Ecco allora come provi rimedio per evitare la mastite. Patologia peggiore assai dolorosa che presenta anche febbre.
Dopo la nascita di un bambino, inizia subito il periodo di allattamento al seno e può essere difficoltoso equilibrare la produzione di latte, rispetto a quanto il neonato mangia. Il meccanismo di produzione del latte si base sulla “domande e offerta”, ciò significa che più il neonato mangia, più latte viene prodotto e viceversa. In alcuni casi, può capitare che il latte prodotto sia troppo e quindi il neonato non lo mangia: il latte ristagna all’interno della mammella provocando l’ingorgo mammario.
Infatti, l’ingorgo mammario si presenta dopo il parto quando è prodotto più latte del necessario. Il latte presenta nel seno ristagna e provoca un’infezione. L’ingorgo mammario può interessare anche solo un seno ma, in generale, prende entrambi i seni. Diventa così difficile allattare per via del dolore ma fermarsi non fa altro che peggiorare il problema.
I sintomi dell’ingorgo mammario sono la mammella tesa, edematosa e lucida. Nei casi più gravi, la mammella è addirittura arrossata e dolente. La capacità di emettere una quantità significative di latte è compromessa. Spesso, in concomitanza con l’ingorgo mammario, appare qualche linea di febbre, soprattutto nelle prime 24 ore. Invece un aumento consistente è più duraturo della temperatura corporea, è da ricondurre a una complicanza dell’ingorgo mammario detta mastite, caratterizzata da uno stato di infezione della ghiandola con comparsa di un ascesso circoscritto alla zona. Invece se la mammella è calda, pesante e tesa può semplicemente indicare che è piena di latte.
Quello che caratterizza l’ingorgo mammario non è l’aspetto del seno ma piuttosto la difficoltà a far fuoriuscire il latte. Quando la mammella è molto tesa, la tensione può essere tale da non far uscire il capezzolo, che non si protende, rendendo ancor più difficoltoso l’attaccamento da parte del neonato. Questo problema può portare a una suzione insufficiente che aggrava ulteriormente l’ingorgo mammario: il latte ristagna nella ghiandola mammaria e alla lunga si riduce la produzione del latte stesso da parte del corpo.
Le cause dell’ingorgo mammario sono diverse. Può, per esempio, verificarsi un ritardo nell’allattamento dopo il parto. Oppure può accadere che il bambino si attacchi male al seno e questo non gli consente di nutrirsi bene, lasciando del latte all’interno della mammella. L’ingorgo mammario arriva anche quando non c’è un frequente rimozione del latte dal seno. Alcune mamme possono avere questo problema per via dell’abitudine di offrire al neonato sempre per prima la stessa mammella; in questo modo l’altra, svuotandosi meno, rischia l’ingorgo mammario. Oppure si può avere questo problema quando ci sono dei limiti troppo rigidi durante la poppata: meglio lasciar mangiare il neonato fino a quando il latte termina, altrimenti ristagna nel seno.
Nel periodo in cui si riduce il numero delle poppate si può ingorgare il seno, cioè durante lo svezzamento o quando il neonato comincia a svegliarsi meno la notte; in questi casi la produzione del latte, però, prosegue e il seno può ingorgarsi. L‘ingorgo mammario può anche essere provocato da un reggiseno troppo stretto e da abiti troppo aderenti.
Appena insorge l’ingorgo mammario è necessario intervenire; la prima cosa da fare è aiutare il neonato durante l’allattamento. Un semplice massaggio della zona potrebbe renderla più morbida, facilitando il neonato ad attaccarsi al capezzolo. Per prevenire l’ingorgo mammario, è necessario continuare ad allattare facendo particolare attenzione a svuotare bene il seno nonostante faccia male, altrimenti la patologia si aggrava fino a quando il seno non produce più latte. L’ostetrica può mostrare la posizione detta a rugby o sotto braccio che favorisce il completo svuotamento. Durante l’allattamento, è bene spremere manualmente la mammella per far fuoriuscite tutto il latte. Per alleviare il dolore provocato dall’ingorgo mammario si può scaldare la zona con una borsa d’acqua calda o un panno caldo, per esempio, da porre almeno un quarto d’ora prima dell’allattamento. Il calore ammorbidisce il capezzolo, quindi in questo momento si può anche usare il tiralatte fino a quando il seno è completamente vuoto.
Finita la poppata, le azioni da compiere sono inverse: si deve applicare un panno freddo che riduce il gonfiore e il dolore dovuto all’ingorgo mammario. Nonostante sia difficile, la mamma dovrebbe riposare il più possibile. Se il dolore persiste, si può chiedere al medico un leggero farmaco con ibuprofene da assumere però lontano dalla poppata.