L’attività antagonista dei farmaci beta bloccanti induce una diminuzione della frequenza del battito cardiaco ed anche della pressione arteriosa.
Stante quanto abbiamo appena descritto qui sopra, risulta evidente che i beta bloccanti o, meglio i farmaci con beta bloccanti, vengono prescritti per combattere l’aritmia, l’ipertensione e l’anginosi.
I recettori beta adrenergici, in realtà si trovano dislocati in più di un organo nell’organismo umano, si trovano, per esempio, anche nel tessuto dell’apparato respiratorio, ed è noto, infatti, come taluni beta bloccanti possano provocare una broncocostrizione.
Non tutti i prodotti farmacologici di questa famiglia, però, hanno una funzione identica, in primis perché ognuno di loro è diverso da un altro, ed in secundis perché anche i recettori beta adrenergici, con i quali svolgono la loro funzione di antagonisti, non appartengono ad un’unica tipologia: essi si suddividono, difatti, in beta 1, beta 2 e beta 3. Nel dettaglio i primi si trovano perlopiù nell’occhio, nel rene e nel cuore, i secondi nell’apparato circolatorio, nell’intestino, nell’utero e nei bronchi, ed i terzi, invece, nelle cellule del tessuto adiposo.
Ciascuna molecola con azioni beta bloccanti, usata per curare disturbi cardiovascolari quali l’ipertensione, l’angina e le aritmie, appartiene ad una di queste due famiglie:
In parole povere vi sono molecole la cui attività è antagonista soltanto dei beta 1, senza avere azioni di sorta contro beta 2 e beta 3, e principi attivi con minor funzionalità di selezione. Questi ultimi hanno lo svantaggio che potrebbero più frequentemente indurre nei pazienti effetti indesiderati come una broncocostrizione, un incremento del glucosio in circolo ed anche della pressione arteriosa, soprattutto quando si assume il farmaco nei primi mesi. I beta bloccanti da poter somministrare al paziente diabetico sono ESCLUSIVAMENTE quelli selettivi per i recettor beta 1.
I beta bloccanti vengono utilizzati per trattare l’ipertensione arteriosa, sia che si tratti di un’ipertensione causata da disfunzioni renali che da altre patologie, per trattare le aritmie ed anche l’angina pectoris.
L’effetto dei beta bloccanti contro l’ipertensione è attivo direttamente sul cuore: essi inducono una diminuzione della forza con cui il muscolo cardiaco si contrae ed anche la frequenza dei battiti cardiaci. Inoltre i beta bloccanti inducono anche una diminuzione della ritenzione idrosalina. Le terapie in atto vanno seguite con estrema cura ed attenzione e, nel caso si rendesse necessario interromperle, eventuali sospensioni vanno pianificate in modo graduale per scongiurare episodi di crisi ipertensiva che potrebbero anche essere molto pericolose.
A questa famiglia appartengono i seguenti, più utilizzati, principi attivi: timololo, sotalolo, propranololo, nebivololo, metoprololo, labetalolo, carvedilolo, bisoprololo, atenololo e acebutololo.
I beta bloccanti devono venire assunti per via orale e secondo le prescrizioni dei propri medici curanti. La posologia e la dose raccomandata viene riportata sempre all’interno delle schede tecniche in ogni confezione dei farmaci, ma è sempre possibile, talvolta probabile, che lo specialista progetti degli adattamenti alle dosi relativi ai singoli pazienti oppure pianifichi di associarli a qualche altro principio attivo.
La somministrazione dei farmaci beta bloccanti avviene per deglutizione di compresse, aiutati da un bicchiere d’acqua e, tipicamente, è sufficiente una sola assunzione al giorno. Ove mai ci si dimenticasse di effettuare una somministrazione, sarebbe necessario provvedere immediatamente, sempre che non ci si trovi già nelle otto ore precedenti la somministrazione successiva. Si ricorda che è importante che la cura di beta bloccanti sia regolare e continuativa, e, per aumentarne l’efficacia, anche associata ad un’alimentazione povera di sale.