Se l’infiammazione viene associata alla presenza di un trombo, ovvero di un coagulo di sangue che ostruisce il vaso sanguigno, si parla di tromboflebite. Se ad essere interessati dal trombo sono i grossi vasi, si genera una trombosi venosa profonda, che interessa principalmente la zona delle gambe e dell’anca.
La trombosi, se non adeguatamente affrontata, può determinare un’embolia, con il trombo che può viaggiare lungo i vasi sanguigni, generando conseguenze anche molto gravi.
Definita come sopra, la flebite può essere determinata da un trauma, come un’iniezione endovenosa, o da un’infezione nella vena o vicino a questa. Se la flebite è una tromboflebite, le determinanti possono essere altresì ricercate in alcune condizioni ancora più specifiche, come la permanenza in una posizione seduta, o la presenza di patologie che alterano la coagulazione del sangue.
Se invece si sperimenta una più grave trombosi venosa profonda, è possibile che le cause siano ascrivibili a gravi traumi come le fratture o gli interventi chirurgici. Non è infine possibile sottovalutare che la flebite possa essere favorita dall’esistenza di condizioni ereditarie, che possono facilitare la trombofilia, ovvero la formazione di trombi nel sangue.
Non sempre agli occhi di una persona non esperta è semplice cercare di riconoscere puntualmente la flebite. In linea di massima, la zona interessata da questo fenomeno si presenterà gonfia e dolorante, con la cute che si avverterà più calda al tatto e con la cute che andrà ad arrossarsi visibilmente.
Le vene superficiali si induriscono, e possono essere rilevante alla palpazione come una sorta di cordoncino doloroso. In alcuni casi il dolore diventa particolarmente insistente e, soprattutto nel caso delle vene delle gambe, può arrivare a compromettere la regolare deambulazione.
Come già anticipato, non sempre purtroppo la flebite può essere facilmente riconosciuta e, soprattutto nel caso di trombosi venosa profonda, i suoi sintomi possono essere confusi e non chiaramente individuabili.
Considerata la potenziale pericolosità di una trombosi non adeguatamente fronteggiata, vi consigliamo pur sempre di ricorrere alla consulenza del vostro medico per poter arrivare all’individuazione della giusta diagnosi e cura. Pertanto, vi suggeriamo di ricorrere al medico se notate che una vena diventa improvvisamente rossa e gonfia, e notate del dolore molto localizzato.
Il ricorso dal medico dovrà essere ulteriormente suggerito nelle ipotesi in cui sappiate di avere uno o più fattori di rischio, o siete stati per lungo tempo immobilizzati, oppure se nella vostra famiglia qualcuno soffre già di problemi della coagulazione.
Nell’ipotesi in cui il gonfiore e il dolore delle vene sia particolarmente grave, o sia accompagnato da difficoltà respiratorie o da febbre alta, è bene non indugiare oltre e ricorrere immediatamente al pronto soccorso, poichè questi simboli potrebbero celare una condizione di trombosi venosa profonda che, come abbiamo già avuto modo di anticipare, è certamente la condizione più grave.
Nell’ipotesi di flebite e di tromboflebite (e dunque non di trombosi venosa profonda), l’esame obiettivo da parte di un medico sembra essere sufficiente per poter arrivare alla diagnosi di questa condizione. Se tuttavia sono interessati i vasi profondi, si renderà necessario procedere con una serie di indagini strumentali come l’eco-doppler e l’angiografia. È inoltre possibile cercare di valutare la predisposizione alle trombosi attraverso alcuni esami del sangue, come quelli sull’antitrombina III, la proteina C e la proteina S.
Nel caso di flebite superficiali, la cura principale prevede una terapia a base di analgesici e di FANS per poter trattare il dolore e l’infiammazione. Nell’ipotesi in cui ci si trovi dinanzi alla presenza di trombi, soprattutto nei vasi più profondi, il medico valuterà il ricorso a specifici farmaci anticoagulanti come l’eparina e il warfarin.
Nelle trombosi venose profonde che si sono formati in tempi molto recenti, possono essere usate delle sostanze ad azione fibrinolitica, che possono sciogliere il coagulo. Nei soggetti a rischio, il medico potrebbe valutare l’utilizzo di questi farmaci anche in funzione preventiva.
