I fattori di rischio non mancano, per questo è un attrezzo molto discusso.
Il forcipe (da forceps che significa tenaglia) è uno strumento che è stato utilizzato in ostetricia dal XVI secolo. Questo attrezzo è stato inventato da Peter Chamberlen, un chirurgo ostetrico ugonotto che viveva a Londra. Esso consiste sostanzialmente in una pinza scomponibile, che è in grado di estrarre fisicamente il feto dall’utero femminile, in caso vi siano anomalie nello svolgimento normale del parto. Uno strumento simile, da cui forse ha preso ispirazione Chamberlen, esisteva già presso la popolazione araba. Essa intorno all’anno mille aveva in uso una pinza con due branche simili a cucchiai, con una concavità più o meno accentuata.
Il forcipe, sin dalle origini era uno strumento costituito da due pezzi componibili, i quali spesso venivano montati solo dopo aver applicato la curvatura sulla testa del feto. Una volta pronta poi la forcipe, si utilizzava tirando verso l’esterno, in contemporanea con una spinta della madre. In questo modo il corpo veniva aiutato nella fuoriuscita. Questo strumento, è stato tenuto nascosto dalla generazione di ostetrici Chamberlen per anni, come segreto familiare.
Dal Settecento lo strumento comunque entra nell’uso comune, provocando veri disastri quando utilizzato da ostetrici improvvisati o inesperti. Singolare il fatto che fino alla metà dell’Ottocento il medico lavorava praticamente alla cieca, poiché un lenzuolo gli copriva la visuale sulle parti intime della paziente. Nei decenni successivi il forcipe venne molto utilizzato, diventando quasi una prassi anche quando non ce ne sarebbe stato il reale bisogno. Dagli anni ’50, tecniche anestetiche e antisettiche favorirono la diffusione del taglio cesareo, di conseguenza l’utilizzo di questo strumento fu praticamente abbandonato. Resta qualche utilizzo raro tutt’oggi in Francia. In Giappone è proibito dal 1930. In alternativa al forcipe viene utilizzata oggi la ventosa.
Moltissimi sono i casi nel passato in cui l’utilizzo del forcipe ha provocato lesioni cerebrali ai neonati, bloccando il flusso di sangue al cervello, con conseguenze disastrose. In altri casi si sono provocati danni alla colonna vertebrale portando paralisi degli arti o traumi alla calotta cranica con conseguenti deturpazioni più o meno evidenti e gravi. Nonostante fossero più i risultati problematici che quelli con bambini sani, l’utilizzo era frequente.
In altri casi, più recenti, l’utilizzo del forcipe ha reciso un nervo facciale, causando paralisi del volto lievi, come nel caso dell’attore, che ha fatto di questa una particolarità, Sylvester Stallone. Un utilizzo responsabile del forcipe e fatto da mani esperte, può agevolare effettivamente un parto difficoltoso. Questa operazione oggi, come in passato, ha ancora dei fattori di rischio sia per il bambino che per la madre, per questo i dottori preferiscono, in caso di difficoltà a chiudere un parto, ricorrere al cesareo, se possibile, o al massimo alla ventosa.
Il parto naturale in alcuni casi può dare delle difficoltà, perché per esempio l’anestesia epidurale, o la stanchezza impediscono le spinte conclusive, l’ostetrico può decidere di rendere il parto “operativo” agendo in modo da agevolarlo con degli strumenti.
Per usare questo strumento è necessario che vi siano determinate condizioni:
Il forcipe è, come anticipato, una pinza con due braccia di metallo che si incrociano. Essa è in grado di cingere la testa del bambino, con la sua parte ricurva chiamata cucchiaia, favorendone l’uscita. Il forcipe viene utilizzato eseguendo con destrezza una leggera rotazione, seguendo quella che naturalmente il piccolo eseguirebbe nell’espulsione. La parte dello strumento con un perno, si chiama branca maschio, e viene infilata nel lato sinistro del bacino; mentre l’altra branca femmina, con il foro per il perno, introdotta nel lato destro e tenuta con la mano destra.
Il forcipe ad un certo punto è praticamente stato sostituito dalla ventosa, inventata negli anni Cinquanta. Questo strumento consiste in una coppetta di metallo messa al termine di una pompa che viene applicata direttamente sulla testa del bambino per favorirne l’espulsione. Una maniglia permette la manipolazione da parte del medico, che tira la testa ruotandola fino all’uscita.
In Italia il forcipe è praticamente stato abbandonato perché le sue indicazioni d’uso sono le stesse del taglio cesareo, di conseguenza si agisce in quest’ultimo modo. Rari casi di emergenza, nei quali la salute della madre e del bambino entrano in pericolo imminente, il forcipe viene usato. Casi per esempio nei quali, la madre sviene e non si riprende o se il battito del bambino si ferma d’improvviso. In questi casi estremi il rischio che il piccolo corre con il forcipe è considerato minore rispetto a quello che accadrebbe se non si intervenisse. L’estrazione con questo strumento può essere effettuata dal ginecologo o dall’ostetrico, l’importanza è che vi sia esperienza nel suo utilizzo, poiché i fattori di rischio esistono.