Un farmaco utile per curare sintomatologie a livello dello stomaco è l’esomeprazolo, una molecola di cui cercheremo insieme di capire il funzionamento, i possibili effetti collaterali, nonché di conoscerne le principali modalità d’impiego.
A livello chimico l’esomeprazolo fa parte della categoria degli enantiomeri, ossia molecole che sono speculari rispetto ad altri composti a livello strutturale. Nella fattispecie questo principio attivo ha una struttura molecolare a specchio rispetto a quella dell’omeprazolo, uno dei principali farmaci appartenenti inibitori della pompa protonica, ossia che vanno a bloccare la secrezione nello stomaco di acido cloridrico.
Proprio questa particolare caratteristica strutturale lo rende molto più efficace rispetto ad altri farmaci antiacido: infatti l’esomeprazolo raggiunge in maniera più veloce la pompa protonica dello stomaco, andando perciò a ridurre i sintomi da acidità in maniera molto più rapida. Questa sua efficacia ha inoltre il vantaggio di poter agire con quantità di dose minori rispetto ad altri inibitori protonici, pur mantenendone invariato l’effetto terapeutico.
L’esomeprazolo è in grado di alleviare i sintomi di numerose patologie che si manifestano nell’apparato gastrico; tra queste annoveriamo:
Di solito in farmacia l’esomeprazolo viene venduto senza la necessità di ricetta medica in compresse di diversa grammatura. Le più comuni sono quelle da 20 e da 40 milligrammi, anche se ovviamente si può prendere più volte al giorno tali compresse per raggiungere la dose consigliata per la patologia specifica di cui si soffre. Le pastiglie di esomeprazolo, come tutte quelle di questa tipologia di farmaci, sono resistenti agli acidi presenti all’interno dello stomaco, in modo tale da far arrivare il principio attivo integro fino alla pompa protonica.
A seconda del tipo di malattia diagnosticata, la dose di principio attivo da assumere è variabile. Partendo dall’esofagite da reflusso, il quantitativo di esomeprazolo da assumere al giorno è di 40 mg, da prendere in una singola somministrazione un’ora prima del pasto principale. Il trattamento per questo tipo di patologia dura dalle 4 alle 8 settimane.
Per quanto riguarda invece il reflusso gastroesofageo, il foglietto illustrativo consiglia di somministrare una dose di 20 mg al giorno di esomeprazolo, da prendere una volta sola prima del pasto principale per un totale di 4 settimane. Infine, per quanto concerne la Sindrome di Zollinger-Ellison il dosaggio sale a 80 mg totali al giorno, da suddividere in due somministrazioni da 40 mg prima dei pasti.
Alcune categorie di persone a rischio sono in primo luogo tutti coloro che soffrono di insufficienza epatica; per questi pazienti, il dosaggio di esomeprazolo cala drasticamente a soli 20 milligrammi al giorno, pena la compromissione ulteriore delle funzionalità epatiche.
Per quanto riguarda invece pazienti che manifestano possibili ulcere di carattere neoplastico, accompagnate da vomito e calo drastico di peso, questi devono assolutamente evitare l’assunzione di questo principio attivo, in quanto questo va a mascherare i sintomi di questa patologia, complicandone l’indagine diagnostica.
Passando infine alle donne in stato di gravidanza e allattamento, non vi sono controindicazioni alcune sull’utilizzo di questo farmaco per alleviare sintomi da reflusso e acidità: infatti negli studi condotti non vi sono dati sufficienti per poter ipotizzare danni per il fato, né il possibile passaggio all’interno del latte materno di questo principio attivo.
I principali effetti collaterali connessi all’utilizzo di esomeprazolo sono:
Sintomi non legati all’apparato gastroenterico, ma che comunque possono comparire sono invece:
Più rare invece sono da considerare le manifestazioni sintomatiche a livello dermatologico, come ad esempio:
Come tutti gli altri farmaci inibitori della pompa protonica, anche l’esomeprazolo presenta possibili interazioni di carattere metabolico con altri farmaci.
In prima analisi, l’interazione più frequente e più rischiosa è quella con il clopidogrel, un principio attivo utilizzato per regolare i fattori di coagulazione del sangue.
L’esomeprazolo, qualora interagisca a livello metabolico con questa molecola, va ad inficiarne la funzione antiaggregante, con conseguenze anche gravi per la salute del paziente a livello cardiovascolare.
Altro farmaco anticoagulante con cui l’esomeprazolo interagisce è il warfarin, la cui azione viene aumentata nel momento in cui esso viene metabolizzato assieme a questo inibitore della pompa protonica.
In seconda istanza, un’altra rischiosa interazione è quella con i farmaci per l’abbinamento della pressione sanguigna: infatti i soggetti ipertesi che assumono compresse a base di statina devono utilizzare l’esomeprazolo con cautela, poiché la combinazione di questi due principi attivi può causare la comparsa di alcune miopatie, ossia alterazioni di carattere muscolare, le quali a loro volta possono degenerare in rabdomiolisi.
Un altro principio attivo che va ad interagire con l’esomeprazolo è la fenitoina, un antiepilettico che agisce sul sistema nervoso centrale.
Nel momento in cui esso viene combinato con l’assunzione di esomeprazolo, si ha nel paziente determina un aumento delle concentrazioni di fenitoina, con un conseguente aumento di azione del farmaco stesso.