Levobren è un medicinale in compresse che viene somministrato in soggetti affetti da anoressia, meteorismo, senso di tensione epigastrico, cefalea postprandiale, pirosi, eruttazioni, stipsi e diarrea ed anche in casi di cefalea essenziale ovvero forme vasomotorie come l’emicrania classica, l’emicrania comune, l’emicrania oftalmica e quella a grappolo, oppure per forme muscolo-tensive. Anche in casi di vomito e nausea post-operatorio, oppure indotti dalla somministrazione di farmaci antiblastici o in casi di vertigine centrale o periferica, si utilizza tale farmaco per placare la sintomatologia.
La posologia nell’adulta prevede la somministrazione di una compressa di Levobren da assumere tre volte al giorno prima dei pasti. In commercio è possibile trovare tale farmaco sotto differenti formati come ad esempio la soluzione iniettabile che deve essere iniettata nelle persone adulte con questa modalità: 1 fiala da 25 mg 2 o 3 volte al giorno, mentre per le gocce orali sono sufficienti 15 gocce 3 volte al giorno da prendere prima dei pasti ed una goccia contiene al suo interno 1,6 mg di levosulpride. Quando un paziente lamenta sintomi di grave entità come forte nausea e vomito, la somministrazione di tale farmaco risulta essere molto difficoltosa e bisogna iniziare la cura farmacologica con Levobren 12,5 mg/ml Soluzione iniettabile 2 o 3 volte al giorno per qualche giorno, ed una volta passati i sintomi, sostituire la soluzione iniettabile con quella per via orale per altre 3 settimane, dopo un periodo di interruzione di circa 10 giorni.
Per il trattamento del vomito va somministrata una fiala per 2 o 3 volte al giorno fino alla scomparsa totale dei sintomi. Quando il farmaco viene impiegato come prevenzione o trattamento del vomito da antiblastici, bisogna somministrare al paziente 1 o 2 fiale da 12,5 mg/ml di soluzione iniettabile per via endovenosa lenta oppure tramite infusione 30’ prima della somministrazione del farmaco antiblastico o durante la somministrazione, e ripetere lo stesso dosaggio una volta terminata la chemioterapia. Per quanto riguarda la posologia nei pazienti anziani, questa deve essere stabilita dal medico con estrema attenzione ed eventualmente in base alle patologie, il dosaggio sopra indicato potrebbe essere diminuito.
La somministrazione di Levobren è controindicata nei pazienti con feocromocitoma, perché potrebbe dare origine ad una crisi ipertensiva dovuta con molte probabilità alla liberazione delle catecolamine dal tumore. Quando si manifestano tali crisi di ipertensione, queste si possono controllare coin la somministrazione di fentolamina.
Levobren è controindicato in pazienti con accertata ipersensibilità o intolleranza al farmaco oppure ad uno o più di uno degli eccipienti. Tale medicinale non deve essere somministrato nell’epilessia, negli stadi maniacali e nelle fasi maniacali delle psicosi maniaco-depressive. Levobren in fine non deve essere somministrato in pazienti portatori di mastopatia maligna.
L’impiego di Levobren con l’uso di neurolettici, ha riportato una serie di sintomi complessi potenzialmente fatali per il paziente denominati Sindrome Neurolettica Maligna. Le manifestazioni di questa sindrome sono: iperpiressia, disturbi vegetativi, acinesia, alterazione dello stato di coscienza che possono progredire nel tempo fino a generare lo stupore ed il coma. Il trattamento della Sindrome Neurolettica Maligna consiste nella sospensione immediata del trattamento farmacologico a base di Levobren ed altri farmaci non essenziali e nell’istituire un’ulteriore terapia sintomatica intensiva. Nel caso si necessita di riprendere la somministrazione di Levobren, il paziente deve essere costantemente monitorato ed è assolutamente sconsigliata una terapia concomitante con ulteriori neurolettici.
Gli effetti di tale farmaco sulla motilità gastrointestinale possono essere antagonizzati dalla somministrazione di farmaci anticolinergici, narcotici e analgesici. Levolsulpride non deve essere somministrato quando la motilità gastrointestinale risulta essere dannosa, come in presenza di emorragie intestinali, perforazioni o ostruzioni meccaniche. Tramite degli studi clinici condotti su pazienti affetti da demenza e trattati con antipsicotici atipici, è stato riscontrato un aumento di circa tre volte di eventi importanti cerebrovascolari. Il meccanismo che ha attivato tale rischio, ancora non è stato individuato da parte del personale clinico. Non possiamo escludere un aumento del rischio anche per altri antipsicotici somministrati ad altri pazienti con diverse patologie. Questo farmaco non deve essere somministrato con la massima cautela in pazienti con fattori a rischio stroke e con malattie cardiovascolari o con una storia familiare di prolungamento QT.