Senza ombra di dubbio ultimamente sono tantissime le discussioni che riguardano la carne rossa cancerogena, che sarebbe quindi in grado di provocare dei tumori, esattamente come l’alcool e il fumo. Il collegamento tra la carne e il cancro, però, non si può certamente limitare ad una semplice relazione di causa-effetto come stanno tentando di fare tanti giornali. Innanzitutto è fondamentale mettere in evidenza come l’impatto della carne rossa sul corpo umano e, di conseguenza, sulla capacità di provocare un tumore è strettamente connesso alla quantità e alla tipologia di carne che viene mangiata, così come alla dieta che viene seguita e non solo.
Quindi, se le carni rosse sono state inserite tra i cibi cancerogeni, in realtà le sostanze che vanno a provocare tale effetto sono dei conservanti, come ad esempio i nitrati, i nitriti e i vari prodotti della combustione, che sono ben conosciuti da decine di anni. Di conseguenza, è importante seguire le linee guida indicate per la cottura: si consiglia sempre di evitare qualsiasi tipo di combustione, mentre per quanto riguarda i salumi, bisogna evidenziare come quelli in commercio attualmente presentano al loro interno una concentrazione di nitriti e nitrati decisamente più bassa rispetto a diversi anni fa.
Tutto è nato da un comunicato ufficiale dell’OMS, che ha inserito la carne all’interno del gruppo 1 tra le sostanze cancerogene o quanto meno con un potenziale tale per diventarlo. Si tratta di un elenco che si può considerare come un buon riferimento, anche grazie ai periodici aggiornamenti dello IARC, in cui vengono collocate praticamente tutte le sostanze cancerogene o su cui comunque c’è il sospetto che lo possano essere. Chiaramente la differenziazione dei vari agenti in gruppi è basata sulle evidenze che sono a disposizione e non sulla pericolosità. Nel gruppo 1 troviamo i carcinogeni umani sicuri (118 elementi), nel gruppo 2A i carcinogeni probabili per l’uomo (comprende 75 elementi), nel gruppo 2B i carcinogeni possibili (288 elementi), nel gruppo 3 i non classificabili come carcinogeni (503 agenti) e nel gruppo 4 i probabilmente non carcinogeni per l’uomo (formato da un solo elemento).
Secondo questo comunicato, le carni processate si devono considerare come un alimento cancerogeno per l’uomo, mentre le carni rosse sono probabilmente cancerogene. Inoltre, secondo quanto stabilito dagli esperti 50 grammi di carne processata al giorno portano ad un incremento del pericolo relativo all’insorgenza di un tumore del colon-retto pari al 18%. Il pericolo individuale legato al cibarsi di carne è sempre limitato, ma ovviamente può salire in base alle quantità che vengono effettivamente consumate. Le ricerche che stanno alla base di tale comunicato sono state svolte un po’ in tutto il mondo, anche per avere a che fare con popolazioni che si rapportano in maniera differente con il consumo di carne. Da quanto è emerso, in linea generale, si può evidenziare come il consumo di carne deve essere necessariamente tenuto sotto controllo e mai eccessivo, anche se comunque viene sempre riconosciuto l’importante ruolo nutrizionale di tale cibo.
Innanzitutto bisogna sottolineare come sia il fumo che le carni lavorate sono stati inseriti nel gruppo 1 della lista dell’OMS. Ad ogni modo la presenza di questi due agenti nel medesimo gruppo non vuol dire che abbiano il medesimo grado di pericolosità. Infatti, significa che presentano solamente il medesimo livello di evidenza di rappresentare la causa di un tumore. Senza ombra di dubbio il fumo è un elemento che è in grado di provocare un tumore al polmone, così come il consumo di carni lavorate e carni rosse può incrementare il pericolo di contrarre un tumore al colon retto. Ciò che cambia è l’entità del pericolo tra i due casi. In base ai dati diffusi dal Global Burden of Disease Project sono circa 34 mila i morti ogni anno per colpa del cancro e per via di diete con un elevato consumo di carni lavorate.
Le diete con un alto consumo di carne rossa potrebbero avere un ruolo decisivo in almeno 50 mila morti per cancro annuali. Il tabacco, ogni anno, provoca un milione di morti per cancro, mentre il consumo eccessivo di alcool ne causa 60 mila e, infine, l’inquinamento atmosferico provoca almeno 200 mila decessi ogni anno. Lo studio, però, non si deve assolutamente considerare inutile, dal momento che un consumo pari a 50 grammi giornaliero di carni lavorate può incrementare il pericolo di sviluppo del cancro al colon-retto del 18%. Qualora dovesse essere confermata la correlazione tra carni rosse e cancro, allora il rischio di sviluppare tale patologia aumenta del 17% annualmente con un consumo di 100 grammi al giorno.
Quando si parla di carne rossa si fa riferimento ad ogni tipo di carne che venga ricavati da muscoli di mammifero, come ad esempio cavallo, montone, vitello, maiale, agnello e manzo, ma anche capra.
Quando si parla di carne lavorata, si parla della carne che ha subito trasformazioni, come stagionatura, fermentazione, affumicatura e così via. Nella maggior parte dei casi sono tagli di manzo o maiale, tra cui salsicce, wurstel, prosciutto e salumi, sughi pronti, carne in scatola, carne secca e così via.