La dieta Atkins è un regime alimentare molto conosciuto negli Stati Uniti, e recentemente entrata a far parte delle utili alternative europee e italiane per chi vuole cercare di ridurre il proprio peso attraverso questa dieta a basso contenuto glucidico, che punta a soddisfare le richieste energetiche mediante grassi e proteine. Ma che cosa prevede la dieta Atkins? Quali sono gli alimenti che è possibile mangiare, e quelli che è invece possibile evitare? E, ancora da dove nasce questo regime alimentare? E funziona veramente?
Come intuibile, la dieta Atkins prende il nome dal suo creatore, il cardiologo americano Robert C. Atkins, che ideò questo regime alimentare nel corso degli anni ’70 per poter prevenire e tenere sotto controllo il diabete mellito.
La dieta ha poi subito fortune alterne nel corso degli anni, fino ad arrivare ai tempi nostri e a una rinnovata fama, garantita dal fatto che questa dieta è stata adottata da numerose celebrità (principalmente, statunitensi) che hanno ottenuto importanti benefici in termini di dimagrimento da questa particolare dieta.
Stabilito quanto sopra, ricordiamo che, come altre diete, anche la dieta Atkins si compone di quattro fasi. Vediamole una per una.
La prima fase è quella di induzione, della durata di almeno due settimane. Durante questa prima fase il regime alimentare ha forti limitazioni dell’apporto glucidido, che non deve superare 20 grammi al giorno. Per questo motivo, meglio evitare tutti gli alimenti che sono ricchi di carboidrati, come il riso, la pasta, i cereali, i dolci, gli snack, le patate, e così via. Si possono invece mangiare pesce, bistecche, formaggi, uova, vegetali con basso indice glicemico.
Nella seconda fase, la dieta Atkins prevede un incremento, leggero, dell’apporto glucidico. In particolare, la quota di carboidrati può essere aumentata di circa 5 grammi al giorno. La fase ha una durata dipendente dal proprio peso: va infatti interrotta quando la perdita di peso si arresta. Giunti a tale stadio, bisogna tornare indietro, diminuendo l’apporto di carboidrati di 5 grammi al giorno, fino a giungere a una moderata perdita di peso, tra i 400 e i 1.400 grammi ogni settimana). Si prosegue, con aumenti graduali, fino a quando si è vicini al peso ideale.
Quando si è vicini al raggiungimento del peso ideale, o di quello che si ritiene poter essere il peso desiderato, si può entrare in maniera convinta nella terza fase, quello di pre-mantenimento. In questo periodo, la dieta Atkins consiglia di incrementare l’apporto di carboidrati di 10 grammi alla settimana: in questa terza parte del percorso è possibile ridurre la perdita di peso a non più di 500 grammi alla settimana, preparando così il corpo alla quarta e ultima fase di mantenimento.
Arriviamo infine alla quarta e ultima fase, quella del mantenimento. È una fase che è necessaria per poter mantenere il suo peso corporeo nel range di normalità. La maggioranza delle persone è costretta anche in tale fase a limitare l’apporto glucidico tra i 60 e i 90 grammi al giorno.
La dieta Atkins – sostengono coloro che sono appassionati di questo regime alimentare, e che lo hanno sperimentato positivamente – è una dieta effettivamente piuttosto efficace, seppur non sempre ben compatibile con alcuni tipi di alimentazioni, come quella mediterranea.
Di contro, bisogna ricordare come i carboidrati di cui Atkins priva in gran parte, sono essenziali per l’organismo: il nostro sistema nervoso centrale ne necessita di almeno 120 grammi (di glucosio) per poter funzionare correttamente. Rispettando rigidamente i canoni di questa dieta, invece, già dopo un paio di giorni le riserve glucidiche dell’organismo tendono a esaurirsi. Di qui, bruciando prioritariamente i grassi, il corpo prduce corpi chetonici, che a sua volta sono responsabili di sintomi come la nausea, la cefalea, l’affaticamento e, naturalmente sono in casi gravissimi ed estremi, il coma. Più frequentemente, costituiscono degli effetti collaterali imputabili alla dieta anche la costipazione, l’osteoporosi, l’insonnia, la ipercolisterolemia, il tumore al colon, le malattie cardiovascolari.
Se volete saperne di più, vi consigliamo di parlarne con il vostro medico di riferimento e studiare insieme a lui il vostro nuovo regime dietetico.