La cachessia è una condizione di deperimento generalizzato che si caratterizza con prostrazione, perdita dell’appetito, rallentamento delle capacità psichiche e calo di peso e perdita muscolare.
Una persona normale trasforma i carboidrati, cioè gli zuccheri, in energia spendibile necessaria per la sopravvivenza. Quando il corpo non riceve abbastanza cibo o non è capace di metabolizzarlo, è costretto a bruciare le sue riserve di grasso per ottenere l’energia necessaria. Quando però anche le riserve lipidiche sono terminate, il corpo inizia a consumare massa muscolare.
La cachessia è lo stato più estremo della malnutrizione e determina la morte in molti casi prima della stessa malattia di cui soffre il soggetto. Quando per esempio una persona ha un tumore, la perdita di peso può aumentare le probabilità di morte. È quasi una manifestazione estrema del corpo che per sconfiggere il male si autodistrugge. La cachessia non conosce a momento cure risolutive e si tratta di una “malattia” tutt’oggi sottostimata e non riconosciuta, eppure è conseguenza di diverse malattie.
Oltre ai tumori infatti portano alla cachessia patologie cardiache, renali, fibrosi cistica, bronchite cronica ostruttiva, artrite reumatoide, Alzheimer, disturbi come l’anoressia, infezioni particolari. La prevalenza di persone colpite è alta: fino al 15% delle persone con patologie cardiache e respiratorie, e fino all’80% di quelle con tumore. L’1% dei malati in generale nei paesi industrializzati diciamo, quindi la cachessia interessa circa 9 milioni di persone.
Le cause delle malnutrizione sono in molti casi da ricercare a malattie come tumori, infezione da HIV, diabete, anoressia. In molti casi questa malattia si riscontra in persone di una certa età, che sono malate di patologie neurodegenerative che impediscono la normale sensazione di fame o di sete. Chi è affetto per esempio da morbo di Alzheimer o da demenza senile pensa di avere già mangiato. La causa può essere anche la difficoltà a fare una corretta deglutizione, a fronte di un’alterazione neuromotoria quindi. In questi casi i soggetti malati devono essere quindi tenuti sotto stretto controllo dietetico.
Il deperimento del soggetto è generalizzato. Egli manifesta un senso di debolezza irrecuperabile e un senso di prostrazione. Presto questo stato conduce anche ad un rallentamento delle facoltà psichiche. La situazione poi va mano a mano peggiorando perché non solo è malnutrito, ma perde anche l’appetito. Il soggetto perde peso: la massa lipidica si riduce drasticamente e va persa anche la massa muscolare. La persona non ha più forza di vivere. Attualmente si cerca di muoversi con rimedi farmacologici, con l’obiettivo principale di prevenire e correggere in particolare la perdita muscolare, caratterizzata dagli stati patologici, ma anche dall’invecchiamento.
La cachessia può essere distinta in base alle cause che la determinano. Nello specifico si distingue tra:
Il trattamento della cachessia ha come obiettivo principale quello stimare e fornire al soggetto affetto un apporto nutrizionale idoneo per coprire il fabbisogno energetico, glucidico, proteico, lipidico, vitaminico e idroelettrolitico. In questo caso si tengono conto le condizioni generali del paziente, del suo stato di nutrizione, della malattia che ha determinato la cachessia e di altre eventuali patologie metaboliche, come gotta, diabete, cirrosi e insufficienza renale. La nutrizione del soggetto, a seconda delle sue condizioni, può avvenire per OS, per sonda naso-enterica, naso-gastrica o per via parentale.
I soggetti che sembrano essere più a rischio sembrano essere gli anziani, perché su di essi agiscono in alcuni casi diversi fattori: malattie croniche sono associate spesso a terapie farmacologiche complesse e questi sono più sensibili a disagi psicologici, sociali, economici. La diminuzione dell’appetito, le difficoltà a masticare e a deglutire possono poi peggiorare la malnutrizione L’incidenza della cachessia negli anziani che sono ricoverati in strutture di degenza oscilla tra il 30 ed il 60%. Di solito si manifesta in modo più grave nelle donne. Nelle residenze per anziani mancano in molti casi poi figure specializzate in nutrizione e dieta oppure appaiono solo periodicamente, quando il sostegno in questo senso dovrebbe essere invece quotidiano. I soggetti rischiano quindi malnutrizione e disidratazione.
Per prevenire è necessaria una diagnosi precoce e la si può avere solamente con specifici esami. Tra i mezzi di screening più usati c’è di certo la misurazione della BMI, cioè la body mass index. Se questa è inferiore ad un valore di 18,5 il soggetto è sottopeso e quindi ha una malnutrizione. Ovviamente non si deve prendere in considerazione solo il peso corporeo del soggetto, ma bisogna considerare anche gli esami del sangue. La malnutrizione infatti può essere presente infatti anche in un soggetto che appare con peso normale o sovrappeso. Quando un soggetto diminuisce di peso con una percentuale maggiore al 10% in 6 mesi, o al 5% in un mese, la malnutrizione è severa. È stato studiato un questionario da sottoporre a pazienti sopra ai 65 anni per calcolare il punteggio che individua i soggetti malnutriti o che sono a rischio: il Mini nutritional assessment (MNA). Questo utilizza anche parametri misurabili facilmente come la circonferenza di braccio e polpaccio.