Le foglie dell’aglio selvatico sono cave e circolari in sezione trasversale. La cipolla selvatica (Allium canadense) è spesso confusa con questa pianta, però, le sue foglie sono piatte e solide.
L’aglio selvatico non dispone di un sistema di radici diffuse, e quindi non si diffonde rapidamente in tutti i campi. Scavate un ciuffo di foglie di aglio selvatico e troverete un assortimento di bulbi e radici poco profonde. . L’aglio selvatico ha un piccolo e poco profondo sistema di radici, non in concorrenza con le colture che vengono messe su per le sostanze nutritive e l’acqua. L’aglio selvatico ha delle proprietà molto interessanti che vengono utilizzate soprattutto a scopi curativi.
Ciclo di vita
La ricerca da varie parti del Paese ha documentato il ciclo di vita dell’aglio selvatico. Le piante continuano a crescere durante il tardo autunno, inverno e all’inizio della primavera. I bulbi sotterranei supplementari si formano in primavera (marzo). Le foglie si formano sui paesaggi fioriti in maggio e giugno, poi le piante muoiono e appassiscono entro la metà di giugno. E’ molto diffuso l’uso di aceri rossi per prevedere la produzione di bulbi di aglio selvatico: ne è un esempio di un indicatore fenologico. Gli indicatori fenologici sono eventi comuni dipendenti dalla temperatura biologica (piante da fiore, emergenza insetti, germogliamento, ecc) che vengono utilizzati per prevedere un altro evento come la formazione del bulbo di aglio selvatico.
Le proprietà terapeutiche
L’aglio orsino ha proprietà depurative ma anche antielmintiche, diuretiche, ipoglicemizzanti, e dimagranti. In particolare queste attività sono garantite se l’aglio viene ingerito mentre invece per un uso esterno, l’aglio orsino ha proprietà disinfettanti molto importanti e senza effetti collaterali.
Le indicazioni terapeutiche abituali
Il trattamento di patologie cardiovascolari, diarree e vermi intestinali vengono curati spesso dall’aglio orsino che viene impiegato per abbassare la pressione e stimolare la circolazione del sangue. Questo prodotto naturale che cresce in maniera spontanea è molto utile soprattutto per combattere alcuni disagi intestinali, ma anche per ostacolare il problema della flautlenza e del mal di stomaco, mentre risulta altrettanto utile per la digestione e le vie respiratorie.
Sono documentati impieghi dell’aglio orsino, come antipiretico (o febbrifugo) ed e anche utilizzato per combattere determinati tipi di patologie virali o malattie epatiche a carico del fegato. L’aglio selvatico è anche molto utile per combattere le placche arteriosclerotiche e può proteggere dalla nascita di alcuni tumori.
La cultura e la storia
L’aglio orsino era già impiegato ai tempi dei Celti e dei Germani come una pianta che aveva la capacità di ripulire il corpo da tossine e molto spesso veniva usata anche nel Neolitico e fino al Medioevo come medicinale. Molto spesso è stato inteso come un prodotto di tipo magico o meglio legato alla magia bianca soprattutto nel Medioevo dove veniva utilizzato anche per proteggere le donne incinte ed i loro bambini.
La descrizione botanica
L’aglio orsino è una pianta dei sottoboschi che predilige il fresco e l’ombra e che può raggiungere dai 20 ai 50 centimetri di altezza. Oltre all’erba è composta anche da fiori che sono bianchi ed hanno una forma molto simile a quella di una stella mentre invece le loro foglie sono larghe così come accennato. Una cosa che contraddistingue questo tipo di pianta è soprattutto il suo odore tipico e non deve essere confuso con il mughetto.
La composizione
In merito alle parti utilizzate, in fitoterapia si utilizzano soprattutto le parti aeree, il bulbo e l’essenza di principi attivi che sono molto più concentrati dell’aglio comune soprattutto perché questo tipo di prodotti hanno un’alta concentrazione di vitamina C, solfuro di vinile, sali, allicina, è un antimicrobico molto potente, oltre ad essere anche un importante antibiotico naturale.
L’uso e la posologia
Il bulbo è impiegato per realizzare tinture, ma anche determinati tipi di decotti se non anche sciroppi. Consumato crudo, permette di conservare il massimo della dose di vitamina C in esso contenuta. Se invece il bulbo si decide di tagliuzzarlo nel latte, svolge la funzione di vermifugo. Funge inoltre da antisettico intestinale ed è molto utile soprattutto per il meteorismo e la fermentazione dell’intestino. L’aglio orsino può essere impiegato per frizioni in caso di dolori reumatici e nevralgie, compreso il mal di testa. È necessario tenerlo al macero nella quantità di 30 g di aglio schiacciato in 25 cl di aceto di vino per una decina di giorni. Il consumo di aglio orsino è controindicato in caso di irritazione gastrica, intestinale o urinaria. Non deve essere utilizzata da soggetti colpiti da malattie cutanee. L’aglio orsino piuttosto risulta sconsigliato a chi ha determinate infiammazioni alle vie respiratorie. Il consumo dell’aglio orsino è vietato alle donne durante la gravidanza oppure a quelle che allattano.