Tra gli altri rimedi più comuni che possono essere utilizzati per poter prevenire il gonfiore ricorrente e diminuire così il rischio di complicazioni della trombosi, vi è anche l’adozione di calze elastiche, graduate per il vostro disturbo: spesso le calze elastiche sono utilizzate come prosecuzione della terapia, dopo la fase acuta, trattata con un bendaggio all’ossido di zinco, molto comune.
In altri casi, potrebbe essere consigliato procedere a un filtro venoso, soprattutto se non potete assumere dei farmaci anticoagulanti: si tratta dell’inserimento di un filtro nella vena più grande dell’addome, per impedire agli emboli che partono dalle vene delle gambe di raggiungere i polmoni. Altre volte potrebbe essere consigliabile un’operazione di stripping, ovvero di rimozione delle vene varicose che provocano dolore e tromboflebiti ricorrenti.
Solamente in pochi casi si procede alla rimozione o al bypass, generalmente limitato in quelle ipotesi cin sui si riveli necessario rimuovere un trombo che sta bloccando una vena del bacino o dell’addome. Per poter guarire una vena che risulta essere gravemente bloccata, il medico potrebbe pertanto consigliare l’intervento di bypass oppure l’intervento di angioplastica non chirurgico, per poter aprire la vena. Una volta che la vena è stata riaperta, il medico inserirà un piccolo tubicino al suo interno, al fine di tenerla regolarmente aperta.
Possono inoltre essere concordate con il medico alcune terapie molto semplici e pratiche, che aiuteranno ad alleviare i sintomi della tromboflebite, come il mantenere sollevate le gambe e usare antinfiammatori. Se invece si soffre di trombosi venosa profonda, potrebbe essere utile indossare le già ricordate calze elastiche e assumere gli anticoagulanti seguendo le prescrizioni del vostro medico, utili per poter prevenire le complicazioni.
Come abbiamo ricordato, non sempre la flebite è una condizione straordinariamente grave. Lo stesso invece non si può dire nei confronti di una trombosi venosa profonda, che può portare a conseguenze ben più serie di una flebite superficiale.
Da quanto appena rammentato si possono pertanto trarre alcune considerazioni di massima: se la flebite colpisce una vena superficiale, le complicazioni possono essere molto rare; se invece il trombo si forma su una vena profonda, è possibile che si generi la trombosi, una condizione piuttosto grave, in cui il rischio di complicazioni serie è notevolmente maggiore.
Tra le complicazioni vi sono infatti l’embolia polmonare e l’infarto: la prima ipotesi è causata da un trombo che inizia a spostarsi raggiungendo i polmoni, dove può ostruire un’arteria; la seconda ipotesi è invece causata da un coagulo che può penetrare nelle arterie coronarie o nel cervello, provocando anche un ictus.
Prevenire la flebite è possibile attraverso l’adozione di una serie di comportamenti che dovrebbero ispirare il vostro stile di vita. In particolare, è altamente consigliato di smettere di fumare, considerato che è ben noto che il fumo incrementa il rischio di formazione di trombi. È inoltre opportuno evitare di stare seduti troppo a lungo sull’aereo o in macchina: una condizione che può favorire la formazione di gonfiore nelle caviglie e nei polpacci. Anche l’inattività prolungata potrebbe incrementare il rischio di flebite nelle vene delle gambe.
Proprio per questi motivi, per poter prevenire la formazione di trombi è consigliabile sgranchirsi le gambe con frequenza: se siete in aereo, alzatevi pertanto almeno una volta ogni ora, e se siete in macchina, fate una sosta ogni ora per fare qualche passo e favorire la corretta circolazione. Se invece dovete stare seduti per forza, cercate comunque di muovere regolarmente le gambe, andando a flesttere le caviglie, o premendo i piedi contro il pavimento o il poggiapiedi, almeno 10-20 volte ogni ora.
Tra gli altri accorgimenti più utili per poter evitare la trombosi, ricordiamo anche la preferenza a evitare gli indumenti troppo stretti e le cinture strette, bevete molto per poter evitare la disidratazione, sgranchite i polpacci facendo qualche passo almeno una volta ogni ora.
