La rosolia è una malattia infettiva si trasmette a causa del virus “ribivirus”, che appartiene al gruppo dei “togavirus” e si diffonde mediante goccioline respiratorie presenti nell’aria, oppure tramite diretto contatto con secrezioni nasali. La rosolia in gravidanza può essere anche molto pericolosa.
I sintomi di questa malattia non sono molto evidenti, e proprio per questo molte volte passa inosservata e, infatti, basandoci sulla scheda della rosolia del portale di epidemiologia dell’istituto superiore della sanità, la metà delle persone infette, non mostra particolari sintomi, mentre nel restante dei casi, è possibile la comparsa di eruzione cutanea con piccole macchie di colore rosa, che compaiono inizialmente dietro la schiena, poi sulla fronte, fino a ricoprire l’intero corpo.
La malattia ha una durata di circa 10 giorni e raramente ci sono delle complicazioni ad accompagnarla, come per la parotite e l’encefalite le più comuni, e pericolose quando il paziente è adulto.
La rosolia è una malattia infantile, proprio come la varicella, il morbillo e la pertosse, ma può comparire anche in età adulta e, se ad essere affette sono donne in gravidanza che non hai mai avuto tale virus nell’infanzia, oppure non sono mai state vaccinate, questa è molto pericolosa per la salute del feto.
Se compare la rosolia in gravidanza, le conseguenze per il feto possono essere molto serie, in particolar modo come abbiamo accennato nei titoli, se il contagi avviene prima della sedicesima settimana di gestazione.
La prima conseguenza che può capitare a causa della rosolia in gravidanza, è l’aborto spontaneo, oppure morte intrauterina o malformazioni importanti che vengono indicate con il termine di “sindrome della rosolia congenita”.
Tali malformazioni possono colpire diversi organi del neonato, come ad esempio gli occhi e di conseguenza l’insorgere, nel feto, della cataratta oppure il glaucoma, oppure le orecchie provocando sordità, o il cuore ed i grandi vasi sanguigni con il sistema nervoso, con il rischio di causare ritardo mentale e fisico. Secondi alcuni studi medici eseguiti dall’istituto superiore della sanità, il contagi nel primo trimestre della rosolia, ha conseguenze per il feto pari al 90% dei casi.
Se il contagio della rosolia da parte della mamma avviene dopo la sedicesima settimana di gestazione, le conseguenze sono meno gravi, rispetto al contagi avvenuto nei primi mesi.
Una volta che si è contratta la rosolia, questa lascia un’immunità permanente, ed è per questo che nelle persone che sono state affette in passato, oppure in coloro che sono stati vaccinati, il rischio di essere nuovamente contagiati, o contagiati per la prima volta nel caso ci si sia vaccinati, non c’è.
Il contagio di nuove infezioni, spiega il dottor Marra, è sempre possibile, ma non manifesta problematiche importanti, e nella gravidanza, se per qualche motivo la donna, nonostante abbia avuto in passato questo virus, oppure abbia eseguito la vaccinazione, dovesse essere contagiata nuovamente, non ci sono rischi per il feto.
Oggi, giungere ad una gravidanza con il test della rosolia positivo, è molto difficile, perché tendenzialmente anche il ginecologo prescrive, tra gli esami di routine, dei test precauzionali, per avere tutto il tempo di effettuare la vaccinazione alla rosolia nel caso ce ne fosse bisogno, oppure perché sul piano della vaccinazione, c’è un recupero che va dall’adolescenza, dai 18 anni fino ai 24 anni.
Il vaccino della rosolia è stato recentemente inserito nel calendario dei vaccini, e per questo si spera che in futuro si potrà migliorare la situazione che vede la rosolia in gravidanza colpire, in quanto la prevenzione occupa un ruolo importante nella salute sia della mamma che del feto.
Nel nascituro si può effettuare il primo vaccino intorno al primo anno di vita, ed un secondo che viene detto “richiamo” verso i sei anni.
Detto questo, se non si è immuni alla rosolia, perché non è stata contratta o perché non si è stati vaccinati da piccoli, la cosa migliore, se si sta programmando una gravidanza, è appunto vaccinarsi.
La vaccinazione viene fatta attraverso una puntura sottopelle, ed è in combinazione con il vaccino del morbillo e della parotite, a base di ceppi di virus viventi attenuati.
In via precauzionale, è sconsigliato effettuare il vaccino in presenza della gravidanza, quindi bisogna accertarsi di non essere incinta se si vuole fare il vaccino, e, quando poi questo viene iniettato, l’istituto della sanità consiglia di aspettare circa trenta giorni prima di tentare il concepimento di un bambino.