Le zone nelle quali si concentra maggiormente l’aggressione sono gli arti inferiori, il perineo, la parete degli addominali.
Proprio per tale sua pericolosità, è fondamentale cercare di intervenire contro la fascite narcotizzante in maniera tempestiva, somministrando alla persona colpita alte dosi di antibiotici per via endovenosa.
Come abbiamo già avuto modo di anticipare, le cause della fascite necrotizzante sono da ricercarsi prevalentemente nelle infezioni di natura batterica. Più rare sono invece le cause che determinano la fascite necrotizzante partendo da una motivazione fungina.
Sotto il profilo eziopatologico, vengono distinte quattro diverse tipologie di fascite necrotizzante:
Sulla base di quanto sopra, si evince che ad essere maggiormente colpiti da fascite necrotizzante sono soprattutto i soggetti tossicodipendenti, gli alcolisti, i diabetici, i malati di patologie vascolari. Purtroppo, però, nemmeno i soggetti sani possono dichiararsi totalmente estranei alla malattia.
I sintomi della fascite necrotizzante si manifestano rapidamente in pochi giorni. Nelle prime ore viene determinato dolore circoscritto, eritema e gonfiore. La cute appare molto morbida, ma anche ben oltre il punto dell’infezione. Durante questa prima fase, la malattia non risponde in maniera efficace alla somministrazione di cure antibiotiche. I vasi linfatici si ingrossano, e il paziente manifesta tachicardia, febbre, disidratazione, vomito, diarrea.
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Dopo 2-3 giorni dalla comparsa dei sintomi la fascite necrotizzante conduce a edemi, eritemi diffusi, lesioni bollose di natura emorragica. La cute passa da un colorito rosso a una cromia grigiastra: è il sintomo che la necrosi è in atto. I tessuti non sono più morbidi ma risultano essere molto rigidi. I fasci muscolari non sono palpabili. È probabile che in questo stato il paziente non riesca più avvertire il dolore, visto e considerato che la fascite avrà già compromesso i nervi.
Nell’ultima fase della malattia, generalmente in atto tra il quarto e il quinto giorno, si manifestano ipotensioni, confusioni, apatie, shock settici. Si tenga conto che purtroppo la patologia è altamente mortale, e che se non è trattata nella sua primissima fase può condurre il paziente al decesso in circa i tre quarti dei casi.
Per poter trattare la fascite necrotizzante è molto importante intervenire tempestivamente con la corretta diagnosi. Dunque, dopo gli esami , si dovrà procedere all’asportazione del tessuto infetto: nel caso in cui l’infezione si sia propagata nelle regioni periferiche, potrebbe essere necessario procedere con l’amputazione dell’arto.
Nel caso in cui si sospetti l’inizio di fascite, si dovrà procedere con una terapia antibiotica. Possono inoltre essere utili terapie intensive di sostegno per poter fronteggiare l’ipotensione, lo shock settico e le altre risposte infiammatorie dell’organismo, e ancora con l’ossigenazione iperbarica (per tutti i pazienti che sono affetti dalla distruzione dei tessuti e da ferite particolarmente estese nel proprio corpo).