Considerato che è ben noto che la presenza di leucociti nelle urine può essere spia di una possibile infezione delle vie urinarie, è bene ricordare che la stessa può essere accertata mediante la ricerca microscopica o di altre metodiche automatizzate come, appunto, un test dell’esterasi leucicitaria.
Il test è molto rapido e di facile esecuzione, senza che sia necessaria una particolare preoccupazione. Trattandosi di una raccolta delle urine in modo sterile, si tratta altresì di un test che non richiede alcun disagio per il paziente.
Una volta raccolte le urine, si può procedere con diverse modalità di esecuzione. La più semplice è l’immersione di una striscia reattiva per un secondo in una provetta che contiene le urine del paziente: la striscia deve essere posizionata sul bordo del contenitore delle urine, in maniera tale che possa consentire la rimozione del fluido in eccesso. A questo punto sarà sufficiente attendere un tempo variabile tra 1 e 2 minuti (a seconda del produttore), ed effettuare quindi una lettura visiva per confronto colorimetrico: tipicamente, si pone la striscia reattiva di fianco a una tabella colore di confronto, e si legge il risultato. In alternativa si può utilizzare un lettore automatico.
I test dell’esterasi leucocitaria può fornire due distinti risultati: il primo indica un risultato negativo, ovvero la normalità; il secondo indica un risultato positivo, ovvero una situazione anomala.
In questo secondo caso è possibile che possano riscontrarsi delle infezioni al tratto urinario, sebbene occorra altresì ricordare che possibili contaminazioni del campione possono alterare i risultati, e sebbene occorra altresì ricordare che l’intervallo dei valori normali dipende da quanto stabilito dal laboratorio di riferimento, anche in relazione alla diversa metodica utilizzata.
È dunque non raro che il test possa fornire dei risultati c.d. “falsi positivi” o “falsi negativi”. Nel caso di risultati falsi positivi – che preoccupano maggiormente chi li “subisce” – si tratta spesso di contaminazioni dovute a secrezioni vaginali (sangue o perdite di muco) e un’eventuale infezione sostenuta da Trichomonas vaginalis.
Di contro, non mancano nemmeno le situazioni che potrebbero orientare il risultato verso un falso negativo, come ad esempio gli elevati livelli di proteine e di glucosio, alti livelli di vitamina C, elevata concentrazione di tetracicline, e così via.
Concludiamo il fine con alcuni dati statistici relativi alla sensibilità e alla specificità del test sull’esterasi leucocitaria. Per quanto concerne la prima, la sensibilità, i dati più recente forniscono che è compresa fra il 69 per cento ed il 98 per cento.
La specificità è invece compresa fra il 59 per cento ed il 96 per cento. Si noti che, in entrambi i casi (cioè, sia nell’ipotesi di sensibilità che in quella di specificità), i dati aumentano con l’aumentare della concentrazione batterica.
Ancora, si ricorda come il valore predittivo positivo del test è intorno al 55 per cento: ovvero, sono 55 i soggetti con reale infezione delle vie urinarie su 100 soggetti risultati positivi al test. Migliore è invece il valore predittivo negativo, che è invece lievemente superiore al 90 per cento: ovvero sono 90 i soggetti che effettivamente non soffrono di infezione delle vie urinarie su 100 soggetti risultati negativi al test.
Le percentuali migliorano in misura significativa se al test per l’esterasi leucocitaria viene associato anche il test dei nitriti: la specificità del test aumenta infatti in modo considerevole raggiungendo il 98-100 per cento di affidabilità.