Il parto si definisce indotto quando il travaglio non accade in modo naturale, ma quando viene stimolato attraverso metodi artificiali. Questo può accadere per esempio quando il termine per il parto è scaduto già da un po’, o quando le acque si sono rotte anticipatamente o, ancora, se c’è un’anomalia della placenta. Le metodologia con le quali si fa l’induzione del parto può essere differente e nessuna delle tecniche è priva di rischi e pericoli, sia per il feto che per la madre. Proprio per questo motivo, precedentemente all’induzione, va fatta una valutazione dei rischi e dei benefici. Nella maggioranza dei casi, gli interventi di induzione del parto si concludono con un parto di tipo vaginale, ma in taluni casi si rivela necessario un taglio cesareo.
Questa procedura medica serve sostanzialmente quindi a stimolare le contrazioni uterine, classiche del travaglio, quando le stesse non sono presenti o ritardano. La percentuale nella quale avviene l’induzione del parto in Italia è corrispondente al 20-25% dei casi di gravidanza ed è nei reparti di ostetricia una delle tecniche più usate. Non rientrano nella categoria dei parti indotti i cesarei prestabiliti. Il parto indotto genera contrazioni dell’utero molto più intense e dolorose di quelle di un parto naturale, quindi in molti casi la gestante viene sedata con un’anestesia epidurale.
I due terzi dei parti indotti non richiede altri interventi. Il 15% circa invece necessita l’utilizzo di forcipe oppure ventosa, mentre il 20% richiede taglio cesareo.
Il primo punto per stabilire se eseguire un’induzione di parto prevede di esaminare lo stato di salute della madre e del feto. Bisogna valutate l’età gestazionale del bambino, la dimensione, la posizione del bambino e la condizione della cervice uterina della madre. Le situazioni più comuni per le quali si ricorre all’induzione di parto sono:
Queste elencate sono le situazioni nelle quali è necessaria l’induzione del parto, altri casi sono opportuni, ma non rappresentano un rischio vero e proprio. Per esempio il parto indotto può essere un provvedimento puramente pratico, quando una donna gravida vive in zone molto distanti dall’ospedale o se gli è già capitato un parto imminente. In questi casi il parto indotto, indipendentemente che si tratti di una gravidanza a rischio, può essere una soluzione intelligente. In questo caso, quando l’induzione del parto è programmata, la gestante viene sottoposta a tutti gli esami e controlli del caso.
Il parto che viene indotto non è una procedura senza rischi, anzi in certi casi i pericoli sono diversi, proprio per questo è un’operazione che va pensata e valutata con attenzione. Condizioni di rischio:
Il parto indotto non è appropriato quando c’è stato prima un parto cesareo o una precedente operazione chirurgica all’utero, quando c’è la placenta previa, cioè quando si forma nel fondo dell’utero, quando il feto è messo trasversalmente, quando c’è un herpes genitale in corso, quando il canale cervicale è troppo stretto per un parto vaginale.
Le metodologie di applicazione sono diverse, l’applicazione di una o l’altra dipende dal medico e dalle circostanze. Le tecniche principali sono: