L’infestazione da pidocchi è generalmente determinata dalla trasmissione sessuale e, prevalentemente, negli adolescenti. La trasmissione potrà peraltro avvenire non solamente durante l’attività sessuale, quanto anche al contatto fisco con degli oggetti contaminati, come potrebbe avvenire nelle ipotesi di servizi igienici con posti a sedere, o ancora con le lenzuola e le coperte.
Anche da quanto sopra, è dunque possibile riassumere che i principali fattori di rischio per contrarre un’infestazione da piattole sono quelli legate all’attività sessuale, alla condivisione di più partner sessuale, all’avere contatti sessuali con una persona infetta o alla condivisione di letti e servizi igienici con una persona infetta da pidocchi.
Per quanto concerne il riconoscimento di una infestazione da piattole, di solito la presenza di pidocchi viene segnalata da un comune prurito alla zona pubica: l’entità di tale prurito è molto variabile, e oscilla dal moderato al grave. Di solito, tende a peggiorare durante le ore notturne, andando così a pregiudicare la bontà del riposo. Sul perché si determini il prurito, ci sono purtroppo pochi dubbi: considerato che il pidocchio per vivere ha bisogno di sangue umano, affonda la testa all’interno di un follicolo pilifero, iniettando una sostanza salivare anticoagulante che determina il fastidioso prurito, primo sintomo “tangibile” dell’infestazione da piattole.
Un altro sintomo tipico delle piattole, che è tuttavia più raro rispetto al comune prurito, è legato alla possibile reazione infiammatoria della pelle. Quando ciò avviene, la cute diventa di colore grigio – bluastro. Se pertanto l’area infestata è rossa, la colpa non è del pidocchio o, almeno, non lo è direttamente: il rossore compare infatti non a causa dell’infiammazione, bensì del graffiare e del grattare dell’uomo, che potrebbe determinare escoriazioni alla pelle non certo sottovalutabili, considerato che può essere causa di infezioni secondarie.
Naturalmente, un ulteriore sintomo di conferma sarà l’ispezione visiva. I pidocchi adulti hanno un diametro di circa 1,2 mm, e possono essere facilmente individuati aiutandosi con una lente di ingrandimento. Nell’ispezione si dovrà puntare a evidenziare la presenza di un uovo attaccato al pelo pubico, di norma alla base.
Per poter diagnosticare le piattole si procede generalmente con un esame specifico della regione dei genitali esterni. Un esame obiettivo dovrebbe infatti permettere di rilevare delle piccole uova, di colore tipicamente grigio o bianco, dalla forma ovale, attaccate ai peli (generalmente, alla loro base). È inoltre possibile che un simile esame obiettivo possa riscontrare anche l’esistenza di pidocchi adulti, non solamente nella zona dell’infestazione, quanto anche nelle cuciture degli abiti (un microscopio aiuterà l’identificazione). La diagnosi potrà essere ulteriormente rafforzata con l’individuazione di segni di graffi o di infezioni secondarie.
È possibile trattare le piattole e, dunque, cercare di abbattere l’infestazione, attraverso il ricorso a saponi, schiume e polveri. Tra i più noti ricordiamo il Mom, l’Aftier e il Milice. L’utilizzo è abbastanza comune: si procede con insaponare accuratamente con il prodotto l’area pubica e quella circostante per almeno 5 minuti, sciacquare bene e pettinare i peli con un pettine a denti fitti, utile per poter rimuovere le uova. Prima di procedere alla pettinatura, può essere utile applicare sui peli specifici prodotti come l’aceto, che potrebbe apportare qualche vantaggio in termini di “allentamento” delle uova. In ogni caso, al momento dell’applicazione dello shampoo i peli dovranno essere asciutti.
Fortunatamente, è di solito sufficiente procedere con un unico trattamento. Un secondo eventuale trattamento, sentito il proprio medico, dovrebbe essere effettuato a distanza di almeno una settimana. Naturalmente, può accrescere l’efficacia della terapia farmacologica procedere alla rasatura della zona colpita, e quelle circostanti.
Ulteriormente, al momento del trattamento è necessario lavare tutti i capi di abbigliamento e la biancheria con acqua molto calda e un disinfettante. Se i capi non possono essere lavati, è possibile cercare di metterli in un sacchetto di plastica dopo averli irrorati con uno spray apposito. Attendere quindi due settimane prima di rimuoverli dal sacchetto.
Le complicazioni che derivano dalle piattole sono piuttosto rare e, comunque, sono ascrivibili principalmente dall’uomo, che a causa del prurito potrebbe graffiare e grattare la pelle producendo infezioni secondarie.
Anche se si tratta di una condizione piuttosto fastidiosa da condividere con il proprio medico, parlarne con uno specialista è sicuramente ciò che di meglio potete fare per poter cercare di ristabilire una condizione di benessere il primo possibile, anche nel rispetto del vostro partner. Vi consigliamo pertanto di parlarne con il dottore; in alternativa potete provare i trattamenti da banco contro i pidocchi, ammesso che siano “sicuri” (il virgolettato è d’obbligo) che il problema siano le piattole. Nell’ipotesi in cui tali trattamenti si dovessero rivelare inefficaci, è necessario rivolgersi tempestivamente al proprio medico di fiducia.
L’unica strategia di prevenzione contro le piattole è legata alla necessità di evitare il contatto intimo e sessuale con persone che ne sono infette. Come intuibile, il preservativo non rappresenta, in questo caso, un elemento sufficiente per potersi proteggere dal rischio di trasmissione. Naturalmente, una buona igiene personale sarà necessaria per poter prevenire per quanto possibile questo genere di infestazione. Oltre ad altri pregiudizi che è possibile ricondurre alla stessa area genitale esterna.