Il callo osseo, che funge da tessuto di riparazione, è una tipica condizione che si manifesta a seguito di un trauma o frattura. Dopo circa 4 settimane dall’evento traumatico, si manifestano i primi segnali di callogensi, ovvero il tessuto nuovo che si è formato, va a saldare i frammenti dell’osso fratturato, per poi modificarsi col passare del tempo in risposta alle forze meccaniche che vengono esercitate su di esso, diventando mano a mano sempre più forte e resistente.
Formazione
Come abbiamo accennato, il callo osseo inizia a formarsi circa tre o quattro settimane dopo l’evento traumatico. Col passare dei giorni, questo ricostituisce sia l’integrità che le normali funzioni biomeccaniche del segmento che ha subito la frattura. Se il processo di calcificazione del callo osseo a sua volta subisce un interruzione o un condizionamento che gli impedisce il consolidamento, la frattura subisce una mancata guarigione. Tale evenienza determina la formazione di un callo fibroso che provoca al paziente forte dolore e limitazione funzionale, ovvero una pseudo artrosi e di conseguenza, in molti casi tutto si risolve solamente con l’intervento chirurgico. Quando il callo osseo va ad inglobare strutture nervose oppure vascolari, può provocare sia problemi neurologici che che della circolazione sanguigna.
Anche alcuni disturbi metabolici, possono interferire in maniera negativa nella guarigione corretta di una frattura e sono ad esempio il diabete e l’ipertiroidismo, oppure stati nutrizionali particolari del paziente, consumo di sigarette ed anche l’età del soggetto. La formazione del callo osseo può inoltre essere influenzata da: distanza tra i monconi, ridotta perfusione tissutale, grandezza dell’osso interessata da frattura, la sede della frattura, immobilizzazione scarsa e riduzione impropria dei frammenti dell’osso.
Un osso per fratturarsi, deve subire un forte trauma trauma ed inoltre deve assorbire tutta l’energia che deriva dall’evento, necessaria per determinare la frattura, in funzione del meccanismo del trauma, come ad esempio una torsione, flessione o entità del carico. La modalità di produzione della fattura determina l’interruzione della struttura ossea, la lacerazione della membrana che è ricca di nervi e di vasi sanguigni che inoltre riveste esternamente la superficie dell’osso, e la rottura del letto vascolare all’interno dell’osso stesso. Nella prima fase del trauma si forma quasi sempre un ematoma, che da il via a tutto il processo di riparazione che determinerà la guarigione dell’osso interessato mediante diverse fasi.
Fasi di guarigione della frattura
Una volta subita la frattura, si forma nei frammenti un ematoma, che viene alimentato a causa della rottura dei vasi periostali e di quelli endostali, e questa è la prima fase di guarigione. Le cellule presenti ai margini della frattura muoiono ed il coagulo formato dall’ematoma viene infiltrato dalle cellule macrofagi, dai globuli bianchi, dai fibroblasti ed infine dai mastoblasti. Terminato questo processo, il coagulo viene abitato dalle arteriole che portano ossigeno e tutti gli elementi cellulari necessari alla guarigione, come gli osteoblasti, i prosteociti ed i condroblasti e questa fase determina il callo fibroso.
Dopo tre o quattro settimane tale callo diventa osseo, ovvero si origina la calcificazione del tessuto interessato che col passare del tempo diventerà osso strutturato. Dopo sei settimane dal trauma inizia la fase di rimodellamento, che può avere un processo anche della durata di alcuni mesi, ed in questa fase l’osso colpito da frattura si rimodella nella struttura iniziale fino a riacquistare la resistenza meccanica che aveva all’origine. Quando cessa ogni processo rigenerativo, cessa anche il rimodellamento, anche se vi sono alcune condizioni che possono rallentare la guarigione della frattura, che prendono il nome di “ritardo di consolidamento, determinate da patologie precise che hanno colpito la zona che subito il trauma.