Si tratta pertanto di una condizione che generalmente non deve costituire fonte di grave preoccupazione, ma con la quale è comunque opportuno fare i conti con la giusta consapevolezza. Cerchiamo allora di capire che cosa si intenda per ovaie multifollicolari e che cosa comporta questa situazione disfunzionale.
La condizione frequente di ovaie multifollicari è una situazione nella quale nell’ovaio si presentano diversi follicoli superiori ai 9 millimetri di diametro, distribuiti lungo tutto l’ovaio stesso. Tale condizione generalmente si manifesta durnate la pubertà e durante le fasi della crescita della donna, sebbene non sia certamente esclusa la possibilità di manifestazione anche in età adulta, se ricorrono alcune specifiche condizioni.
Cause
Le determinanti che condizionano la formazione di ovaie multifollicolari possono essere numerose. Generalmente, quando l’ovaio multifollicolare è diagnosticato in età adulta, le cause possono essere riscontrate in patologie come la iperprolattinemia, la amenorrea (ovvero, la scomparsa delle mestruazioni) che a sua volta può essere legata alla rapida perdita di peso per diete restrittive o periodo di particolare stress, la iperstimolazione ovarica (specialmente quando ci si sottopone alla fecondazione artificiale per difficoltà a restare incinta), o ancora la sospensione della pillola anticoncezionale o di altri contraccettivi ormonali, e infine l’utilizzo della spirale intrauterina medicata.
Sintomi
I sintomi dell’ovaio multifollicolare sono ben noti e ricorrenti in tutte le diagnosi. Generalmente ci si rende conto di una simile condizione di disfunzione nelle ipotesi in cui si sperimenti una concreta e significativa irregolarità del ciclo mestruale come la condizione di polimenorrea, di amenorrea e di oligomenorrea. Tuttavia, contrariamente a quel che avviene nella forma del più grave ovaio policistico (PCOS), l’irregolarità del ciclo mestruale non è generalmente accompagnata da squilibri di natura ormonali piuttosto incisivi.
Come risulterà ben noto a tutte le donne che hanno sperimentato su se stesse o sulle proprie amiche una maggiore confidenza con le ovaie multifollicolari, di norma si giunge a una diagnosi di tale disfusione (ricordiamo, non patologica), durante una visita ginecologica di routine. L’esame più utile per poter arrivare a tale diagnosi è una comune ecografia vaginale, che consente di individuare con precisione lo stato di salute dell’apparato riproduttivo femminile. Grazie a tale esame principale (a volte il medico potrebbe consigliare ulteriori test), il ginecologo può infatti constatare la presenza di follicoli multipli nelle ovaie (o anche in un ovaio solo), consentendo pertanto l’individuazione della situazione disfunzionale.
Cura
Non trattandosi di una condizione patologica, non c’è una vera e propria cura per l’ovaio multifollicolare. Quanto sopra sta a significare che per poter fronteggiare nel migliore dei modi le ovaie multifollicolari, spesso ciò che bisogna fare è semplicemente “attendere”. Trattandosi di una mera condizione disfunzionale, infatti, è una situazione del tutto transitoria, che tenderà a passare da sola nel giro di qualche tempo. Non è comunque possibile cercare di stimare la durata di tale disfunzione transitoria e, pertanto, è sempre bene cercare di monitorare la sua evoluzione nel tempo in compagnia del ginecologo di riferimento.
A proposito, il ginecologo potrebbe – previe debite analisi di controllo generico e quadro più ampio dello stato di salute della paziente, – anche prescrivere delle terapie di natura ormonali. Si tratta di terapie molto leggere, che vengono contraddistinte dall’assunzione di pillole a basso dosaggio, e che puntano generalmente a favorire la regolarizzazione del ciclo mestruale e per prevenire la degenerazione dell’ovaio multifollicolare in ovaio policistico, che costituisce una condizione di maggiore gravità che sarebbe ovviamente il caso di allontanare.
Insomma, traendo le dovute conclusioni, l’ovaio multifollicolare non è affatto una malattia, ed è una condizione piuttosto frequente nelle giovani donne (ma anche in quelle adulte non è certo possibile escludere la sua presenza). È di norma un evento del tutto transitorio, che tende a scomparire con il passare dell’età, ma necessita comunque di un monitoraggio attento al fine di valutare la sua evoluzione.