Questo disturbo consiste nell’accumulo di gas tra il polmone e la parete toracica, che dà luogo a disturbi respiratori nel soggetto.
Che cos’è
Lo pneumotorace, indicato anche dall’acronimo PNX, è una condizione patologica di tipo benigno, nella quale si registra la presenza di gas nel cavo pleurico. Sostanzialmente lo pneumotorace è quindi un accumulo anomalo di aria nella zona fra il polmone e la parete toracica. Questo stato può dar luogo nel soggetto a gravi disturbi nella respirazione: poiché viene esercitata una marcata pressione a livello del polmone. L’aria accumulata in quello spazio impedisce l’espansione normale dell’organo, causando dispnea e dolore durante la respirazione.
In un soggetto normale, la pressione sulle superfici esterne dei polmoni, è inferiore rispetto a quella atmosferica, quindi il polmone è in grado di prendere lo spazio necessario e adempiere alla sua funzione. Un soggetto con pneumotorace non ha una la differenza di pressione tra l’atmosferica e quella esercitata sul polmone, questo di conseguenza non riuscendo ad espandersi, collasserà su se stesso, come fosse un pallone bucato, e questo perché l’aria nella cavità pleurica ostacola un’adesione tra il polmone e le pareti interne del torace. Ritraendosi poi il polmone, riduce il suo volume e determina la dispnea.
Incidenza
Frequentemente lo pneumotorace spontaneo si manifesta nei ragazzi di 20 anni, mentre gli uomini più anziani ne vengono colpiti più raramente. Le statistiche mostrano invece un’incidenza della tipologia spontanea secondaria negli uomini fra i 60 ed i 65 anni di età. La patologia in generale colpisce 18 maschi su 100.000, le donne interessate da questo disturbo solo 6 su 100.000. Il 30% dei pazienti affetti da pneumotorace spontaneo primario, vengono nuovamente colpiti da recidiva entro i 6 mesi ed i 3 anni. Il tipo secondario di pneumotorace spontaneo invece ha una recidiva del 45%, il rischio sembra quindi aumentare con l’età, con la presenza di malattie dell’apparato respiratorio e con l’abitudine di fumare.
Cause e tipologie di pneumotorace
Lo pneumotorace può essere determinato da svariate cause, proprio in base a queste vengono diversificate diverse tipologie della patologia:
- Pneumotorace spontaneo: il collasso polmonare in questo caso compare in modo improvviso, senza sintomi precedenti. Questo tipo di disturbo ha due varianti: primaria e secondaria. La prima è una forma di pneumotorace che si manifesta solitamente in soggetti giovani, che non hanno alcun disturbo polmonare. La forma secondaria, si presenta invece nei casi di pazienti con una disfunzione polmonare grave e rappresenta quindi una fase acuta della precedente condizione.
- Pneumotorace traumatico: la patologia è determinata da lesioni di tipo traumatico, come fratture alle costole, colpi di pistola al torace, accoltellamenti alla schiena, errori chirurgici. La patologia in questo caso prende la connotazione di emo-pneumotorace, ovvero oltre al gas nella cavità pleurica si accumula anche un versamento di sangue.
- Pneumotorace iatrogeno: questa patologia è diretta espressione di manovre terapeutiche invasive, come può essere la biopsia pleurica, il cateterismo venoso centrale, l’ago aspirato trans-toracico.
Questo tipo di disturbo sembra colpire di più maschi giovani, in particolare quelli con corporatura longilinea. Comunque sono stati identificati anche altri determinanti fattori che predispongono i soggetti alla comparsa di questo disturbo, quali:
- asma acuta
- BPCO, ovvero la broncopneumopatia cronica ostruttiva
- Il cancro al polmone
- L’enfisema polmonare
- La fibrosi cistica e quella polmonare idiopatica
- Le infezioni polmonari, determinate da batteri o da parassiti
- L’istiocitosi, ovvero l’abnorme proliferazione di istiociti a livello del sangue e dei tessuti che determina in certi casi il cancro
- Patologie del tessuto connettivo, come la sindrome di Marfan, l’artrite reumatoide, la spondilite anchilosante
- La pertosse
- La sarcoidosi
- La sarcoma
- Il tabagismo
- La tubercolosi
Sintomi
La sintomatologia dello pneumotorace può essere lieve e non significativa, soprattutto nelle sue forme più lievi. Le varianti più gravi di questo disturbo presentano invece sintomi più accentuati e la patologia diventa un’emergenza medica reale.
