Il digiuno intermittente è una delle ultime “mode” in termini di alimentazione finalizzata al dimagrimento e all’anabolismo muscolare. Una tendenza che sembra potersi imporre in questa e nelle prossime stagioni, opponendosi alle precedenti correnti di pensiero che, ben inteso, sono comunque perseguite dalla maggioranza degli aficionados di settore.
Come funziona la dieta “tradizionale”
Uno dei principi base della dieta tradizionale suggerisce di perdere peso sfruttando la c.d. ADS, ovvero l’azione dinamico specifica degli alimenti, o – meglio ancora – la spesa energetica che è imputabile ai processi digestivi. In termini ancora più chiari, si pensa che – a parità di calorie introdotte – sia meglio cercare di suddividere il più possibile i pasti, poiché in questo modo è altresì possibile bruciare più energia per la loro digestione e assorbimento. In questo modo, si cerca di ridurre i lassi di tempo a stomaco vuoto, evitando la sensazione di fame.
Secondo alcuni studiosi, in questo modo si può inoltre favorire il contenimento del cortisolo, l’ormone dello stress e della fame, mantenendo positivamente la funzionalità tiroidea. Un approccio dunque tradizionale, che è stato spesso abbinato alla necessità di sostenere la crescita muscolare: opinione prevalente era (ed è, per tanti) quella di nutrire continuamente l’organismo.
Cosa è, invece, il digiuno intermttente
All’approccio di cui sopra è stato poi contrapposto il digiuno intermittente, un principio che spesso viene enunciato in maniera piuttosto confusa e poco chiara. Qualcuno suggerisce ad esempio di abbuffarsi il più possibile e poi digiunare per uno o due giorni, mentre altri – meno radicali – propongono un sistema con 16 ore di digiuno e 8 ore nei quali possono essere consumati 2 o 3 pasti.
Al di là di ciò, il principio base del digiuno intermittente è quello di creare un arco temporale di digiuno con una durata tale che può incidere sul bilancio calorico complessivo e sul metabolismo ormonale. Alcuni studiosi suggeriscono infatti che in condizioni di “astinenza alimentare”, si assisterebbe all’incremento dell’IGF-1, o somatomedina, e aiuterebbe anche la secrezione del GH, o somatropina, l’ormone della crescita o del benessere, che favorisce la lipolisi necessaria al dimagrimento.
Qualche accortezza…
Per quanto ovvio, le indicazioni di cui sopra sono semplicemente delle affermazioni di massima su una dieta particolarmente in voga in questo momento. Vi sconsigliamo tuttavia di procedere autonomamente a tale regime alimentare, concordano invece con il vostro medico ogni passo per poter trovare un migliore benessere e una migliore forma.
Il regime del digiuno intermittente è inoltre un regime piuttosto complesso, che meriterebbe un approfondimento personalizzato con uno specialista. Ad esempio, si può rammentare come nonostante la dieta sfrutti la finestra del digiuno, i pasti che vengono assunti nel restante periodo non potranno essere consumati in libertà (altrimenti si corre il rischio di pregiudicare i sacrifici compiuti nella parte del digiuno!) e che bisogna sempre cercare di abbinare a tale dieta l’opportuna attività fisica.
Pertanto, il protocollo del digiuno intermittente si contraddistinguerà per 3 pasti giornalieri e per 1 seduta di allenamento, con una finestra di digiuno pari a 16 ore. Il primo pasto andrà consumato appena alzati, puntando su pochi grassi e molte proteine e carboidrati a basso indice glicemico; il secondo pasto dovrà essere una colazione completa; il terzo pasto dovrà seguire immediatamente l’allenamento, e dovrà essere un pasto completo. La finestra di digiuno partirà pertanto dalle 15 fino alla mattina seguente.