Gli enzimi cardiaci che vengono ricercati tramite analisi del sangue per confermare la presenza o meno di infarto o patologie del cuore sono: CK, GOT, ed LDH. La quantità e la frequenza di tali enzimi cardiaci, sono utili per stabilire la gravità della malattia e la fase in cui si trova.
I biomarcatori sono delle molecole (enzimi) che vengono rilasciate in circolo quando il nostro cuore è danneggiato oppure è sotto stress. Il valore di tale enzima è un importante punto di riferimento, che serve a diagnosticare la sindrome coronarica acuta, oppure l’ischemia cardiaca o altre patologie che rientrano a far parte di quelle problematiche che si generano quando vi è una insufficiente presenza di sangue al cuore.
Questi test vengono anche effettuate per prevenire eventuale rischio di sviluppare le patologie di cui sopra, oppure come monitoraggio in pazienti con sospetta ischemia cardiaca oppure ACS. La maggiore causa che scatena sia l’ischemia che l’ACS cardiaca, è tendenzialmente la formazione di placche sulle pareti arteriose, che in medicina vengono indicate come Aterosclerosi.
L’ischemia cardiaca insorge a causa della riduzione della quantità di ossigeno e sangue che arriva al nostro cuore, causata sua volta dal restringimento di oltre il 70% di una coronaria, con la conseguenza di un infarto. Tra le varie cause, la principale è l’aterosclerosi ovvero la formazione di placche all’interno dei vasi sanguigni. I fattori che favoriscono l’insorgenza delle placche sono: ipercolesterolemia, ipertensione, diabete, tabagismo, obesità, ritmi di vita frenetici, e carenza del sonno ristoratore.
Quando l’ischemia cardiaca colpisce l’uomo, il primo segnale è un forte dolore al petto che coincide con lo sterno e man mano va diffondendosi verso tutto il torace accompagnato a difficoltà respiratorie, sudorazione e svenimento. Se tale dolore dura pochi minuti, il soggetto è affetto da angina pectoris, mentre se perdura ad intervalli di tempo dai 15 ai 30 minuti, il soggetto è colpito da infarto del miocardio. È possibile anche il verificarsi di ischemie silenti, ovvero che non manifestano alcun sintomi descritto sopra, ma semplicemente accompagnate da sudorazione, astenia e pallore in viso. In presenza di tali sintomi, bisogna rivolgersi dal cardiologo, che dopo una prima anamnesi dei sintomi, può prescrivere esami di approfondimento, come l’ecocardiogramma, la coronografia oppure l’elettrocardiogramma sotto sforzo.
Quando un paziente si rivolge al pronto soccorso per sospetto infarto, l’esame primario oltre alle analisi degli enzimi cardiaci, è l’elettrocardiogramma. In base alla gravità del problema, l’ischemia cardiaca può essere curata attraverso la somministrazione di farmaci diversi, a seconda della causa del restringimento del vaso. In alcuni casi anche l’angioplastica ovvero la dilatazione della coronaria attraverso l’immissione di un palloncino gonfiabile, potrebbe essere una soluzione, oppure il posizionamento di uno stent, una sorta di gabbia metallica che serve a mantenere il lume del vaso ristretto dilatato.
I biomarcatori utilizzati come test di routine sono solo pochi, ed uno dei principali esami che serve per verificare il danno cardiaco, attualmente è la Troponina. Quando si sospetta il danno al muscolo scheletrico, vengono utilizzati tutti gli altri biomarcatori meno specifici.
Al momento, i biomarcatori impiegati come supporto per stabilire una giusta diagnosi e per il monitoraggio in casi di sospetta sindrome coronarica sono: