Metforal è un farmaco a base di metformina cloridrato, appartenente alla macro categoria degli antidiabetici orali. Cerchiamo di comprendere per cosa si possa utilizzare, quali siano le principali indicazioni mediche e cosa dovete assolutamente sapere prima di assumere tale medicinale (naturalmente, sempre sotto osservazione del vostro medico di fiducia).
Metforal, il più noto farmaco a base di metformina, viene utilizzato come terapia unica o come terapia combinata nel trattamento del diabete di tipo II, qualora tale condizione non sia corretta dall’adozione di una dieta sana ed equilibrata e da uno stile di vita altrettanto salutare.
L’obiettivo della metformina è quello di incidere positivamente sulla capacità del nostro organismo di modulare il metabolismo glucidico, senza agire sulle cellule beta presenti nel pancreas, e che sono responsabili delle attività di secrezione dell’insulina. Ne deriva che il Metforal viene assunto (come abbiamo già visto, come terapia unica o combinata) per poter ottenere un buon controllo della glicemia, allontanando tutti i rischi di ipoglicemia.
Il farmaco agisce a livello muscolare e a livello epatico, riducendo i processi di gluconeogenesi e la glicogenolisi, ovvero quei processi che incrementando la secrezione epatica di glucosio.
Peraltro, la terapia a base di metformina con farmaci come il Metforal, risulta essere facilitata dalla semplice assunzione del farmaco, che viene introdotto per vie orali, e che può essere dunque in grado di raggiungere l’ambiente intestinale in modo agevole, dove viene assorbito, raggiungendo poi la massima concentrazione nel sangue nell’arco di 2-3 ore, e venendo poi successivamente eliminato attraverso le urine.
Metforal, il farmaco di prima scelta per quanto attiene il trattamento della condizione prediabetica e del diabete di tipo II, è disponibile in compresse rivestite da 500 – 800 mg di metformina. Sebbene – ricordiamo ancora una volta – il dosaggio e le modalità dovranno essere concordate con il proprio medico di riferimento, rammentiamo come la terapia ipoglicemizzante, da foglio illustrativo, dovrebbe iniziare per le prime due settimane con l’assunzione di due o di tre compresse al giorno, durante i pasti, per poi adeguare il dosaggio ai valori glicemici del paziente.
Tenete anche in considerazione che la dose massima non dovrebbe mai superare i 3 grammi giornalieri di metformina, e che un ulteriore adattamento della terapia si renderà probabilmente necessario per alcune specifiche categorie di pazienti, come quelli in età pediatrica, negli anziani e nei pazienti che hanno una ridotta funzionalità renale.
Stando a diversi studi clinici, l’assunzione eccessiva di metformina (o un accumulo comunque indesiderato a causa di una ridotta secrezione renale), potrebbe determinare un potenziale rischio di acidosi metabolica: una condizione che a sua volta potrebbe spingere il proprio medico di fiducia nel monitorare con maggiore attenzione e frequenza i valori glicemici e la creatininemia del paziente che viene sottoposto alla cura attraverso la metformina.
In aggiunta a quanto sopra, tenete conto che soprattutto negli individui che hanno una ridotta funzionalità renale, potrebbe essere di grande importanza e significatività effettuare un’attività di verifica (almeno) trimestrale dello stato di funzionamento dei reni, andando – in maniera dinamica – a adeguare il dosaggio previsto o, se ricorrono le necessità, sospendendo la terapia a base di metformina. Ulteriormente, è consigliabile sospendere la terapia in caso di interventi chirurgici almeno 48 ore prima, al fine di contribuire a evitare e ridurre i rischi metabolici.
Per quanto ovvio, l’occasione è naturalmente gradita per rammentare che il dosaggio di metoformina deve essere stabilito dal medico, il quale potrà modificarlo nel tempo, adeguandolo al miglioramento dei parametri di natura ematochimica. Inoltre, come già avuto modo di accennare in precedenza, è opportuno che la terapia a base di metformina sia accompagnata dall’impegno di migliorare le proprie abitudini alimentari e il proprio stile di vita, rendendolo più seno, equilibrato e attivo.
