L’insufficienza mitralica (chiamata anche rigurgito mitralico) è una malattia che corrisponde alla al blocco parziale dell’orifizio atrioventricolare sinistro, al cui interno si trova la valvola mitrale. In poche parole, nel corso della sistole del ventricolo sinistro, il sangue fa ritorno all’interno dell’atrio sinistro al posto che finire completamente all’interno dell’aorta. Questa situazione produce una modifica nello schema cardiaco normale. Infatti, viene notevolmente innalzata la massa di sangue che, nel corso del processo di riempimento del ventricolo sinistro, dovrebbe teoricamente fare il percorso dall’atrio fino al ventricolo. Non solo, visto che l’insufficienza mitralica porta anche ad un incremento della pressione nell’atrio sinistro. Per questa ragione, tutto il sangue che arriva dalle vene polmonari deve fare i conti con un reflusso modificato. Il cuore deve ovviamente lavorare in maniera diversa per potersi adeguare all’insufficienza mitralica. In questo modo, le sezioni che si trovano a destra diventano più grosse, al punto tale da spingere in maniera più potente il sangue all’interno dell’arteria polmonare, provocando di conseguenza anche numerose complicazioni all’apparato respiratorio, che assumono contorno sempre più gravi con il passare del tempo.
Nella maggior parte dei casi, l’insufficienza mitralica deriva da un’affezione reumatica che si è verificata in precedenza. In altre occasioni può derivare da un’endocardite acuta oppure da un vero e proprio allontanamento di un muscolo papillare, dovuto ad un infarto che ha colpito il miocardio. Esistono dei tipi di insufficienze mitraliche che sono una conseguenza di cardiopatie decisamente più complesse, oppure anche cardiopatie congenite che cominciano ad apparire già nel corso dei primi mesi dopo la nascita. Si tratta di una complicazione che non deve mai e poi mai essere presa alla leggera, visto che man mano che passa il tempo si aggrava e può portare anche alla morte del paziente.
Tutti quei soggetti che hanno a che fare con l’insufficienza mitralica, al tempo stesso devono fare i conti anche con astenia e dispnea nel momento in cui si compie qualche sforzo oppure quando ci si stende a pancia in su. Si tratta di sintomi che possono anche diventare molto più gravi nel momento in cui si verifica la fibrillazione atriale, che in tanti casi rende più difficoltosa la cura di questa malattia. Con il trascorrere del tempo, i sintomi diventano sempre più gravi fino al momento in cui il ventricolo sinistro non subisce uno scompenso. Da quel punto in avanti, il paziente soffre a fare ogni minimo sforzo e si affatica con grande facilità e soffre di distensione venosa ed edemi periferici quando l’intervento di un medico non è sufficientemente immediato.
La diagnosi di un’insufficienza mitralica può essere eseguita sia con la semplice osservazione dei sintomi riscontrati dal soggetto che con un elettrocardiogramma, ma anche tramite la radiografia del torace. Si potrà notare in questi ultimi due casi un tradizionale soffio olosistolico. In alcuni casi, quando è necessario capire più a fondo la situazione del paziente, si possono effettuare anche ecocardiografia ed ecodoppler cardiaco.
Nel momento in cui la malattia è ancora in una fase iniziale, spesso il medico può decidere di procedere con l’uso di farmaci diuretici e con una funzione vasodilatatrice. Nel momento in cui insieme all’insufficienza mitralica è presente anche una fibrillazione atriale, allora è bene adottare anche una cura anticoagulante. Con il passare del tempo, la malattia assume contorni sempre più gravi e aumenterà la necessità di dover ricorrere all’intervento chirurgico per risolvere il problema. In base poi alla specifica modifica della funzione valvolare, si opterà per un intervento chirurgico più conservativo, oppure uno che andrà ad eseguire la sostituzione delle valvole. Le tipologie di interventi chirurgici più comuni sono sostanzialmente due.
Si tratta della sostituzione della valvola con una protesi, che rappresenta la soluzione più diffusa per tutti quei pazienti anziani che hanno delle importanti anomalie a livello anatomico, oppure la riparazione della valvola mitralica. Questa seconda tipologia di intervento viene scelta soprattutto quando ci sono delle insufficienze mitraliche che derivano da delle alterazioni delle strutture valvolari. Ovviamente il lavoro del chirurgo cambia notevolmente in base al punto in cui si trova la lesione della valvola. Si tratta di un sistema probabilmente più vantaggioso in confronto alle protesi, che invece presentano il difetto di dover essere cambiate ogni 10-15 anni (se sono protesi biologiche), oppure necessitano dell’impiego di farmaci anticoagulanti (nel caso in cui siano protesi meccaniche).