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Asfodelo: cos’è e come prendersene cura al meglio

Pubblicato da
Francesca Rotondo

L’asfodelo bianco vive nei prati e nelle roccaglie della montagna, spesso in ambienti assai diversi tra loro. La sua presenza era prima solo occasionale in quanto eliminata sistematicamente per le sue caratteristiche infestanti, operazione che è venuta a mancare con il progressivo abbandono dei pascoli e delle coltivazioni d’alta quota. L’asfodelo è molto decorativo a fine primavera, tra i primi a fiorire da maggio a giugno, diventando poi molto più desolato quando ai fiori bianchi si sostituiscono i frutti ovoidi e rugosi, verdi ed in seguito nerastri.

Descrizione e habitat dell’asfodelo

L’aspetto dell’asfodelo è quello di un grande cespuglio, alto da 50 a 100 e più centimetri, con foglie lunghe e lineari, tutte originate dalla base e spesso ripiegate a metà.

I fiori, riuniti in racemi di densità e dimensioni variabili, sono bianchi e formati da sei tepali (e non petali) con una linea scura che spicca chiaramente e sono sufficientemente ricchi di nettare da essere visitati non soltanto dagli insetti ma anche dalle formiche.

Anche se il genere Asphodelus racchiude dodici specie diverse originarie del bacino del mediterraneo ed Asia occidentale, l’asfodelo bianco si concentra in Europa meridionale. Presente nelle catene montuose in modo sporadico o localizzato, a quote tra i 700 ed i 1800 metri, i primi esemplari possono comparire già dai 300 metri.

Come coltivare l’asfodelo bianco

Per coltivare un asfodelo bianco in giardino è possibile prelevare la pianta per intero, operazione che a volte risulta essere complessa per via delle radici delicate, oppure raccogliere i semi dalle piante spontanee. La semina dell’asfodelo si effettua in estate, ponendo i semi in un terreno leggero, appena coperti e poi tenendoli all’esterno poiché hanno bisogno di freddo per essere attivati. La loro crescita è inizialmente piuttosto lenta, tanto che si potranno allevare in vaso fino al terzo anno, quando potranno essere trasferiti a piena terra, operazione da effettuare in primavera o in autunno, in buche profonde il doppio del pane di terra che avvolge le loro radici, distanti tra loro 30 o 40 cm.

Per creare una macchia folta le giovani piante vanno disposte a triangolo, ad una distanza di almeno 35cm l’una dall’altra. Il terreno, nel quale l’asfodelo bianco deve essere, come precedentemente menzionato, non troppo compatto, per evitare il marciume radicale. Il substrato deve essere ben drenato e ricco di sostanze organiche. L’asfodelo sopporta bene sia il caldo che il freddo e preferisce, di norma, luoghi soleggiati, pur sviluppandosi con difficoltà anche in quelli semi-ombreggiati. Per quanto concerne le innaffiature, l’asfodelo bianco può generalmente accontentarsi delle piogge, tuttavia nei periodi di prolungata siccità va innaffiato regolarmente, senza eccedere e bagnare troppo il terreno.

Come moltiplicare l’asfodelo bianco

Oltre al seme, l’asfodelo può essere riprodotto anche per divisione del rizoma (stesso metodo adoperato anche per le calle). La divisione dei rizomi si pratica in autunno ed i rizomi così preparati si interrano a circa 25 cm di profondità, sempre in un terriccio adatto all’asfodelo.

Mantenimento dell’asfodelo bianco

La potatura dell’asfodelo viene effettuata recidendo gli steli vecchi per favorire l’emissione di nuovi getti. Si asportano, inoltre, i fiori secchi. I fiori dell’asfodelo vengono raccolti quando sono ancora in boccio. L’asfodelo è una pianta rustica, resistente agli attacchi dei parassiti animali, tra le malattie fungine teme il già citato marciume delle radici causato da acqua ristagnante.

L’asfodelo nella tradizione e medicina popolare

L’asfodelo è noto sin dall’antichità. Per Omero (nell’Odissea), l’asfodelo è la pianta degli inferi, con i prati di asfodelo immortale come dimora finale di coloro che in vita non erano stati né empi né giusti. I greci erano soliti, forse anche per la credenza che i morti se ne cibassero, piantare degli asfodeli sulle tombe. Epimenide usava l’asfodelo per le sue capacità di scacciare fame e sete e, vuole la leggenda, che grazie a questa ed altre radici (come quella della malva) non avesse bisogno di mangiare e che visse 157 anni.

Un altro dei nomi dell’asfodelo è Bastone di San Giuseppe in quanto la tradizione vuole che nello scegliere un marito per Maria il consiglio del Tempio cercasse un segno divino: il bastone di San Giuseppe, fatto di asfodelo, fiorì e questo divenne il segno richiesto. L’asfodelo veniva adoperato per la creazione di manufatti intrecciati, essendo particolarmente adatto allo scopo per le caratteristiche di flessibilità, resistenza e durata.

Le sue foglie vengono utilizzate in preparazioni casearie come la burrata pugliese ed in fitoterapia l’asfodelo è stato ed è tuttora adoperato come rimedio per la cura della pelle (contro le dermatosi e le scottature) e come schiarente delle efelidi.  Da menzionare anche che l’asfodelo è particolarmente gradito alle api e che il miele di asfodelo ha un sapore assai delicato con note acidule, nonché interessanti proprietà antispasmodiche e, peculiarmente, come cicatrizzante esterno.

Francesca Rotondo