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Immunofissazione urinaria e sierica: come si eseguono

Pubblicato da
Lorenzo

Si tratta di due patologie che si portano alla produzione di immunoglobine anomale che si possono individuare all’interno delle urine.

L’immunofissazione urinaria viene impiegata piuttosto di frequente come uno strumento di screening, in maniera tale da capire quali siano i valori delle immunoglobine anomale. Il motivo per cui si sceglie tale esame è legato soprattutto alla rapidità con cui si può raggiungere un risultato.

Un esame alternativo è rappresentato dall’immunoelettroforesi sierica: in questo caso, i risultati sono molto più precisi, ma al contempo sono disponibili con tempistiche più allungate. L’immunofissazione sierica, invece, si verifica mediante un prelievo.

Immunofissazione urinaria come si esegue

Questo esame essere svolto in ospedale o comunque in una struttura sanitaria abilitata. Il paziente deve garantire un campione di urina che viene ottenuto tramite il sistema del mitto intermedio. In questo modo si esclude la possibilità che potenziali germi che sono presenti sia all’interno dell’uretra che nelle vicinanze possano penetrare nel contenitore. Il volume di urine richiesto varia da 3 a 6 cl. Può capitare in diverse occasioni che il paziente debba procedere con più di una raccolta di urina, semplicemente in virtù del fatto che non ha raggiunto il volume richiesto. L’immunofissazione urinaria, ad ogni modo, non è assolutamente un esame invasivo e non porta ad alcun tipo di rischio o di effetto collaterale nel paziente.

Immunofissazione urinaria risultati

Nel caso in cui i risultati siano positivi, allora ciò non significa che ci possa essere per forza una malattia di base. Ci sono dei casi di pazienti, seppur molto rari, che ha dei livelli molto ridotti degli anticorpi monoclonali per dei motivi impossibili da conoscere, ma che non hanno alcun tipo di problema di salute. Qualora il risultato fosse negativo, non ci sono immunoglobuline anomale all’interno dell’urina. La positività, spesso, però vuol indicare la presenza del mieloma multiplo oppure della macroglobulinemia di Waldenstrom, ma potrebbe anche voler significare la presenza di un tumore. L’immunofissazione urinaria si caratterizza per essere uno dei tanti esami diagnostici che vengono eseguiti solamente come motivo di conferma.

Mieloma multiplo sintomi

L’immunofissazione sierica viene spesso impiegata per diagnosticare il mieloma multiplo, di cui i principali sintomi corrispondo ad infezioni che si verificano di frequente, una certa debolezza riferita alle gambe, un senso generale di stanchezza e di intorpidimento, ma anche un dolore che va a colpire la struttura ossea nella schiena e nelle costole e una riduzione sensibile di peso.

Macroglobulinemia di Waldenstrom sintomi

L’immunofissazione sierica e quella urinaria possono portare all’individuazione della macroglobulinemia di Waldenstrom, i cui sintomi principali corrispondono ad un senso di debolezza generale, un senso di fatica molto pesante, frequente sanguinamento che colpisce sia il naso che le gengive, riduzione importante di peso, problemi alla vista, lesioni alla cute (come ad esempio dei lividi), ma anche gonfiore della milza, del fegato oppure dei linfonodi. Questo test, in ogni caso, ha solamente lo scopo di individuare la possibile presenza di immunoglobuline anomale. Per quest’ultimo valore si può anche sfruttare un altro esame, ovvero l’elettroforesi delle sieroproteine, che di solito il medico prescrive in maniera tale da poter avere una conferma. L’immunofissazione sierica può essere molto utile anche per capire i cambiamenti intercorsi sulla struttura delle proteine tradizionali che si trovano nel sangue.

Immunofissazione sierica rischi

Ovviamente si tratta di un esame che non comporta particolari rischi, dato che si tratta di un semplice esame del sangue. Proprio per questo motivo i rischi sono gli stessi di ogni tipo di prelievo che viene eseguito. Di conseguenza, le principali difficoltà legate a questo esame possono essere lo svenimento che viene provocato dalla perdita di sangue, una certa difficoltà nel prelevamento del campione, con numerose punture; un sanguinamento eccessivo localizzato nel punto in cui è penetrato l’ago; un continuo accumularsi di sangue al di sotto della cute, che prende il noma di ematoma. Tra gli altri rischi c’è anche quello legato ad un possibile sviluppo di un’infezione nei pressi della zona dove è avvenuta la puntura. Spesso viene chiesto al paziente di rimanere completamente a digiuno da circa dieci-dodici ore prima del prelievo.

Lorenzo