È l’attività dell’insulina che garantisce una maggiore facilità del glucosio ematico a penetrare nelle cellule. Di conseguenza, quando tale glucosio manca del tutto o in parte, i livelli di glicemia salgono notevolmente (in questi casi si parla di iperglicemia), mentre l’ipoglicemia si verifica nel caso contrario, ovvero quando viene secretato in eccesso, portando ad un marcato abbassamento dei livelli di glicemia.
Nelle persone che non hanno alcun problema, i valori dell’insulinemia si caratterizzano per non essere costanti, ma per cambiare in modo marcato in base allo stato di nutrizione. In seguito ad un pasto, tali valori andranno ad incrementare notevolmente, per poi riassestarsi su dei livelli normali in qualche ora. Il livello raggiunto dall’insulinemia sarà più alto se il quantitativo di zuccheri introdotto nel corpo tramite il cibo mangiato durante il pasto è maggiore. Invece, non hanno capacità di condizionare più di tanto tali valori il contenuto proteico e il contenuto lipidico.
I grassi, esattamente come le fibre, vanno a rendere più lente le tempistiche con cui il pasto viene digerito e, di conseguenza, diminuendo la rapidità con cu lo zucchero viene assorbito a livello dell’intestino.
Al tempo stesso, anche i valori di base dell’insulina non si denotano certo per una grande stabilità: secondo le statistiche, presentano una secrezione oscillatoria da circa 3-6 minuti. In seguito ai pasti, le oscillazioni incrementano la loro ampiezza, ma la frequenza è la stessa e tale situazione è fondamentale per conservare la sensibilità delle cellule rispetto all’insulina.
Per fare in modo che l’insulina possa svolgere la consueta attività ipoglicemizzante deve necessariamente raggiungere un’interazione con dei recettori del tutto particolari che sono collocati sulle membrane delle cellule. Nel momento in cui i recettori non hanno più un certo livello di sensibilità rispetto all’insulina, il corpo umano prova a garantire un’adeguata compensazione andando a incrementare la secrezione pancreatica di tale ormone. In tali occasioni si discute di resistenza insulinica, che spesso insorge insieme a iperinsulinemia associata a glicemia normale oppure solo leggermente più alta.
Nel caso in cui la sensibilità delle cellule sia normale, allora l’iperinsulinemia insorge in associazione con ipoglicemia e diversi sintomi, come ad esempio fame, sudorazione, stanchezza, debolezza, palpitazioni, tremori e capogiri.
Le cause che possono portare ad un’insulinemia alta troviamo sicuramente il diabete mellito di tipo II nelle battute iniziali, ma anche delle condizioni di resistenza rispetto all’insulina (presenti spesso nelle persone in sovrappeso), insulinoma, acromegalia, trattamenti farmacologici a base di corticosteroidi, oppure basati su estrogeni o levodopa, intolleranza rispetto al fruttosio o al glucosio e morbo di Cushing.
Tra le possibili cause di valori bassi dell’insulinemia troviamo senza ombra di dubbio il diabete mellito di tipo I, ma anche l’ipopituarismo, nonché diverse patologiche che vanno a colpire il pancreas, come ad esempio la pancreatite (compresa quella che deriva da una fibrosi cistica) e dei tumori che colpiscono sempre il medesimo organo.
Il controllo dei valori insulinemici deve essere effettuato nel corso dell’esame di tolleranza al glucosio. L’esame prevede di monitorare i livelli insulinemici con tempistiche costanti in seguito ad un dosaggio basale subito susseguito dalla somministrazione di 75 grammi di glucosio sotto forma di soluzione acquosa. Si tratta di un test che permette di capire se ci siano o meno delle condizioni di insulino resistenza. In tutti i pazienti sani, l’insulinemia presenta un apice pari a 6-10 volte il parametro basale dopo mezzora – un’ora, mentre comincia a diminuire con il passare del tempo, fino ad arrivare a 2-3 volte il valore basale nel giro di 4 ore. Questo dosaggio permette di capire, insieme a quello che riguarda i valori ematici di Peptide C, quale sia il rapporto tra insulina endogena e insulina esogena. I valori di riferimento si caratterizzano per essere solitamente compresi (anche se i valori possono variare da laboratorio a laboratorio) tra 0,25 e 0,96 ng/mol.
Tranne quando il medico dà diverse disposizioni, gli esami per quanto riguarda il dosaggio dell’insulinemia devono essere effettuati stando a digiuno da almeno 8-12 ore. Si suggerisce sempre di evitare qualsiasi tipo di stress di natura psicofisica prima di eseguire il prelievo. Per il calcolo della curva insulinica, nel corso di tutto il procedimento il paziente può solamente bere acqua, ma evitare di consumare qualsiasi altro cibo o bevanda, così come non deve assolutamente fumare e rimanere la maggior parte del tempo seduto. Nei giorni precedenti al test per il dosaggio dell’insulinemia si consiglia di evitare di consumare cibi particolari o fuori dalla normale alimentazione del paziente.