Si parla di emoglobina glicata quando all’emoglobina si lega il glucosio in alte concentrazioni: questo determina una minor efficacia del ruolo svolto generalmente dall’emoglobina, che in queste condizioni non è in grado di trasportare il giusto quantitativo di ossigeno.
In presenza di glicemia alta, l’emoglobina glicata si trova in maggiori concentrazioni e questo provoca una serie di ripercussioni all’interno dell’organismo, proprio perché appunto agli organi che ne hanno bisogno non arriva il giusto apporto di ossigeno.
L’emoglobina glicata viene misurata per verificare i livelli di glucosio nei pazienti che soffrono di diabete: insieme all’esame della glicemia viene infatti spesso raccomandato anche il test dell’emoglobina glicata in quanto permette di valutare la condizione in un lasso di tempo maggiore.
Esistono due tipologie di emoglobina glicata: l’HbA1 e l’HbA1c. Quest’ultima è la più stabile, il che significa che generalmente non subisce brusche alterazioni in rapporto alle variazioni di glicemia improvvise: per tale ragione solitamente è l’HbA1c ad essere misurata, al fine di comprendere quali siano i valori medi di glucosio presenti nel sangue nell’arco dell’intera vita dei globuli rossi (120 giorni).
Va tuttavia precisato che nei casi di alte concentrazioni di emoglobina (come avviene ad esempio in presenza di anemia, emorragie o talassemie) o disturbi a carico dei reni, i risultati dei test potrebbero risultare comunque alterati.
Nei pazienti affetti da diabete, il test dell’emoglobina glicata, associato naturalmente a quello che rileva i livelli di glucosio presenti nel sangue (glicemia), si è rivelato particolarmente utile. La sola misurazione dei livelli di glucosio infatti si rivela spesso poco attendibile su lungo raggio, poiché, anche inconsapevolmente, i pazienti affetti da diabete tendono a prestare particolarmente attenzione alla propria alimentazione nei giorni precedenti l’esame: ne consegue che i risultati risultano in qualche modo falsati da questa improvvisa modifica del comportamento alimentare.
Con il test dell’emoglobina glicata, invece, è possibile stabilire il livello glicemico medio su un periodo molto più lungo quindi anche se nei giorni prima dell’esame il paziente assume molti meno zuccheri, questo non sarà per nulla determinante e si potrà comunque riuscire a calcolare la concentrazione di glucosio generale.
Il test dell’emoglobina glicata, inoltre, non prevede alcun tipo di rischio o complicazione e può essere effettuato in qualsiasi momento della giornata poiché il paziente non deve necessariamente essere a digiuno.
I valori di riferimento espressi nei risultati dei test per l’emoglobina glicata sono sempre indicati in percentuali: riuscire ad interpretarli non è tuttavia difficile, anche se conviene sempre e comunque rivolgersi al proprio medico di fiducia per una diagnosi attendibile e specifica.
I valori normali dell’emoglobina glicata, nei pazienti sani, si assentano intorno al 5%, mentre nei pazienti affetti da diabete non dovrebbero superare il 7%: fino a tale soglia si è in presenza di un buon controllo della glicemia.
Quando i valori dell’emoglobina glicata superano l’8%, allora i pazienti affetti da diabete dovrebbero prestare seriamente attenzione alla propria alimentazione perché siamo in presenza di un rischio davvero elevato. Le complicanze legate alla patologia potrebbero manifestarsi con alte probabilità, quindi in presenza di livelli così elevati conviene consultare immediatamente il proprio medico al fine di provvedere ad un cambiamento del trattamento.
A questo punto, è bene ricordare quali siano i valori considerati “normali” di emoglobina glicata nella popolazione, premettendo che il dato dovrebbe essere compreso in un range tra il 4 e il 6%. Si dia uno sguardo a questa tabella riassuntiva per un primo riferimento:
In presenza di alti livelli di emoglobina glicata, i pazienti affetti da diabete rischiano di andare incontro a seri problemi di salute, legati prevalentemente al sistema cardio-circolatorio e vascolare. Aumenta infatti vertiginosamente il rischio di complicazioni al cuore, al sistema nervoso, ai reni e ad altri organi fondamentali, ed i piccoli vasi sanguigni potrebbero andare incontro a danni anche irreversibili.
Per questo motivo i pazienti diabetici dovrebbero prendere molto seriamente i risultati del test per l’emoglobina glicata, onde evitare di andare incontro a problematiche che spesso rischiano di peggiorare sempre di più.