I sintomi che si associano allo pneumotorace sono di solito: dispnea, ipossia, dolore al torace e a livello intra-scapolare, avvertito come una vibrazione oppure un crepitio durante l’inspirazione. In base alla gravità, il paziente può presentare anche altri sintomi, quali: l’affaticamento, l’alterazione della pressione a livello arterioso, cianosi determinata dalla carenza di ossigeno, dolore alla carotide, parestesia alle gambe, alle braccia e alla bocca, oppressione a carico del torace, tachicardia e senso di vertigine.
Diagnosi
Se non in casi che diventano di reale emergenza medica, lo pneumotorace non è detto che venga diagnosticato semplicemente con un esame fisico. La tomografia computerizzata ( definita anche TC) oppure la radiografia al torace sono due tecniche che in genere sono usate per determinare la presenza del disturbo. La diagnosi deve essere di tipo differenziale e viene confrontata con il versamento pleurico, con il dolore toracico semplice e con l’embolia polmonare.
Terapia e cura
L’obiettivo, quando si cura lo pneumotorace, è quello di diminuire la pressione che viene esercitata sul polmone, per assicurare poi la corretta ri-espansione. La scelta della terapia da intraprendere è determinata da quale forma precisamente di pneumotorace si manifesta nel paziente. Quando questo disturbo è lieve e quindi è praticamente asintomatico, solitamente ha la tendenza a risolversi spontaneamente da solo in circa dieci giorni. E allo stesso modo si lascia guarisca se non vi sono lesioni polmonari gravi sottostanti. L’intervento chirurgico è infatti molto delicato, per questo viene fatto solamente in casi estremi. Si preferisce di solito monitorare il paziente mentre spontaneamente il suo corpo si risistema.
In caso il disturbo si presenti in modo aggressivo, il paziente viene sottoposto a drenaggio toracico. Questo tipo di intervento viene fatto mediante l’inserimento di un ago cavo o di un tubicino nello spazio intercostale, nell’area pleurica riempita da aria che preme sul polmone collassato. Il tubo è collegato dall’altra parte ad un macchinario apposito con la funzione di aspirazione. Dopo alcune ore o giorni, a seconda della gravità, questo macchinario avrà aspirato tutta l’aria in eccesso.
Quando il drenaggio non ha dato esiti positivi, o quando si temono seriamente recidive, si interviene sul paziente con un intervento chirurgico.
- Pleurodesi: può essere fatta chirurgicamente o mediante farmaci e consiste nel far aderire la parete del polmone alla parete toracica.
- Pleurectomia: asportazione di parte della pleura parietale.
Non vi sono modi per prevenire lo pneumotorace, tuttavia smettere per esempio di fumare può ridurre il rischio di ricaduta.
Pneumotorace spontaneo primario
La fisiopatologia esatta dello PSPNX non è ancora molto comprensibile, sia per quanto concerne le cause predisponenti che per quelle precipitanti. La causa maggiormente diffusa di pneumotorace spontaneo primario si pensa sia riferibile alla rottura di una delle bolle apicali subpleuriche, anche se in realtà l’evento che scatena tale situazione non è conosciuta e, nella maggior parte dei casi, insorge quando il paziente è a riposo. Dal punto di vista eziologico, esiste una netta correlazione tra ELCs e la presenza del pneumotorace spontaneo primario. Secondo il pensiero di alcuni chirurghi, pare che a monte di tutto il meccanismo sia presenta una diversa pressione endo-alveolare tra il punto più alto e la base polmonare come primo motivo. Una fisicità ectomorfa, che si ritrova piuttosto di frequente nei pazienti che soffrono di PSPNX possono certamente condizionare la pressione all’interno del torace e portare allo sviluppo di bolle nella zona subpleurica. Tra i diversi meccanismi di patogenesi ci sono anche delle patologie a livello genetico a trasmissione mendeliana. Si tratta, ad esempio, della mutazione del gene FBN1, oppure la presenza di vari aplotipi HLA.
