Col termine medico di occlusione intestinale si definisce una patologia che comporta l’arresto totale dell’espulsione di solidi, liquidi e gas, presenti all’interno delle pareti dell’intestino.
Vi sono sostanzialmente due tipologie principali di occlusione:
Se non diagnosticata e trattata opportunamente, un’occlusione intestinale può causare la necrosi del tessuto e delle pareti di intestino in cui essa si è sviluppata, con il rischio di perforazione e, di conseguenza, di infezioni e di setticemia che possono condurre anche alla morte.
Il sintomo principale che si manifesta in un’occlusione dell’intestino è innanzitutto il dolore a livello addominale; in più si annoverano sintomatologie come:
In particolare, tale mancato riassorbimento è a sua volta causa di sintomi come disidratazione, ipotensione, ed ipovolemia, ossia una riduzione del volume del flusso sanguigno.
Al pari delle tipologie, anche le cause che stanno alla base di un’occlusione intestinale sono distinguibili in due tipologie, che corrispondono all’occlusione di tipo meccanico o funzionale.
Partendo da questa prima categoria di occlusioni, tra le possibili cause vi sono:
Per quanto riguarda invece i fattori legati ad un’occlusione intestinale di natura funzionale, si annoverano, nell’ordine:
Sulla base di questo quadro di sintomi, il medico procederà in primo luogo ad una palpazione manuale del tratto intestinale, per valutare le condizioni cliniche; successivamente, potrà prescrivere al paziente indagini più approfondite, come ad esempio una colonscopia per via endoscopica, oppure una indagine radiografica o ecografica del basso addome.
Chiaramente, una volta individuata l’occlusione intestinale, il suo trattamento è sempre legato alle tipologie di cause che l’hanno creata.
Ad ogni modo, un ricovero ospedaliero è indispensabile a prescindere dal fattore scatenante, e nella sua durata il paziente viene tenuto a digiuno assoluto, oltre che idratato per endovena mediante flebo per riequilibrarlo a livello elettrolitico.
Inoltre, qualora sia necessario, il paziente verrà munito di catetere e di sondino naso-gastrico per l’espulsione dei fluidi corporei e dell’urina, i quali non trovano sfogo a causa dell’elevato gonfiore addominale.
Per quanto riguarda nello specifico la cura di un’ostruzione intestinale di natura meccanica, ossia caudata da un corpo che intasa le pareti intestinali, si ricorrerà, specie qualora si sospetta una necrosi dei tessuti, alla sua rimozione mediante intervento chirurgico, il quale reca tutti i rischi, le complicazioni ed il decorso post-operatorio legati alla sua particolare natura.
Tale opzione rimane comunque una extrema ratio, in quanto di solito il riassorbimento dei fluidi, la reidratazione, e la riduzione del gonfiore aiutano l’intestino ad espellere da solo il materiale che occlude quel particolare tratto.
Sempre in questa casistica, si può infine procedere come ulteriore sicurezza alla somministrazione di antibiotici a largo spettro, in modo tale da abbattere il rischio di infezioni batteriche.
Più semplice invece la risoluzione di un’occlusione causata dalla paralisi della peristalsi: infatti nel giro di qualche giorno, specie se il paziente viene idratato, e se il medico provvede alla somministrazione di farmaci quali la prostigmina, essa si risolverà in modo naturale.
La prostigmina è una molecola che serve ad aumentare le contrazioni dei muscoli che compongono le pareti dell’intestino; in questo modo si favorisce l’avanzamento e l’espulsione del, materiale di scarto presente all’interno dell’ileo.