Effetti indesiderati
Non esistono controindicazioni, o quantomeno effetti indesiderati noti, legati al consumo di aglio orsino, se assunto nelle dosi prescritte e senza esagerazione. Il sovradosaggio di questo prodotto può causare dei crampi di tipo intestinale.
Morfologia
In biologia, l’Aglio Orsino rientra a far parte delle Geofita Bulbose. Sono piante che hanno un organo perennato che vive per diversi anni, ed un bulbo che ogni anno fiorisce. Se osserviamo la pianta è possibile notare che questa è sprovvista di un fusto e vero e proprio.
Le foglie presenti ed i fiori si manifestano con un lungo peduncolo dalla forma semicilindrica. Fa parte direttamente dal bulbo a livello del terreno.
L’altezza massima in grado di raggiungere va dai 24 ai 40 centimetri circa. Il fogliame è basale e scarso di numero. Generalmente infatti è possibile contare 2 foglie, ma ha una consistenza piuttosto carnosa. La lunghezza può arrivare ai 30 centimetri, mentre la larghezza ad un massimo di 6 centimetri.
Ogni singola foglia ha una forma lanceolata picciolata lungamente, mentre la colorazione tende ad un verde lucente facile da individuare. Una volta cresciuta l’infiorescenza questa ha una forma ad ombrella con pochissimi fiori, al massimo una ventina.
Infiorescenza
Tale tipologia di infiorescenza prende il nome di “Pauciflora” ed anch’essa è peduncolata lungamente. La sua larghezza massima arriva a sfiorare gli 8 centimetri. Prima del momento della fioritura, si forma una folta brattea a due o tre valve che avvolge ogni singolo fiore.
Tale “Spata”, così viene chiamata questa parte di infiorescenza, ha una consistenza membranosa, al tatto quasi cartacea. Essa al momento opportuno cade e lascia in vista il fiore che si nascondeva sotto. Questa è una tipica fase della fioritura delle Monocotiledoni Spadici. Ogni fiore è composto da un perigonio con peduncolo ben sviluppato, che presenta ciascuno 6 petali dalla forma lanceolata che hanno una lunghezza di circa 10 millimetri ed una colorazione tendente al bianco.
Anche gli stami sono 6, mentre l’ovario ingrossato si trova al centro, situato nella parte inferiore del pistillo, e di conseguenza, nella parte superiore del perianzio. In questo caso specifico si dice che l’ovario è stato superato. Tutti i fiori sono ermafroditi e la loro impollinazione avviene grazie alle api e ad altri insetti. Si può ammirare la fioritura sin dal mese di aprile fino al mese di giugno.
Sottospeci e specie simili
Grazie alla ricerca è stato possibile individuare due sottospecie di aglio orsino presenti sul nostro territorio:
- A. Ursinum Subp Ursinum che si mostra con un peduncolo scabrioso costituito da numerose papille. Tale piante è possibile trovarla sulle Alpi Marittime e sugli Appennini Settentrionali.
- A. Ursinum Subp. Ucrainicum Klepow et Oxner che si mostra con peduncoli lisci privi di papille. Tale pianta è possibile trovarla nell’Italia centro-meridionale
Specie simili sul nostro territorio
- A. Sativum L. ovvero aglio comune
- A. Cepa L. ovvero cipolla
- A. Sphaerocephalon L ovvero aglio delle streghe
- A. Lusitanicum Lam ovvero aglio montano
- A. Victorialis L. ovvero aglio serpentino
- A. Shoenoprasum L ovvero erba cipollina
- A. Ascalonicum ovvero scalogno
- A. Ampeloprasum ovvero porraccio
Che cos’è l’aglio comune
L’aglio comune proprio proprio come l’aglio orsino, è una pianta bulbosa, che rientra a far parte in botanica delle Liliaceae. Recentemente essa è stata classificata come AGPIII e vine attribuita alle Amaryllidaceae. Viene utilizzato principalmente come condimento, anche se è ugualmente usato per fini terapeutici, grazie alla sue proprietà che nel tempo sono state attribuite dalle tradizioni popolari e dalla scienza.
Essendo una pianta che viene coltivata massivamente, il suo utilizzo è considerato ai giorni nostri ubiquitario, anche se è originario dell’Asia. Sono state rintracciati reperti che hanno mostrato la sua esistenza nella Siberia sud-occidentale per poi diffondersi velocemente nel bacino del mediterraneo e raggiungere l’Antico Egitto. Il forte odore caratteristico dell’aglio comune è conferito dai numerosi composti organici presenti di zolfo tra cui l’Aliina e derivati, ovvero l’Allicina ed il Disolfuro di diallile.
Varietà
Ecco alcune varietà di aglio comune presenti sul nostro territorio:
- Aglio Caraglio
- Aglio Piacentino Bianco
- Aglio Rosso di Sulmona
- Aglio bianco di Vessalico
- Aglio Serena
- Aglio Rosso di Nubia
- Aglio di Voghiera dal sapore delicato
- Aglio di Resia
- Aglio Rosso di Proceno, coltivato nel comune di Proceno son dai tempi più antichi. Questa pianta ha un profumo molto intenso, ma un sapore forte e gradevole.