A tutti voi sarà capitato di incappare in un lapsus freudiano e, magari, senza sapere di cosa si tratti. Cerchiamo allora di colmare qualche piccola lacuna in questo particolare “inciampo”, e comprendere altresì quali siano le sue caratteristiche, e quali i significati psicoanalitici.
Cosa è il lapsus?
Il lapsus è un errore non intenzionale compiuta quando a un movimento o a un’azione mentale volontaria non corrisponde l’attesa concretizzazione mentale o motoria. Si pensi, per esempio, a un errore linguistico: esprimere un concetto, sbagliando però parole e termini. Inoltre, il lapsus può essere anche un comune errore di pronuncia, quando magari – per una consonante o una vocale – si sbaglia a pronunciare un termine piuttosto comune.
In termini più concreti, due sembrano essere le caratteristiche tipiche del lapsus: la prima è la sua manifestazione improvvisa e con frequenza casuale; la seconda è la sua puntualità, nel senso che riguarda non un’intera frase, ma solo una specifica parola.
Il lapsus freudiano
Fin qui, un’analisi del concetto di lapsus. Si tenga tuttavia presente che, in psicoanalisi, i lapsus vengono considerati come degli “atti mancati”, e sono considerati delle forme di espressione indiretta dell’inconscio. Insomma, secondo Freud l’errore è in realtà solo apparentemente casuale, poiché manifestazione di un desiderio inconscio che proprio attraverso il lapsus freudiano viene fuori, trovando soddisfacimento. In altri termini, il lapsus costituirebbe un modo attraverso il quale trovano finalmente sfogo i nostri pensieri, che altrimenti verrebbero “bloccati” dalla censure.
Eccoci dunque arrivare al concetto di lapsus freudiano, dal nome di Sigmund Freud, che per primo lo descrisse.
Quanti tipi di lapsus esistono?
Sempre secondo quanto afferma la letteratura psicoanalitica, non esiste un unico lapsus, bensì almeno quattro distinte tipologie di lapsus. La prima, c.d. “lapsus linguae”, è l’errore della lingua, che capita nel momento in cui viene pronunciata una parola diversa da quella che si è cercato di dire. Si tratta di un errore molto comune e, probabilmente anche della forma più diffusa di lapsus, che tutti voi avrete sicuramente sperimentato diverse volte nella vita.
La seconda forma di lapsus è la c.d. “lapsus calami”. Come intuibile, si tratta di un errore che viene compiuto non nella comunicazione verbale, quanto nello scrivere. Pertanto, il lapsus calami avviene quando si scrive una parola diversa da quella che in realtà si voleva scrivere. Pur essendo meno comune rispetto al lapsus linguae – forse anche per il minore ricorso alla scrittura, rispetto a un tempo – è comunque piuttosto noto.
Sicuramente più frequente in tutti noi è invece il c.d. “lapsus memorae”, ovvero, quel vuoto di memoria (temporaneo) riguardo a una certa determinata parola che si sa di avere in mente, ma che al momento non è ricordata. Quante volte vi sarà capitato di dire di avere “sulla punta della lingua” un certo termine?
Infine, meno frequente, è il c.d. “lapsus manus”, ovvero l’errore in cui si incappa compiendo un gesto della mano diverso da quello che si è cercato di compiere (secondo alcuni studiosi, rientrano in questo ramo anche gli errori nello scrivere con la mano).