Al termine della gravidanza circa il 97% dei bambini sono nella posizione più adatta al parto con la testa rivolta verso il basso, una percentuale di circa il 3% invece si presenta al parto vaginale con i piedi e le natiche verso il basso quindi in posizione podalica.
La posizione podalica di un feto può essere comune sino alla 34 settimana di gravidanza, questa situazione infatti è molto frequente in caso di nascite premature, dopo le 32-34 settimane il feto è infatti spesso troppo grande per potersi girare completamente e raggiungere una posizione ideale per un parto sicuro. I bimbi quando lo spazio nell’utero diviene poco hanno un istinto naturale che li induce a posizionarsi con la testa verso il basso per facilitare il parto; i feti particolarmente attivi, quelli che si muovono in continuazione potrebbero infatti ritrovarsi a non potere più raggiungere tale posizione. La posizione podalica può in alcuni casi essere incompleta e quindi parziale, infatti in alcuni casi presenta solo le natiche in prossimità della vagina ( podalico varietà natiche) oppure solo le ginocchia ( podalico varietà ginocchia).
Non si conoscono le ragioni esatte per le quali i bambini si presentino al parto in questa pericolosa posizione, esistono però dei fattori considerati a rischio da alcuni studi scientifici, vediamo quali:
Gravidanza gemellare: In caso di parto gemellare la possibilità di movimento dei feti è ovviamente minore e questo causa una maggiore difficoltà a raggiungere la corretta posizione a testa in giù.
Placenta previa: Quando la placenta si posiziona nella parte bassa della cavità uterina siamo in presenza di una placenta previa, in questi casi il pericolo di distacco precoce della placenta è un evento più comune.
Polidramnios: Si tratta di una quantità eccessiva di liquido amniotico.
Secondo la maggior parte dei ginecologi e le Linee guida del Ministero della salute quando il feto si presenta in posizione podalica è consigliato il cesareo. E’ infatti dimostrato che in questi casi il taglio cesareo programmato diminuisce l’insorgenza di complicazioni nei neonati ed i casi di mortalità infantile. Nel caso in cui la donna decide comunque di voler effettuare un parto naturale è bene che ne discuta in modo approfondito con il proprio specialista e di affidarsi sempre a ginecologi dotati di una équipe specializzate in parti podalici.
I casi in cui lo specialista sconsiglierà di effettuare un parto naturale sono i seguenti:
In alcuni casi alla fine della gravidanza è possibile invertire la posizione del feto, esistono delle metodiche atte ad indurre il bimbo a posizionarsi in modo corretto.
Le soluzioni possibili per far girare in modo spontaneo il bimbo podalico e fargli raggiungere una buona posizione per il parto naturale sono essenzialmente tre: la manovra detta di rivolgimento, la moxibustione e le tecniche posturali.
Delle tre l’unica ad avere evidenze scientifiche è la manovra di rivolgimento, per le altre ci sono pareri contrastanti ma se non si vuole praticare un cesareo sono percorribili.
E’ una manovra che deve essere sempre fatta da un ginecologo molto esperto con l’utilizzo continuo di un ecografo, l’operatore manipola l’addome della donna e prova a spostare il bambino inducendolo a posizionarsi correttamente. Questa tecnica può essere effettuata dalla trentasettesima settimana di gravidanza fino al travaglio, è importante che il sacco amniotico sia in ottime condizioni e si può effettuare solo prima che si rompa per l’imminente parto. Prima di questa delicata procedura di manipolazione dell’addome vengono di solito somministrate alla madre dei farmaci tocolitici che hanno proprietà distensive per l’utero. Tale manovra viene eseguita in pochi ospedali in quanto gli operatori con esperienza sono molto pochi.
Tale metodica è controindicata in caso di perdite ematiche nei giorni antecedenti, se ci sono anomalie nel battito cardiaco, in caso di poco liquido amniotico ( oligoidramnios ), se la donna ha avuto precedentemente un parto cesareo. Madre e feto devono comunque godere di ottima salute.
I rischi anche se rari sono il distacco della placenta, la rottura dell’utero e la conseguente emorragia.
La moxibustione detta anche moxa è una innocua pratica della medicina cinese tradizionale, un sigaro di artemisia avvicinato al mignolo della futura madre stimolerebbe un punto del meridiano della vescica che collegato all’utero indurrebbe il feto a muoversi e possibilmente a posizionarsi correttamente.
Le tecniche posturali sono degli esercizi fisici specifici che indurrebbero il bambino a muoversi ed a cambiare posizione, in questi esercizi il bacino rimane sollevato creando dello spazio utile al movimento del piccolo nell’utero della madre.