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Addensamento parenchimale ( polmonare ): diagnosi e terapia

Pubblicato da
Lorenzo

L’addensamento parenchimale, che viene chiamato anche con il termine di addensamento polmonare, si caratterizza per essere una zona del polmone nella quale il tessuto presenta una consistenza maggiore in confronto a quanto si verifica normalmente.

Tale condizione deriva dal fatto che in quel punto c’è una concentrazione di aria notevolmente inferiore e rappresenta una situazione di allarme. Il parenchima polmonare è quella particolare zona dei polmoni che va a delimitare i confini dell’albero bronchiale. Il parenchima non è altro che quel tessuto che va a ricoprire i polmoni, formato ovviamente da cellule.

Questa parte del polmone, quindi, si caratterizza per avere un aspetto decisamente più denso e compatto, con una quantità di aria inferiore rispetto alle altre zone. Di solito, infatti, presenta un aspetto spugnoso e, di conseguenza, in salute. Il parenchima polmonare ha bisogno di un’ossigenazione diretta e ciò avviene per mezzo della ventilazione alveolare.

Nel momento in cui tale situazione non si verifica, per colpa di svariati disturbi, come ad esempio delle infezioni di natura batterica o virale, ma anche per colpa del fumo, ecco che cominciano a presentarsi dei cambiamenti del parenchima polmonare che si possono classificare sia sotto una tipologia strutturale che sotto un profilo anatomico.

Cause

Tra le cause che portano più di frequente all’addensamento parenchimale troviamo sicuramente le polmoniti, ma in realtà anche patologie ben più gravi possono insorgere con questo tipico sintomo, come ad esempio i tumori ai polmoni. I tumori ai polmoni che portano a questo addensamento possono essere anche benigni (come ad esempio l’amartoma, amarto-condroma polmonare), oppure possono avere forma maligna.

Nel caso in cui vi sia una concentrazione troppo alta di catarro denso all’interno dei bronchi, allora in tutte quelle persone che soffrono di bronchite cronica o broncopneumopatia cronica ostruttiva, ci saranno una serie di addensamenti all’interno del polmone, con quest’ultimo che avrà un aspetto decisamente più compatto. In tutti questi casi, meglio conosciuti con il nome di atelettasia o distelettasia, una porzione di polmone, in poche parole, si isola e non è in grado di garantire il consueto apporto per una normale respirazione.

In alcuni casi, l’addensamento parenchimale viene provocato da parte di una sindrome del lobo medio.

Sia la polmonite che la broncopolmonite sono in grado di provocare delle macchie all’interno del polmone. Inoltre, lo stato di infiammazione polmonare è in grado di rendere più larghi gli alveoli, portando ad una loro ostruzione ed è questo il motivo per cui tramite l’esame ai raggi x si nota quel tipico addensamento.

Tra i vari sintomi più frequenti delle micosi polmonari troviamo sicuramente anche l’addensamento parenchimale. In altre occasioni questi addensamenti si verificano per colpa di un’ostruzione nel bronco dovuta al muco, che non si può però correlare allo sviluppo di tessuto anomalo, che può avere natura maligna o benigna.

Le macchie polmonari, tra l’altro, possono derivare anche da una malformazione insorta a livello congenito, così come da un sanguinamento che si verifica in un polmone. Infine, anche in tutti quei casi in cui il paziente soffre di infarto polmonare, l’addensamento è uno dei sintomi principali, così come all’interno di lesioni polmonari sia di natura benigna che maligna, ma anche negli ascessi polmonari e nel tubercoloma.

Diagnosi

Questo problema può essere diagnosticato con diversi esami: quello con cui emerge con la maggiore frequenza è sicuramente rappresentato dalla rx al torace, ma in realtà l’addensamento parenchimale si può diagnosticare anche mediante la broncoscopia, l’esame sierologico, l’esame delle feci, l’esame biochimico, l’esame delle urine, l’esame emocromocitometrico, il test di screening, l’emogasanalisi, la radiografia del torace o una biopsia.

Terapia

Una volta giunti ad una diagnosi corretta, è necessario scegliere una terapia che sia adeguata. Tante volte, per la cura di questo tipo di patologia vengono impiegati dei farmaci corticosteroidi. Si tratta di medicinali che hanno una notevole efficacia in questi casi, ma vengono spesso impiegati anche per il trattamento dei sintomi legati all’asma acuta, oppure quando c’è da curare un’esacerbazione della COPD.

In alcuni casi anche cambiano la postura e migliorandola si possono ottenere buoni risultati, soprattutto andando a produrre un incremento del volume polmonare. Con i farmaci broncodilatatori, invece, si curano piuttosto di frequente i disturbi asmatici e le patologie broncopolmonari che sono definite croniche e ostruttive.

Questa tipologia di farmaci può essere assunta sia mediante inalazione che per via sistemica. Ancora in altre occasioni si procede con dei farmaci antibiotici, per fare in modo che l’infezione non possa peggiorare. Infine, nel momento in cui il sintomo che insorge più di frequente corrisponde alla respirazione affannosa, si può sottoporre il paziente ad una ventilazione meccanica. Ovviamente è il medico che deve stabilire le modalità con cui si esegue la ventilazione, il tipo, la frequenza dei cicli con cui funziona il respiratore e i farmaci che devono essere impiegati.

Lorenzo