Il peritoneo è una membrana sottile e trasparente che ricopre la parete interna dell’addome e la zona pelvica. La membrana è composta da due sottili foglietti che ricoprono la facciata interna delle pareti della cavità addominale, e gli organi interni, fissandoli alla parete addominale. Tra i due foglietti esiste uno spazio chiamato cavità peritoneale, dove circola un liquido che agisce come lubrificante, permettendo ai foglietti di scorrere l’uno sull’altro.
Come si forma la carcinosi peritoneale
Salvo i rari casi in cui il tumore si sviluppa direttamente nel peritoneo, la carcinosi peritoneale è una forma evoluta della patologia che può coinvolgere altri organi addominali. In particolare, quando la malattia che ha colpito uno degli organi che sopra abbiamo avuto modo di indicare cresce, può raggiungere e intaccare la membrana che riveste gli organi. Una volta oltrepassata questa barriera, le cellule tumorali possono circolare liberamente nella cavità addominale, trasportate dal liquido peritoneale. Tali cellule a loro volta possono morire, o sopravvivere nutrendosi di sostanze che sono contenute nello stesso liquido, con il rischio di diffondersi ovunque nell’addome, originando la carcinosi.
Come si cura la carcinosi peritoneale
La carcinosi peritoneale per tanto tempo è stata considerata come una malattia priva di cure, e poco in grado di rispondere alla chemioterapia. Oggi non è più così: le moderne tecniche le a disponibilità di innovativi metodi di intervento, permettono di trattare in maniera efficace anche questo tipo di neoplasia.
Di norma, l’intervento più efficace è una combinazione tra la chirurgia e la chemioipertermia intraperitoneale, un intervento che punta prima alla rimozione chirurgica del tessuto tumorale, e poi a un lavaggio della cavità addominale attraverso l’uso di farmaci chemioterapici. La combinazione deve essere effettuata in tempi molto rapidi, e un’azione deve seguire immediatamente l’altra.
L’operazione di eliminazione chirurgica del tumore prende il nome di peritonectomia: prevede la rimozione dell’organo colpito e la distruzione di tutti gli agglomerati di cellule tumorali visibili, di solito con un bisturi tradizionale o elettrico. Si tratta di un intervento molto lungo e complesso, che può durare anche oltre 10 ore. Una volta asportato il tumore, si procederà invece con la chemioipertermia intraperitoneale, una chemioterapia che punta a eliminare eventuali cellule tumorali libere nell’addome.
I rischi dell’intervento
Chiudiamo ricordando che, come intuibile, si tratta di un intervento piuttosto invasivo e aggressivo, che richiedere di rimanere in ospedale per circa un mese (e una settimana in terapia intensiva). I risultati che finora sono stati documentati sembrano tuttavia premiare ogni sforzo effettuato, con un grado di guarigione incoraggiante. Naturalmente, non bisogna sottovalutare l’esistenza di rischi specifici, legati alle due fasi del trattamento: durante l’intervento chirurgico potrebbero infatti verificarsi delle complicanze tali da dover render necessario il ritorno in sala operatoria (le complicazioni sono comunque attualmente meno del 15%). È inoltre possibile che possano esservi delle complicazioni derivanti dalle reazioni al farmaco utilizzato (si manifestano in circa un quinto dei pazienti).