Infine, per quanto concerne le principali avvertenze generalmente accompagnate alla somministrazione di Metforal e, più generale, di farmaci a base di metformina, vi ricordiamo che sebbene di per se la metformina non sia in grado di indurre una condizione di ipoglicemia, se la terapia è combinata con insulina e sulfaniluree, potrebbero determinarsi condizioni di significativo calo glicemico, rendendo così pericoloso l’utilizzo di macchinari e di autoveicoli.
Giungiamo ora a occuparci del potenziale utilizzo della metformina in gravidanza e in allattamento, ribadendo come alcuni studi recenti abbiano dimostrato come la metformina sia sostanzialmente sicura per la salute del feto, se assunta in gravidanza. È anche vero, sottolineano gli stessi studi clinici, che la necessità di un controllo glicemico e la necessità di evitare delle iperglicemie che potrebbero essere pericolose per la salute del nascituro, spinge spesso i medici a preferire l’insulina come farmaco di scelta nella cura delle condizioni di iperglicemia in gravidanza.
Per quanto riguarda invece l’allattamento, in questo caso la metformina, e di conseguenza i farmaci a base di questo principio attivo, sono controindicati: in questa parte delicata della vita della madre e del bimbo, infatti, è opportuno riporre la massima cautela, ricordandosi come durante il periodo di allattamento, considerata la presenza del principio attivo nel latte materno, vi potrebbero essere degli effetti collaterali potenziali per la salute del lattante.
In ogni caso, valutata la rilevanza delle ripercussioni potenziali, non possiamo che suggerirvi di parlarne sempre in maniera accurata con il vostro medico, ponderando con lui rischi e benefici dell’assunzione di Metforal e della metformina durante la gravidanza e durante l’allattamento.
Passiamo dunque alle interazioni del principio attivo, sottolineando come il rischio di acidosi lattica potrebbe incrementare – sostengono diverse ricerche condotte nel settore – nel caso in cui, contemporaneamente, vengano assunti alcolici o mezzi di contrasto iodati intravascolari, in grado di ridurre le capacità emuntorie. Sembra inoltre che assumere la metformina insieme a glucorticoidi, a beta agonisti e a diuretici, possa ridurre quella che è l’effettiva efficacia terapeutica di questo principio attivo, esattamente al contrario di quanto potrebbe avvenire nei confronti dei concomitanti ACE inibitori, che potrebbero incrementare il rischio di ipoglicemia, soprattutto nell’ipotesi in cui il paziente sia sottoposto a terapie combinate.
Per quanto concerne le controindicazioni, l’utilizzo del principio attivo sembra essere contrindicato – come intuibile – nelle situazioni di ipersensibilità allo stesso. Naturalmente, essendo i farmaci a base di metformina contenenti anche eccipienti, l’ipersensibilità dovrà essere ponderata anche nei loro confronti. È inoltre opportuno ricordare che il farmaco a base di tale principio attivo è generalmente controindicato nelle ipotesi di chetoacidosi diabetica, pre-coma diabetico, insufficienza renale, disfunzione renale, disidratazione, infezioni, shock, insufficienza di natura cardiaca e respiratoria, insufficienza epatica, allattamento (come sopra abbiamo visto, e per cui rimandiamo al paragrafo dell’uso della metformina in gravidanza e in fase di allattamento al seno).
Generalmente l’assunzione della metformina nei modi d’uso e nei dosaggi consigliati dal proprio medico di riferimento non dovrebbe comportare alcun effetto indesiderato o collaterale. Tuttavia, in alcuni casi, associati soprattutto ad assunzioni di dosi significative, è possibile che la terapia a base di metformina possa far comparire disturbi di natura gastrointestinale, come ad esempio la nausea, il vomito, la diarrea, i dolori di natura addominale, la perdita dell’appetito.
Solamente in pochi casi più gravi sono invece state riscontrate delle reazioni più rilevanti, come l’alterazione dell’assorbimento della vitamina B12, o ancora delle reazioni dermatologiche allergiche, e ulteriormente delle alterazioni nella percezione del gusto.