In medicina, il focolaio polmonare riguarda tutte le infiammazioni del polmone, da cui potrebbe poi scaturire la polmonite, se non tempestivamente poste sotto terapia medica. Il focolaio polmonare potrebbe interessare non soltanto il tessuto polmonare ma anche quello branchiale nella quale si sta formando una infezione e che forma il substrato anatomo-patologico della broncopolmonite. Quando si parla di focolaio polmonare specifico si intende generalmente ad una sua eziologia di natura tubercolare. Se la malattia colpisce anche i bronchi, questa si manifesta in due fasi: i microrganismi responsabili di questa patologia penetrano nell’organismo tramite la respirazione e poi si localizzano nelle basi polmonari. Una volta penetrato nell’organismo, il batterio si diffonde tramite via linfatica fino ad arrivare ai linfonodi che si trovano nei polmoni. Nel frattempo si attivano le difese immunitarie e dopo circa 15 giorni dall’infezione, si scatena la reazione infiammatoria, nella maggior parte dei casi si manifesta in maniera violenta, fino a distruggere completamente i batteri tubercolari, e quindi alla guarigione del paziente.
Molto spesso le difese immunitarie dell’organismo non sono sempre efficienti ed in questo caso, i batteri presenti nei polmoni, posso trasferirsi anche in altre parti del corpo, dove vanno a formare dei focolai silenti. Tali batteri si possono stazionare negli apici polmonari, oppure nelle epifisi delle ossa, nei reni o nelle ghiandole surrenali fino ad arrivare all’apparato genitale. Nei focolai silenti, i batteri possono vivere in tranquillità anche per anni e possono riattivarsi nel momento in cui il soggetto ha un calo delle difese immunitarie, oppure in un periodo particolare della vita, come la gestazione o la pubertà, o in presenza di malattie ricorrenti.
In questo caso specifico, i batteri si moltiplicano provocando in questa maniera una lesione infiammatoria molto grave, anche di tipo cronico, che a lungo andare, potrebbe causare anche la distruzione totale dei tessuti. Quando il focolaio è polmonare, si manifesta all’apice dei polmoni, fino a raggiungere i bronchi, ed il tessuto necrotico si svuota nelle vie aeree e la lesione prende la forma della cosiddetta caverna tubercolare. Se la distruzione di tali tessuti ha colpito anche un’arteriola polmonare, si possono manifestare emorragie profuse, che potrebbero causare anche il decesso del paziente. Tale complicazione è conosciuta anche con il nome di emottisi oppure emoftoe, e si manifesta in casi di tubercolosi trascurata oppure non curata nella maniera adeguata.
Quando il focolaio polmonare non è stato curato tempestivamente, questo può generare la polmonite e se è di origine virale, basta semplicemente che il paziente resti a riposo per un determinato periodo di tempo, nutrendosi di alimentazione ricca di frutta contenente vitamina C e verdura, ovvero alimenti che aiutano a prevenire e a contrastare le infezioni.
Il soggetto affetto da polmonite deve anche bere moltissima acqua, in maniera tale da far fluidificare il muco ed integrare i liquidi che perde durante l’eccessiva sudorazione causata da febbre alta. Non è sempre facile distinguere una polmonite virale da quella causata da un batterio, e generalmente quando si manifesta nei bambini specialmente, ma anche nelle persone adulte, il medico prescriverà una terapia a base di antibiotici, da somministrare per via orale, ma se è necessario, in casi molto gravi, verranno prescritte delle punture da somministrare in via intramuscolare o per endovena. Tendenzialmente la durata della cura è di circa una settimana, ma può prolungarsi anche nel tempo in base all’entità dell’infezione.
Sia il focolaio polmonare, che la polmonite, generalmente si curano da soli, solo in casi molto gravi, con la presenza di febbre alta potrebbe essere necessario il ricovero ospedaliero. Un’altra cura che potrebbe essere prescritta solo ai bambini, è l’assunzione di broncodilatatori tramite aerosol, a base di cortisone per via sistematica. Spesso i focolai che si rilevano tramite l’ecografia non sono sempre il sintomo di polmonite, specialmente in bambini che sono affetti da bronchite asmatica, ma sono solo elementi di disventilazione, e devono essere curati tramite l’impiego di broncodilatatori e se c’è anche dispnea con medicinali a base di cortisone. In questo caso il pediatra che è a conoscenza della storia clinica del bambino, che in passato ha già sofferto di crisi di asma, se tramite esame ecografico sospetta una bronchite asmatica, potrebbe associare alla terapia antibiotica, una terapia di cortisone e broncodilatatori. Se il bambino manifesta altri sintomi per la prima volta, bisogna intervenire tempestivamente rivolgendosi dal pediatra oppure dal medico di base, che una volta stabilita la diagnosi, prescriverà la cura adeguata.