I pazienti affetti da diabete dovrebbero sempre preoccuparsi di mantenere bassi i livelli di emoglobina glicata, per i motivi che abbiamo appena descritto. Per riuscire a mantenere un buon controllo della situazione, è importante svolgere attività fisica, verificare spesso la glicemia e assumere con costanza e regolarità i farmaci previsti dal trattamento prescritto dal proprio medico curante. Altrettanto fondamentale rimane comunque la dieta: tenere sotto controllo ciò che si mangia evitando l’assunzione di zuccheri è fondamentale per diminuire il rischio di alzare i livelli di glicemia nel sangue.
Nelle donne in dolce attesa che non hanno mai sofferto di diabete può verificarsi il cosiddetto diabete gestazionale, che insorge proprio in questo periodo e scompare naturalmente con il parto, senza conseguenze se tenuto sotto controllo.
Nelle donne incinte i valori di glicemia nel sangue vengono sempre misurati di routine, ma quando questi risultano superiori alla media è possibile che venga prescritto anche l’esame dell’emoglobina glicata, al fine di determinare se si sia in presenza di diabete gestazionale.
Generalmente questa forma particolare di diabete compare al termine del 2° trimestre e spesso si presenta senza alcun sintomo: individuarne la presenza è tuttavia fondamentale per evitare ripercussioni sul feto e sulla madre ed è altrettanto importante tenerlo sotto controllo.
Per quanto concerne le tempistiche dell‘esame dell’emoglobina glicata, abbiamo già ricordato come, in realtà, non vi siano dei particolari requisiti o delle preparazioni specifiche. È invece opportuno cercare di iniziare il dosaggio di emoglobina glicata nel momento della diagnosi di diabete, e ogni 3-4 mesi per poter verificare il grado di controllo metabolico nel soggetto diabetico (abbiamo infatti visto, ancora una volta, come l’indicatore possa essere una memoria di lungo termine e come dunque sia inutile cercare di ripeterlo a distanza troppo ravvicinata).
Nei pazienti che sono ben compensati, la sua determinazione può essere effettuata anche con maggiore arco temporale di distanza tra un esame e l’altro (anche 6 mesi). Di contro, nelle ipotesi di severo scompenso può essere utile cercare di effettuare un nuovo controllo anche dopo 30-45 giorni.
L’esame dell’emoglobina glicata è molto affidabile: se infatti viene seguito secondo gli standard internazionali, il dosaggio dell’emoglobina glicata è estremamente attendibile. Non mancano comunque i fattori che possono influenzare i livelli di emoglobina glicata.
Possono influenzare con abbassamento dei livelli di emoglobina glicata i seguenti fattori: carenza di ferro; assunzione di vitamina C o E; emorragie intense o croniche; emorragie emolitiche; leucemie; recente trasfusione di sangue.
Ad ogni modo, al di là di quanto ribadito in questo approfondimento, può esseere utile aggiungere qualche nuovo spunto interpretativo, rammentando che al di là di queste condizioni, i valori di emoglobina glicata presentano alcuni limiti e diverse condizioni che sarebbe opportuno valutare, soprattutto nei confronti del paziente diabetico che si sta interfacciando con il monitoraggio di tale indicatore.
Per quanto, infatti, questo parametro sia in grado di fornire un quadro sicuramente indicativo dei valori medi di glicemia dell’ultimo periodo (2-3 mesi di tempo), non è certamente in grado di fornire delle informazioni utili sulle oscillazioni subite dalla glicemia stessa. Il che, in fin dei conti, determina qualche paradosso evidente: può infatti capitare se una persona che – per ipotesi – trascorre metà della giornata in uno stato di iperglicemia e la restante metà in condizioni di ipoglicemia, possa presentare dei valori di emoglobina glicata nella norma.
Proprio per tale valutazione, l’osservazione e l’analisi dei livelli di emoglobina glicata deve essere integrata e affiancata con altri dati, come le informazioni che sono raccolte mediante il periodico autocontrollo della glicemia che, pertanto, non deve affatto essere sostituita dall’emoglobina glicata, bensì aggiunta. Il controllo puntuale della glicemia sarà infatti utile per poter valutare le oscillazioni acute dei livelli glicemici e diventa così fondametnale la collaborazione del paziente, che dovrà aver cura di monitorare i propri livelli glicemici in giorni diversi e ad ore diverse, soprattutto nella prima mattinata (dopo il digiuno notturno), due ore dopo i pasti, la sera e, almeno qualche volta, di notte. Il dato della glicemia dovrà poi essere affiancato a quello, già ricordato, dell’emoglobina glicata, aiutando così il medico e lo stesso paziente ad avere un quadro più ampio e completo dell’evoluzione delle condizioni di salute.