In assenza di un trattamento specifico, infatti, la setticemia si trasforma in sepsi, che è una situazione dai contorni molto seri per la quale si possono formare coaguli nel sangue e, di conseguenza, un mancato apporto di ossigeno agli organi che lo richiedono.
Se la setticemia dovesse essere accompagnata anche da bassa pressione arteriosa, allora si potrebbe parlare di shock settico, con contestuale pericolo di sopravvivenza per il soggetto che risulta essere affetto da tale situazione.
Cosa è la setticemia
Dalle righe che precedono dovrebbe dunque essere chiaro come la setticemia sia una complicanza dai risvolti piuttosto gravi per il nostro organismo, scaturente da un processo infettivo in essere nel nostro corpo e, in particolare, nel nostro sangue.
Quando infatti qualche germe o qualsiasi agente patogeno riesce a infettare il nostro organismo in una delle sue parti e si diffonde nel sangue senza che il sistema immunitario possa rispondere adeguatamente (o anche senza che l’organismo risponda adeguatamente ad una terapia farmacologica), potrebbe infatti avere origine la temuta setticemia.
Naturalmente, non sempre la batteriemia può condurre a setticemia. Esistono infatti alcune importanti differenze tra i due concetti, a cominciare dal fatto che la batteriemia è una situazione transitoria e non diffusa, che trae origine dall’insorgere di qualche gittata batterica che può dar luogo ad un processo infettivo dalla durata breve e, quindi, dalle conseguenze trascurabili.
Di contro, la setticemia o sepsi interviene quando il sistema immunitario sia già parzialmente compromesso ed è tipicamente una complicanza di processi infettivi per gli organi, di entità non trascurabile.
Cause della setticemia
Abbiamo rammentato come la setticemia sia una conseguenza peggiorativa di un’infezione che ha colpito alcuni organi del nostro corpo. Evidenziando ancora una volta come la sepsi possa essere una grave minaccia per la propria esistenza, trattandosi di una infezione che può peggiorare molto rapidamente se non si interviene con tempestività, dobbiamo altresì ricordare come la sua causa potrebbe non essere facilmente individuabile in tempi celeri.
La setticemia può infatti derivare da infezioni in grado di colpire qualsiasi parte del corpo, dalle infezioni ai polmoni a quelli dell’addome, passando per quelli del tratto urinario, alle infezioni delle ossa (osteomielite), a quelle del sistema nervoso centrale (meningite) o infine ad altri tessuti.
Di qui, la necessità di salire a monte e ricercare le cause scatenanti l’infezione che ha poi condotto la setticemia. Anche in questo caso, il panorama può essere molto vasto: si pensi a condizioni come l’aborto, una infezione dovuta ad intervento chirurgico, una infezione dovuta ad un trauma, o ancora una polmonite mal curata.
A titolo di esempio, possiamo certamente condividere in queste righe come gli interventi chirurgici siano in grado di porre a rischio il paziente di ammalarsi di setticemia, e sovente accade che un batterio così contratto si riveli più resistente al trattamento con antibiotico. Ancora, anche un trauma a livello dell’intestino può causare una setticemia, perché si propagherebbero nel sangue eventuali batteri presenti nel tratto intestinale, così come un catetere inserito senza seguire la più attenta prassi igienica può esserne anch’esso una causa. Naturalmente gli individui più a rischio sono le persone anziane, così come il paziente traumatizzato o ammalato di diabete.
Sintomi della setticemia
Ma quali sono i sintomi della setticemia?
I sintomi tipici di una setticemia sono inizialmente lievi, ma degenerano rapidamente. Proprio per questo motivo è molto importante riconoscerla la sepsi tempestivamente, e sottoporsi al più presto ad una visita specialistica. Tra i primi sintomi, ricordiamo la comparsa di febbre, brividi, accelerazione del battito cardiaco, respirazione affannosa, vomito e nausea, stato confusionario, minzione ridotta di volume, presenza di piccoli punti rossastri sulla pelle.
Man mano che passa il tempo, i sintomi peggiorano in misura significativa, con shock e riduzione della temperatura corporea (ipotermia) accompagnati da bassa pressione arteriosa e altri pregiudizi che potrebbero porre a serio rischio la vita del paziente.
