinali assunti. In particolare, come rammentato anche dai foglietti illustrativi dei farmaci a base di ketoprofene, non consigliabile procedere all’assunzione di tale principio attivo se si stanno assumendo altri FANS, anticoagulanti orali, antiaggreganti piastrinici, litio o metotrexato.
Se le interazioni di cui sopra portano i medici a sconsigliare l’uso di ketoprofene (o, di contro, a sospendere i medicinali con cui interagisce) è anche vero che ci sono altri farmaci per i quali la somministrazione concomitante di ketoprofene dovrebbe ispirare una maggiore cautela, come quelli antipertensivi, i corticosteroidi, la pentossifillina, i farmaci trombolitici, probenecid, SSRI, fenitoina, sulfamidici, ciclosporina e tacrolimus, zidovudina, sulfaniluree.
Concludiamo il nostro focus odierno ricordando che anche il ketoprofene può dar seguito a una serie di diversi tipi di effetti collaterali, sebbene non tutti i pazienti siano in grado fortunatamente di manifestarli, e siano dunque solo una piccola minoranza i soggetti che vanno incontro a tali fastidi.
In particolar modo, giova evidenziare come il tipo di effetti avversi e l’intensità con cui si manifestano gli effetti avversi, dipenderanno dalla sensibilità che ogni individuo possiede o può sviluppare nei confronti del farmaco a base di ketoprofene.
Come ben immaginabile, nel caso in cui si riscontri uno o più effetto collaterale o pregiudizievole, è opportuno sospendere il trattamento e informare tempestivamente il proprio medico.