Quali sono le principali cause di pneumotorace non spontaneo
Tra le cause maggiormente diffuse troviamo la biopsia pleurica, la ventilazione meccanica, toracentesi, posizionamento di CVC e biopsia transtoracica. I più importanti fattori di rischio possono senz’altro spiegare lo sviluppo di un NSPNX in tutti quei pazienti che hanno affrontato una biopsia transtoracica. Tali fattori di rischio sono numerosi, tra cui la profondità a cui è giunta la lesione, le dimensioni di quest’ultima, ma non solo. Tra gli altri fattori di rischio troviamo anche le dimensioni dell’ago, senza dimenticare l’angolo di traiettoria dell’ago stesso e la compresenza di BPCO. La cura del NSPNX iatrogeno, a parte il braotrauma, visto che si tratta di ridotte raccolto non rifornenti, prevede una normale osservazione. Solamente in caso di necessità si può intervenire con l’aspirazione con drenaggio di piccolo.
I casi di pneumotorace clinica
Nel caso in cui non siano presenti altri disturbi concomitanti, ecco che il PSPNX si può rilevare molto difficilmente prima della fase della pubertà. Inoltre, insorge più di frequente tra gli uomini e, nello specifico, tra coloro che sono soliti fumare con una buona costanza.
Attività fisica dopo uno pneumotorace?
Nel caso in cui si abbia la sicurezza totale che questo problema è stato del tutto risolto, allora prima di ricominciare l’attività fisica il paziente deve essere sottoposto a una serie di esami. Prima di tutto ad una tac del torace, che offre la possibilità di una visione ancora più specifica. Nella maggior parte dei casi tale fenomeno si verifica da entrambi i lati, anche nel caso in cui è stata controllata solamente una parte. Una delle principali preoccupazioni da parte dei soggetti più giovani che hanno subito tale problematica è comprendere se in futuro ci sia la possibilità di riprendere l’attività fisica. Chi è stato sottoposto a terapie non deve sicuramente stare immobile aletto, ma può, in maniera graduale, progressiva e controllata ricominciare a svolgere attività fisica. Invece, le persone che presentano un fattore di rischio davvero importante, farebbero meglio ad evitare tutte quelle attività che si svolgono sott’acqua.
Pneumotorace iperteso
Quando si parla di pneumotorace iperteso si fa riferimento ad una condizione molto rischiosa per la vita di una persona. Tutto è legato ad un lento deterioramento, nonché peggioramento delle condizioni di un normale pneumotorace. La colpa deriva da un meccanismo a valvola che può insorgere in caso di rottura del parenchima polmonare, così come di rottura della parete toracica. In questi casi, viene permesso il flusso di aria solamente verso il cavo pleurico, ma non il passaggio opposto. Ecco spiegata la ragione per cui può capitare che ci sia un incremento della pressione che si trova nella zona pleurica. Non solo causa il collasso del polmone che è stato colpito, ma causa anche il movimento del mediastino e degli altri organi che si trovano al suo interno verso la parte opposta. In questo modo si crea un’insufficienza a livello respiratorio e insorgono tutti i correlati sintomi cardiovascolari, che sono correlati soprattutto dal ritorno venoso diminuito. Tra le principali conseguenze troviamo la morte del paziente. Infatti, quando tale movimento provoca una compressione della vena cava inferiore, si può verificare l’arresto o la diminuzione del ritorno venoso.