Diagnosi di una setticemia
La setticemia è una malattia non facile da diagnosticare, soprattutto nelle parti iniziali: come abbiamo già avuto modo di evidenziare, infatti, non è sempre semplice risalire alle cause.
D’altronde, bisogna pur pensare che nella comparsa preliminare dei sintomi della sepsi è probabile che il medico possa far effettuare al paziente alcuni test basilari, che manifestano condizioni come bassa pressione sanguigna, bassa temperatura corporea o febbre, segni di malattie associate (come la polmonite).
Una volta compiuta l’anamnesi, pertanto, lo specialista effettuerà la misurazione della pressione arteriosa e della temperatura corporea. Alternativamente si potrebbero anche ricercare una sintomatologia di malattie che sovente si accompagnano alla setticemia. Polmonite e meningite sono “segnali” che un buon medico non trascurerà mai.
Altre indagini utili per la diagnosi, sono l’analisi dei secreti di ferite e/o piaghe, l’analisi sul secreto respiratorio e le analisi ematiche e delle urine.
Se, invece, le tracce di una infezione sono già palesi, allora si dovrà procedere con una TAC, una risonanza magnetica, una radiografia e un’indagine ad ultrasuoni.
Cure e terapie per la setticemia
Poiché stiamo parlando di una situazione particolarmente grave, questa patologia deve assolutamente essere ospedalizzata, e – anzi – non è escluso il ricovero in un reparto di terapia intensiva. Le terapie varieranno in base alle condizioni generali di salute del paziente, della sua età, di eventuali intolleranze a qualche farmaco, ed alla persistenza dello stato patologico. In genere la terapia per la setticemia consta di un trattamento antibiotico ad ampio spettro fino all’individuazione del batterio che ne è la causa, quindi si continua la cura con antibiotici specifici per il batterio individuato.
In linea di massima, una “tradizionale” terapia (il virgolettato è d’obbligo, considerato che il trattamento dovrà essere ponderato sulla base delle specifiche condizioni di salute del paziente, e dunque risulta essere difficilmente rendibile in via omogena la cura relativa), può interessare fluidi e farmaci da assumere in via endovenosa, che servono per poter mantenere la pressione arteriosa costante. Serviranno inoltre ossigeno e antibiotici per poter curare l’infezione, e plasma e altri prodotti del sangue potranno essere forniti per poter correggere eventuali anomalie di coagulazione.
La setticemia porta complicazioni?
La setticemia può avere brutte complicanze. Vediamole insieme:
- una sepsi: quando il corpo organizza una risposta immunitaria molto forte alla infezione in atto, questa può propagarsi per tutto l’organismo. Pazienti con AIDS o carcinomi sono più a rischio;
- shock settico: la pressione arteriosa si abbassa drasticamente per la presenza di tossine, quelle che il batterio stesso ha rilasciato nel sangue;
- ARDS (Sindrome da Stress Respiratorio Acuto): anch’essa molto grave e non di rado dagli esiti fatali, rende impossibile all’ossigeno raggiungere i polmoni ed il circolo sanguigno. I polmoni possono subire danni di tipo permanente, così come il cervello (può causare problemi alla memoria).
A conferma della gravità del quadro complessivo, rammentiamo come lo shock settico abbia un elevato tasso di mortalità (superiore al 50% a seconda degli organismi coinvolti). Ne deriva – ripetiamo ancora una volta – che molto dipende non solamente dall’organismo interessato, quanto anche dalla rapidità con cui il paziente viene ricoverato in ospedale, unico luogo dove potranno essere effettuati trattamenti pienamente efficaci per potergli salvare la vita.
Come prevenire la setticemia
Il miglior modo per poter prevenire una setticemia è cercare di trattare in maniera adeguata le infezioni localizzate: è noto inoltre che il vaccino per l’Haemophilus influenzae B (Hib) sia stato in grado di ridurre il numero dei casi di setticemia, tanto da renderlo raccomandabile. Inoltre, i bambini che hanno subito degli interventi di asportazione della milza o che hanno delle malattie che danneggiano la milza, dovrebbero ricevere il vaccino pneumococcico.
È inoltre opportuno valutare con il proprio medico un trattamento con gli antibiotici se si è in stretto contatto con persone che hanno la setticemia.