Si tratta di una situazione causata da un progressivo indebolimento che va a colpire il pavimento pelvico. Ci sono numerosi sintomi connessi al rettocele, tra cui il dolore pelvico fino ad arrivare alla defecazione che risulta essere molto difficile. Per poter stilare una diagnosi precisa ed efficace, però, è necessario sempre eseguire un esame pelvico.
Per comprendere alla perfezione la situazione del rettocele, è fondamentale avere una conoscenza perfetta del pavimento pelvico. Quest’ultimo corrisponde al gruppo di muscoli, ma anche di legamenti e di tessuto connettivo che si trovano proprio nella prima parte della cavità addominale, in quella che è stata ribattezzata zona pelvica. Il pavimento pelvico ha un’importanza notevole, dal momento che svolge un’azione di sostegno e di conservazione nelle rispettive posizioni della vescica, ma anche dell’uretra, dell’intestino retto e dell’utero. Nel caso in cui il pavimento pelvico non sia più forte come in precedenza e non sia in grado di garantire il medesimo sostegno, ecco che cominciano ad insorgere diverse problematiche, sia dal punto di vista sessuale che di natura fisica.
Il retto si caratterizza per corrispondere all’ultima porzione dell’intestino. Ha una lunghezza che si aggira intorno a 13-15 centimetri e permette di unire il tratto intestinale denominato colon-sigma con l’ano. Intorno al retto si trova tutta una serie di muscoli e di legamenti relativi al pavimento pelvico. L’insieme di questi “elementi” che si trovano nel retto sono di vitale importanza per una perfetta raccolta ed evacuazione delle feci.
Il rettocele può corrispondere ad un indebolimento lieve, oppure ad un prolasso vero e proprio di una parte di intestino retto all’interno della vagina. In determinate occasioni, il setto retto-vaginale si limita ad allentarsi un po’, mentre in altre occasioni subisce una vera e propria lacerazione. In relazione alla gravità del danno che colpisce questa parte del corpo umano, sono state classificate tre diverse tipologie di rettocele. Il rettocele di primo grado, definito anche lieve, si caratterizza per uno scivolamento piuttosto ridotto all’interno della vagina. Il rettocele di secondo grado, definito moderato, si caratterizza perché la parte di retto che finisce nella vagina è importante, andando quasi a toccare l’apertura della vagina stessa. Infine, il rettocele di terzo grado si caratterizza per essere la forma più grave, in cui il retto addirittura supera l’apertura della vagina, visto che ormai il setto retto-vaginale non riesce più a svolgere alcuna azione di sostegno.
Non c’è un’età ben precisa legata a questo disturbo. Secondo le statistiche, ad essere più colpite sono le donne con un’età tra 40 e 60 anni, che hanno affrontato più parti oppure che hanno già oltrepassato la menopausa. In confronto al prolasso uterino e al prolasso della vescica (denominato anche cistocele), che piuttosto frequentemente insorgono in modo molto grave, il rettocele si presenta tante volte in forme decisamente lievi.
Il rettocele può essere provocato da diverse cause. Si va dal parto vaginale o che ha comportato un travaglio particolarmente lungo, fino ad un feto molto grosso, senza dimenticare la stitichezza (inclusa quella cronica), l’obesità, la bronchite cronica, fare sforzi eccessivi o sollevare qualcosa di notevolmente pesante. Spesso, però, non basta solamente una di queste situazioni a portare al rettocele, ma è un concatenarsi di cause e di eventi traumatici a portare a questo disturbo.
Ci sono diversi aspetti rischiosi che sono legati alla manifestazione di questo disturbo. Quello più diffuso è legato all’elevato numero di parti vaginali. In base a diverse statistiche, infatti, le donne che hanno avuto più bambini tramite via vaginali presentano un livello di rischio maggiore nei confronti del rettocele, visto che ogni porta può comportare un indebolimento progressivo al pavimento pelvico. Un altro fattore molto importante è legato all’invecchiamento. Infatti, le donne che sono andate in menopausa riescono a produrre una quantità inferiore di estrogeni e tale situazione porta al rettocele, ma anche ad altre complicazioni, come prolasso uterino e cistocele. Infine, un altro fattore diffuso è quello legato a dei precedenti interventi chirurgici agli organi pelvici. In realtà, spesso anche il fattore genetico è importante, visto che alcune malattie congenite possono colpire proprio la struttura del collagene e rendere meno forte il pavimento pelvico.
I sintomi nel rettocele di primo grado sono molto difficili da avvertire, mentre in casi più gravi ce ne sono alcuni facili da individuare. Il soggetto può notare ad occhio la presenza del retto all’apertura della vagina, avere difficoltà a scaricarsi, una strana sensazione che, dopo la defecazione, il retto non si sia completamente svuotato o che, in ogni caso, eserciti una certa pressione. Infine, il rettocele può portare a sanguinamento vaginale oppure il soggetto può avvertire dolore nel corso di un rapporto sessuale. Per poter diagnosticare in modo preciso il rettocele, è bene eseguire un esame pelvico, mentre per degli approfondimenti potrebbe essere necessaria anche una defecografia, un’ecografia o una risonanza magnetica nucleare. Il trattamento del rettocele dipende dalla gravità con cui si manifesta. Le forme moderate o gravi hanno bisogno inizialmente di una terapia farmacologica, ma con il trascorrere del tempo, spesso si ricorre all’intervento chirurugico.