Il protossido di azoto è un gas incolore e non infiammabile. E’ considerato un gas esilarante perché infonde come una sorta di euforia in chi lo usa. Non tutti sanno però che il protossido di carbonio è molto utilizzato anche nel settore della farmacologia come anestetico e analgesico.
Sappiate che non è tossico se inalato ma tuttavia è pericoloso se inalato in quantità molto alte perché può anche provocare asfissia.
Venne scoperto da Joseph Priestley all’incirca nel 1772. Due decenni dopo H.Davy lo sperimentò insieme ad altre persone ed ecco che scoprirono come l’inalazione di protossido di azoto riesce a ridurre molto la sensazione del dolore.
Questa scoperta rivoluzionò molto il mondo della medicina, ma soprattutto quello dei dentisti che potevano utilizzarlo come anestesia durante le loro operazioni, facendo però in modo che i pazienti potessero restare svegli per eseguire i comandi verbali necessari.
Il protossido di azoto viene utilizzato come anestetico, secondo gli esperti in pratica il gas va a interagire con le membrane delle cellule nervose del cervello e ne altera, a livello della sinapsi, la comunicazione.
Quando viene inalato a una concentrazione bassa il paziente resta sveglio ma le sensazioni appaiono più deboli, i sensi sono infatti inibiti. Alcuni pazienti hanno come conseguenza un forte mal di testa.
Sempre nel campo dell’odontoiatria viene utilizzato come anestesia per bambini. Viene usata molto negli Stati Uniti e nel Canada e negli ultimi anni anche i dentisti italiani hanno iniziato a utilizzarla, specialmente nel campo pediatrico. Permette di tranquillizzarli, riducendo l’angoscia e rendendo più semplice il lavoro. Il bambino rimane cosciente e risponde alle richieste e non ha paura. Rimane così fino a quando il lavoro non è finito.
Alla domanda cos’è il protossido di azoto abbiamo risposto ma adesso, vogliamo parlare di uno degli usi più discussi nell’ultimo periodo. Cioè la sua presenza nelle sale parto italiane! Viene fatto inalare alla partoriente durante il travaglio, questo perché fa si che il dolore delle contrazioni sia avvertito meno e vi sia una minor ansia nell’affrontare il parto stesso.
Proprio come in campo dentistico viene mischiato in una proporzione del 50 e 50 con l’ossigeno. Da molti viene considerato come un’alternativa valida all’epidurale. Tuttavia è bene ricordare che anche se è meno invasiva, ha anche un’efficacia minore!
Viene somminstrato semplicmente grazie a una mascherina collegata a una bombola. La partoriente può decidere quando inalarlo per alleviare il dolore. Gestisce così l’uso del farmaco in modo autonomo.
Chiaramente non provoca la perdita di coscienza ma solo un po’ di intontimento e una blanda azione anelgesica. Può essere già utilizzata nella fase della dilatazione. Basta inalarlo 3 o 4 volte per ottenere l’effetto tuttavia, l’effetto svanisce in fretta quindi è bene ripetere l’inalazione in modo periodico.
Non ci sono effetti collaterali per il bambino, il gas non arriva a lui. La mamma invece può provare vertigini, nausea e un po’ di intorpidimento temporaneo. Non vi sono però particolari rischi, infatti non è richiesta ne la presenza dell’anestesista, nel il colloquio preliminare con lei.
In linea generale può provocare irrequietezza e euforia. Sono sintomi che durano però poco e regrediscono in modo spontaneo nel giro di pochi minuti. Vi sono alcuni casi in cui l’uso è sconsigliato, come ad esempio quando la persona soffre di:
Molte donne, contrarie all’epidurale per motivi personali o impossibilitate a riceverlo, desiderano vivere il momento del parto utilizzando questo blando anestetizzante. Purtroppo in Italia non è molto comune, a differenza dei paesi anglosassoni e negli Stati Uniti. In alcuni ospedali italiani però è possibile trovarlo. Come a Milano, nell’ospedale Buzzi e la Clinica Mangiagalli. A Firenze, nell’Ospedale Careggi e in altri ospedali a Borgosesia, Casale Monferrato e a Roma.
Il fatto è che in Italia è diffuso, anche se poco, solo da due anni. Prima veniva usato come gas medicinale nelle sale operatorie. Oggi è riconosciuto come farmaco grazie alla formula 50% protossido di azoto e 50% ossigeno. Il motivo per cui ancora è poco comune è che i suoi costi sono elevati.