Nell’ipotesi in cui vengano rilevati tali anticorpi, si procede con un successivo test di identificazione, al fine di comprendere di quale tipologia di anticorpi si tratti.
Fruito in numerose occasioni, il test di Coombs indiretto si rivela particolarmente efficace durante la gravidanza: cerchiamo di saperne un po’ di più!
Come già anticipato nelle righe che precedono, il test di Coombs indiretto viene utilizzato durante la gravidanza per poter rilevare, nel sangue della madre, gli anticorpi che possono passare attraverso la placenta e attaccare i globuli rossi del nascituro, determinando – tra le principali conseguenze – l’anemia emolitica del neonato. La determinante più grave è certamente legata agli anticorpi diretti verso l’antigene D del sistema Rh.
Per poter prevenire tale evento, una madre che risulta essere Rh negativa dovrebbe sottoporsi al test di Coombs indiretto in via precoce, intorno alla 28ma settimana di gravidanza e, quindi, al momento del parto. Nell’ipotesi in cui non siano presenti anticorpi anti-Rh alla 28ma settimana, alla madre verranno iniettate delle sostanze immunoglobuline Rh per poter togliere tutti i globuli rossi fetali Rh positivi eventualmente presenti nel circolo ematico della madre, e prevenire così la produzione di anticorpi anti-Rh. Infine, alla nascita verrà determinato il gruppo Rh del bambino: se il bimbo è Rh negativo, allora la madre non necessita di alcuna iniezione; se il bimbo è Rh positivo, e la madre è Rh negativa, verranno somministrate alla madre altre immunoglobuline.
Il test di Coombs indiretto può essere indicato anche in altre ipotesi come, ad esempio, prima di una trasfusione (si punta a capire se i globuli rossi del donatore presentano antigeni contro i quali il ricevente produce anticorpi). Non solo: il test di Coombs indiretto, insieme al test diretto, può essere utile nella diagnosi della anemia emolitica di origine autoimmunitaria. Una patologia che ha origine nel momento in cui una persona produce anticorpi verso i propri globuli rossi (si pensi alla presenza di malattie autoimmuni, o altre patologie, infezioni, e così via).
Nell’ipotesi in cui il risultato di test di Coombs indiretto sia positivo, allora significa che uno o più anticorpi anti-globuli rossi sono presenti nel sangue. Il che, significa, naturalmente, che si renderà necessario effettuare un test di identificazione degli anticorpi per poter capire di che natura siano gli anticorpi presenti.
Una volta effettuata tale procedura di identificazione, il sangue del donatore non dovrà contenere gli antigeni corrispondenti, affinchè i globuli rossi non finiscano con l’essere attaccati e distrutti dal ricevente dopo la trasfusione. Come anticipato, nell’ipotesi in cui la madre sia Rh negativa e abbia un test di Coombs indiretto negativo, verrà effettuata un’iniezione di immunoglobuline Rh entro 72 ore al fine di prevenire la formazione di anticorpi. Se invece la madre Rh negativa ha un test di Coombs indiretto positivo allora gli anticorpi devono essere identificati.
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