L’acondroplasia è un disordine genetico ereditario che è letale allo stato omozigote. È sostanzialmente una forma di nanismo che colpisce solamente gli arti, quindi i soggetti hanno braccia e gambe che crescono molto meno rispetto al resto del corpo. Un adulto affetto da questa patologia di solito non supera 1,40 m. Nei soggetti affetti da acondroplasia lo scheletro si sviluppa in modo anomalo, specificatamente questa malattia è una forma di condrodisplasia, che è causata da un’alterazione del gene FGFR3, che è quello responsabile di codificare il recettore del fattore della crescita dei fibroblasti, importantissimi per regolare la crescita ossea.
Queste mutazioni si manifestano di solito sporadicamente, ma l’ acondroplasia può essere trasmessa anche con modalità autosomica dominante, quindi è abbastanza vi sia una copia alterata del gene di uno solo dei genitori perché vi siano le condizioni per le quali si manifesti la malattia, lo stato omozigote è letale. Letteralmente manca l’armonico sviluppo della cartilagine di accrescimento delle ossa lunghe degli arti, cioè manca quella parte dell’osso che di solito nei bambini non è ancora saldata e permette di conseguenza l’allungamento progressivo delle stesse ossa. Proprio per questo motivo questa malattia determina gravi disturbi nella crescita.
Un’alta percentuale di coloro che nascono affetti da questo problema sopravvivono solamente pochi giorni o nascono morti. L’aspettativa di vita per coloro che riescono a superare i primi giorni di vita è invece abbastanza lunga. Questa condizione può portare all’ernia del disco e ad una successiva paraplegia acuta. Anche gli animali ne possono essere affetti. La malattia, anche indicata dalla sigla ACP, colpisce una persona su 25 mila. Essa è una delle forme più comuni di nanismo: il nanismo acondroplastico. L’aspettativa di vita è quella di una persona normale, salvo problematiche cardiovascolari.
L’ acondroplasia è determinata da una mutazione del gene FGFR3, che è collocato sul cromosoma 4. L’allele che è responsabile può essere letale se è allo stato omozigote. La sigla FGFR sta per Fibroblast Growth Factor Receptor, quindi letteralmente “recettore del fattore della crescita dei fibroblasti di tipologia 3”: questo gene infatti codifica per un recettore collegato alle cellule del tessuto connettivo. Il recettore viene attivato e questo inibisce la crescita ossea, perché non è più in grado di ricevere e trasmettere i segnali nelle cellule. L’allele mutato si differenzia rispetto alla norma per una sostituzione della Glicina con un’Arginina.
Il recettore è iperattivato, poiché l’ingombro sterico della catena dell’arginina impedisce il ripiegarsi della proteina, induce lo stato ad essere attivo e stazionario. Le cellule colpite sono soprattutto quelle della cartilagine di accrescimento, che hanno necessità dei segnali di FGFR3 per moltiplicarsi. Le cause sono genetiche sostanzialmente, quindi nella maggioranza dei casi, al 99% dei casi, c’è familiarità: nelle famiglie dove vi sono precedenti casi di anomalie può essere vi siano geni mutati. In alcuni casi possono esserci delle nuove mutazioni del gene, i rischi di questo sono determinati dall’aumento dell’età paterna.
I segnali della malattia sono di solito evidenti da malformazioni: l’andatura è altalenante, le articolazioni si muovono scarsamente, vi sono bozze frontali, lordosi lombare, inarcamento delle estremità. Alla nascita sono evidenti tratti tipici della malattia:
Gli arti e il collo corti, con la macrocrania e l’ipotonia sono fattori che determinano anche un affaticamento nell’acquisizione motoria del soggetto. L’ipoplasia, con l’ipertrofia delle adenoidi determina talvolta apnee nel sonno. L’otite può causare disturbi all’udito. Non è rara la cifosi toracolombare ancora in epoca neonatale. Sono soliti anche sovvenire nel soggetto sovraffollamento dei denti e obesità. Le articolazioni sono sensibili, le mani larghe e a forma di tridente. Durante l’infanzia e nella prima adolescenza il midollo può essere compresso con conseguenti non rare apnee centrali, ritardi nello sviluppo e anomalie nella motricità. Il ginocchio è molto spesso varo già dall’infanzia. In alcuni casi si è verificato l’idrocefalo e un aumento della pressione venosa intracranica, che porta poi l’adulto ad avere malattie cardiovascolari, stenosi, deficit neurologici.
La diagnosi viene fatta sulla base dei segni clinici e a partire da esami radiologici, che mostrano rizomelia, irregolarità generalizzate, restringimento di quella che è la distanza interpeduncolare delle vertebre lombari inferiori, bacino anomalo con delle ali iliache che sono piccole e squadrate. L’incisura sacro ischiatica è di solito stretta dalle radiografie. L’analisi poi molecolare fatta sul soggetto conferma la presenza di una mutazione di quel gene.
La diagnosi può essere anche prenatale a partire da osservazioni anomale nell’ecografia del terzo trimestre. Nelle gravidanze che sono ad alto rischio poi viene fatto un esame del DNA fetale che serve proprio per evidenziare eventualmente mutazioni del gene FGFR3. La diagnosi genetica fatta prima dell’impianto è possibile solamente in laboratori altamente specializzati. Un genitore affetto da una probabilità del 50% delle possibilità di trasmettere la mutazione ai figli è bene si preoccupi di fare preventivamente una consulenza genetica. Non esistono comunque portatori sani di questa malattia, quindi uno dei due genitori ne è affetto in qualche forma.
Il trattamento dell’ acondroplasia interviene su più fronti ed è sempre bene tenere anche conto delle complicazioni che possono insorgere nel soggetto. I neonati cui è stata diagnosticata la malattia possono beneficiare della decompressione chirurgica applicata sul forame magno e dello shunt chirurgico fatto per l’idrocefalo. Vi sono anche delle controverse procedure di allungamento degli arti. Vengono poi fatte valutazioni sull’udito, sulle infezioni eventuali all’orecchio e sull’otite. Se è necessario, può essere anche proposto un trattamento di logopedia.
L’apnea ostruttiva viene trattata con adenotonsillectomia, la riduzione e la pressione continua positiva delle vie respiratorie. La chirurgia può riallineare le gambe curve. Per quanto riguarda la stenosi del canale midollare, si può intervenire con la laminectomia lombare. L’obesità va tenuta sotto controllo sin da subito perché può condurre ad altre complicazioni. Meglio che i soggetti evitino attività a rischio e che vengano seguiti da un sostegno sociale e psicologico.