Dopo una visita specialistica o a seguito di alcune indagini diagnostiche, per procedere nell’individuazione della patologia e dell’eventuale trattamento medico, è possibile che venga richiesto un esame istologico.
Si tratta, per semplificare, di analizzare al microscopio un frammento di tessuto precedentemente prelevato in genere tramite biopsia ̶ l’esame istologico, però, a rigore può essere effettuato anche su materiale asportato durante un intervento chirurgico o nel corso di un’autopsia. Il campione, accuratamente conservato perché non se ne alterino le caratteristiche, viene analizzato da un anatomo-patologo, il cui compito principale è scrivere un referto istologico da consegnare al medico che ha richiesto l’esame.
Cos’è un referto istologico e quali elementi non possono mancare
Nel rapporto steso a seguito dell’esame istologico non possono mancare alcuni elementi fondamentali come:
- l’elenco dei tessuti e, più in generale, dei materiali di cui si è richiesta l’analisi;
- la descrizione macroscopica degli stessi materiali, effettuata a occhio nudo dall’anatomo-patologo;
- i dettagli che sono venuti fuori dopo l’osservazione al microscopio;
- un’ipotesi di diagnosi.
Quanto all’ultimo punto, è bene ricordare che lo specialista incaricato di eseguire l’esame istologico può solo suggerire una diagnosi, specie se le evidenze saltate fuori dall’analisi al microscopio di tessuti e materiali biologici non lasciano dubbi sulla direzione diagnostica da seguire. Essa, comunque, dovrà sempre essere confermata dal medico (o dal team medico) che ha richiesto l’esame istologico, il solo che può suggerire poi trattamenti e soluzioni mediche.
Quando e perché è richiesto un esame istologico
Se ci si è appena sottoposti a un intervento chirurgico di qualsiasi tipo, non bisogna allarmarsi alla richiesta del medico di eseguire un esame istologico sull’eventuale materiale asportato. Si tratta, infatti, di una prassi e serve a scongiurare complicazioni post-operatorie. Un esame di questo tipo, però, potrebbe essere richiesto anche in altre occasioni: nel caso in cui siano state identificate masse o noduli sospetti, per esempio, o se si è da poco subito un aborto per quanto riguarda le pazienti ostetrico-ginecologiche. In questo secondo caso l’esame istologico viene svolto direttamente sul feto e può essere un valido aiuto nell’identificare le cause fisiologiche che hanno portato all’interruzione della gravidanza. Nel primo caso, invece, serve a escludere la presenza di più specifiche patologie.
L’esame istologico in caso di tumore
Nell’immaginario comune, infatti, l’esame istologico evoca quasi sempre l’iter diagnostico di una formula tumorale. Il pregio di questo metodo è che permette di ottenere parametri fondamentali per accertare la presenza di un tumore, identificarlo (secondo tipologia, stadio, etc.) e procedere quindi a stabilire un percorso di cura. In caso di presenza di una formazione oncologica, infatti, il referto dell’esame istologico contiene generalmente:
- le dimensioni, la tipologia e il grado istologico del tumore;
- dati sull’invasione vascolare, cioè sull’eventuale presenza di cellule tumorali nei capillari sanguigni della zona;
- la proliferazione, espressa nella forma di una percentuale che mostra la velocità di crescita delle cellule tumorali.
Quanto sono attendibili gli esami istologici e le diverse tipologie
In genere non esistono dubbi quanto all’attendibilità dei risultati di un esame istologico, specialmente se eseguito in ambito ospedaliero e tramite i più moderni strumenti e sistemi d’indagine. Vale la pena sottolineare, in questo senso, la differenza tra un esame istologico vero e proprio e quello eseguito in ambito operatorio. L’esame istologico definitivo, realizzato su tessuti e materiali biologici prelevati durante l’intervento, infatti, è l’unico a poter dare un risultato certo rispetto alle caratteristiche del campione e alla sua eventuale natura patologica. I tempi di attesa, però, possono essere in questo caso anche abbastanza lunghi: per i risultati di un normale esame istologico si può dover aspettare fino ai 15-20 giorni, anche se in caso di emergenza e gravità delle condizioni del paziente si possono ottenere entro le 24-48 ore.
Per questo, nel caso in cui serva valutare la natura di un tessuto o di altro materiale biologico immediatamente, per meglio strutturare per esempio un intervento chirurgico, si può fare ricorso all’esame istologico intraoperatorio. In questo caso i campioni vengono analizzati seduta stante, in modo da dare al team chirurgico gli insight indispensabili per proseguire. Particolare attenzione deve essere posta, però, in un simile contesto alla scelta del materiale da analizzare: solo il giusto campionamento (quanto più vicino possibile all’area d’intervento, etc.) può assicurare infatti risultati attendibili. Va considerato del resto che, al contrario di quello definitivo, l’esame istologico intraperatorio non può avvalersi di tecniche ausiliari come la biologia molecolare o l’immunoistochimica.