La vasculopatia cerebrale si caratterizza per essere una patologia che può insorgere in differenti modalità e livelli di gravità. Nella maggior parte dei casi viene provocata da parte di una totale o parziale mancanza di afflusso del sangue all’interno di una particolare zona del cervello. Si tratta di un disturbo che ricorda, sotto molti aspetti, quello che avviene al cuore mentre si verifica un’angina oppure un infarto che va a colpire il miocardio.
La causa più importante della vasculopatia cerebrale (e chiaramente anche degli ictus che ne sono la principale conseguenza) deriva dall’aterosclerosi. Infatti, si tratta di una malattia che comporta una riduzione progressiva dei vasi sanguigni per via dello sviluppo di alcune placche che vanno ad ostruire il passaggio del sangue fino ad un particolare organo. L’aterosclerosi può insorgere per colpa di uno stile di vita del tutto errato, ad esempio.
Questo disturbo si caratterizza piuttosto di frequente per insorgere senza alcun particolare sintomo, a differenza invece dell’infarto che dà spesso dei segnali ben precisi. In ogni caso, ci sono alcuni sintomi che possono aiutare a individuare immediatamente l’insorgenza di un ictus ed evitare guai peggiori.
Tra i vari sintomi a cui stiamo facendo riferimento troviamo formicolio, intorpidimento di una parte del corpo, notevole debolezza giunta all’improvviso, vertigini, problemi a parlare normalmente, perdita della vista senza alcuna spiegazione, incapacità di rimanere in piedi oppure mal di testa particolarmente forti e intensi.
La prima cosa da fare, per chi sente l’insorgere di tali sintomi, è quella di andare subito al pronto soccorso o chiamare immediatamente il proprio medico curante.
Uno dei principali problemi di tale patologia deriva essenzialmente dal fatto che insorge senza lo sviluppo di alcun sintomo. Di conseguenza, è davvero di fondamentale importanza capire immediatamente come sia in corso tale malattia. Piuttosto di frequente i pazienti avvertono un notevole dolore al petto e, di conseguenza, possono immaginare un probabile infarto cardiaco.
L’ictus, invece, è decisamente più pericoloso, dal momento spesso è asintomatico. In alcuni casi, però, si può riconoscere, come quando, ad esempio, un braccio o una gamba non si riescono a muovere molto bene oppure sono colpiti da uno strano formicolio. In questi casi, di conseguenza, è davvero molto importante evitare di sottovalutare questo tipi di problematiche. Individuare questo tipo di vasculopatia non è semplice ed è spesso tutto correlato al livello di gravità con cui insorge.
Nel caso in cui non ci siano dei sintomi acuti, allora si consiglia di sottoporsi ad un esame neurologico, con misurazione dei battiti cardiaci e pressione. Nel caso in cui il medico lo consideri necessario, possono essere eseguiti ulteriori esami diagnostici, per capire quali siano più precisamente i danni procurati dall’arteriosclerosi, grazie ad esempio all’angioTAC, all’ecocolorodoppler dei vasi epiaortici o all’angiografia.
Questa patologia viene ritenuta come la terza causa di morte in seguito a tumori e problemi cardiaci. Nella maggior parte dei casi si sviluppa ad un’età compresa tra 65 e 85 anni, mentre solo in casi eccezionali può insorgere in persone più giovani. Chiaramente, individuare e trattare i vari fattori di rischio comporta una riduzione del 30% dell’incidenza di tale patologia.
Purtroppo, circa il 35% delle persone che vengono colpite da un ictus subisce dei danni permanenti. Secondo recenti statistiche circa il 20% delle persone in Italia che vengono colpite da un ictus non riesce a sopravvivere a tale patologia, mentre sono più o meno 250 le vasculopatie che insorgono ogni giorno.
La cura di tale problematica è strettamente legata ad un’azione di prevenzione. Infatti, individuare e agire in tempo su quei fattori che possono essere considerati di rischio è davvero molto importante. Il fattore di rischio più pericoloso è indubbiamente rappresentato dall’ipertensione. Nei pazienti che hanno quest’ultimo disturbo, infatti, il rischio di un ictus è quattro volte più alto.
Oltre ad una generale opera di prevenzione, ad esempio nei soggetti che fumano, quelli diabetici oppure che hanno dei problemi al ritmo cardiaco o arteriosclerosi alle carotidi, bisogna sempre iniziare una terapia medicinale che ha come obiettivo quello di diminuire la possibilità che si formino dei trombi nelle arterie che sono danneggiate. Spesso, in questi casi, deve essere somministrato un antiaggregante piastrinico.
I pazienti che non ottengono risultati efficaci con l’uso di tali farmaci e in cui gli esami hanno sottolineato la presenza di una stenosi dei vasi del collo, allora si può optare anche per un’operazione chirurgica vascolare, per provare ad eliminare le varie incrostazioni che hanno danneggiato l’arteria e fare in modo che il sangue riprendi a circolare come al solito.
Tra i vari interventi chirurgici consigliati troviamo la TEA dell’arteria carotidea, trombendoarteriectomia ed endoarteriectomia. A parte le operazioni chirurgiche normali riguardanti la carotide, c’è la possibilità di provare a togliere ciò che ostruisce la corretta circolazione del sangue tramite l’angioplastica.