L’albicocco è un albero da frutto molto diffuso in Italia e in tutte le aree mediterranee. Caratterizzato da insediamenti in climi preferibilmente temperati, contraddistinto per un’abbondante produzione fruttifera grazie alla fertilità dei suoi rami ed alla loro forza vegetativa, l’albicocco richiede interventi di potatura relativamente frequenti, che abbiano come obiettivo quello di orientare la crescita della pianta, fornendo all’arbusto la forma desiderata e, soprattutto, controllando la produzione dei frutti. Ma come si pota l’albicocco? È realmente difficile come dicono alcuni la potatura dell‘albicocco?
Perchè viene fatta la potatura dell’albicocco?
La potatura dell’albicocco non serve a incidere positivamente sulla qualità dei frutti, ma solamente sulla loro quantità, che si può accrescere o diminuire sulla base del numero dei rami che si sceglie di lasciare fruttiferi durante l’operazione di potatura. In aggiunta a quanto sopra, e come abbiamo peraltro già ricordato, altro obiettivo della potatura è sicuramente quello di influenzare la forma dell’albero, che cambierà a seconda di gusti ed esigenze, impattando su volume e forma della chioma (intuibilmente, molto cambia a seconda che l’albicocco sia da ornamento o da produzione).
Quali tipologie di potatura dell’albicocco esistono?
Sulla scia di quanto sopra ricordato, possiamo certamente rammentare come siano principalmente due le tipologie di potatura dell‘albicocco: quella di allevamento (o formazione) e quella di produzione. Se scegliete quest’ultima, sarà necessario procedere abbinando i tagli di ritorno, tagliando i rami che vengono immediatamente dopo quelli laterali, che diventeranno così produttivi.
La potatura di allevamento nell’albicocco viene effettuata durante i primi quattro anni di vita della pianta e permette di determinare la forma della chioma con il primo taglio, e eliminare i rami in eccesso con quelli successivi, andando così a contenere la vigoria e la crescita della pianta.
Come effettuare la potatura dell’albicocco?
Il primo taglio di allevamento è opportuno effettuarlo intorno a un’altezza tra trenta centimetri e due metri dal suolo: l’altezza dipenderà naturalmente dalla forma che si desidera fornire alla chioma dell’albero. Successivamente al primo taglio, bisognerà stare attenti allo sviluppo dei rami, individuando quelli che ci permetteranno di dare una migliore forma alla chioma: sebbene non vi sia una regola precisa, lo scheletro dell’albero è formato da quattro rami, mentre gli altri vanno eliminati partendo dalla base. I rimanenti devono essere accorciati a circa venti, trenta centimetri.
Una volta che l’albicocco sarà completamente formato, giungerà il momento di procedere alla potatura di produzione, utile per poter orientare la quantità di frutti prodotti. La potatura di produzione andrà effettuata eliminando rami secchi, improduttivi o in eccesso o quelli che disturbano i rami produttivi o che impediscono la penetrazione della luce.
Naturalmente, il fatto che non si parli più di potatura di formazione, bensì di potatura di produzione, non sta certamente a significare che non si possa continuare a dare al’albero una chioma ordinata e regolare.
Ricordiamo inoltre che sulla base della varietà coltivata di albicocco, la potatura di produzione potrà servirsi di ulteriori tecniche di taglio, come quella di rinnovo, il raccorciamento dei rami misti e la curvatura. I tagli di ritorno, in particolare, riducono i rami che crescono immediatamente dopo quelli laterali, e che a loro volta diventano produttivi: si tratta di tagli che vengono effettuati su varietà con scarsa fruttificazione.
La tecnica del raccorciamento dei serve invece a accorciare i rami più lunghi dell’albero che crescono vigorosamente, ma che non sono particolarmente fruttiferi. Infine, la tecnica relativa alla curvatura dei rami misti non viene effettuata su tutti gli alberi di albicocco, ma solamente sulle varietà con “portamento assurgente”, ovvero su quelle che hanno i rami principali inclinati.