Nel panorama medico moderno, si inizia a fare molta attenzione anche a quelle che vengono dette le “false flebiti”. Queste sono patologie che tendono ad avere alcuni sintomi comuni alla flebite, ma derivano da altre cause, e prevedono altre cure.
È abbastanza comune però, che i sintomi vengano spesso confusi con la flebite durante lo sviluppo della diagnosi. Per questo occorre un accertamento approfondito e non superficiale. Non sempre un gonfiore e un arrossamento della gamba o del braccio sono riconducibili alla flebite, ma possono essere il sintomo di altre patologie come un’infezione linfatica. Anche delle masse diverse da quelle vascolari possono provocare gonfiore. Queste masse sono spesso postumi di ustioni, anche non traumatiche, come quelle di una borsa di acqua calda.
Va quindi considerata, nella diagnosi, anche la storia clinica e tutti quei fattori che possono portare a conclusioni diverse. Per ipotizzare anche una flebite linfatica, il paziente deve soffrire di un’infiammazione linfatica, altrimenti detta linfagite acuta. Questa si presenta dopo una operazione chirurgica alla mammella dovuta a neoplasie.
Ci possono anche essere cause diverse, da quelle prima menzionate, che possono indurre ad una diagnosi sbagliata di flebite. Si tratta generalmente di patologie della pelle, ma anche tumori, gravi problemi di insufficienza agli organi, patologie delle ossa o dei muscoli. Anche alcune malattie infettive possono portare a quei sintomi, così come alcuni farmaci.
Spesso l’insufficienza di alcuni organo può essere alla base dei sintomi da flebite, in particolare quando interessa il fegato, i reni e il cuore. Alcuni farmaci, come quelli ormonali, gli anti-infiammatori o quelli per l’ipertensione, possono determinare dei gonfiori.
Se non vi è la giusta diagnosi, si corre il rischio di sottoporsi a terapie farmacologiche sbagliate, che ignorano la vera causa della patologia, non risolvendola. Il rischio maggiore è quello di operazioni chirurgiche non appropriate e anche dannose.
Tra i vari casi di flebite, vi è anche la Sindrome di Mondor, che fu scoperta dal medico francese Henri Mondor. Detta anche Malattia di Mondor, è una tromboflebite che colpisce la mammella, localizzandosi sul sistema venoso superficiale.
Si presenta in pochissimi casi, ed è principalmente di origine traumatica, anche se trova motivi per altre condizioni. Può essere conseguenza di un intervento chirurgico, o di un tumore maligno localizzato al seno. Anche alcuni traumi e alcuni iniezioni possono causarla, così come un esercizio fisico troppo sostenuto. Non sono affatto rari i casi in cui va ad interessare le vene laterali del torace.
I sintomi più comuni comunque non corrispondono alla flebite classica, a parte il cordone venoso e il dolore. La pelle si ritrae e si potrebbero verificare delle calcificazioni del sistema venoso locale. Spesso il paziente avverte tensione e sensazioni di pesantezza, e nel 12% della casistica, alla Sindrome di Mondor corrisponde anche un calcinoma. Fortunatamente questa malattia è molto rara, e si risolve in poco più di un mese grazie alla cura con i farmaci FANS.
Per la flebite ci sono anche alcuni rimedi naturali che possono essere considerati. Il primo rimedio è sicuramente la prevenzione, evitando di fumare, mangiando bene e facendo un’attività fisica equilibrata. Evitare cibi grassi e dolci per favorire la frutta e la verdura è necessario, ma in particolare è di grande aiuto l’uso della curcuma e dello zenzero. Usate anche aglio e cipolla, i frutti di bosco e le fragole, per le vostre ricette, così come i broccoli e l’ananas. Bevete molto e fate qualche esercizio casalingo, come sollevare gli arti interessati.
Per le pomate naturali, sono perfette quelle all’ippocastano, centella e vite rossa. Utilizzate anche impacchi di aloe vera in gel e usate l’olio di calendula per i massaggi. Altri gel utili sono quelli a base di biancospino, arnica e pungitopo. Tra le tisane da considerare, oltre allo zenzero, potrete usare quelle al cardo mariano, al tarassaco o all’ortica.